Dear you...

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Fosti proprio tu a dirmelo, sai?

Una bizzarra sera di Maggio.

Chissà se te ne ricordi.

Mi dicesti: "Che ne sai, magari domani esci e incontri l'uomo della tua vita".

Io cercai di sorridere, ma intanto mi chiedevo come potevi anche solo pensare ad una cosa del genere, quando l'unica persona che volevo eri tu?

Eri tu, ma io ero tanto stupida da non avere il coraggio di dirtelo.

Come potevi dirmi questo e non renderti conto della voragine che mi si apriva dentro quando ti vedevo andare via?

Me lo dicesti mentre eravamo sdraiati entrambi in un letto dalle lenzuola bianche.

Fuori non si sentiva volare una mosca, la luce fioca della lampada illuminava a malapena i nostri volti rilassati e ubriachi di noi.

Io ero sdraiata accanto a te, con una mano sotto la guancia e ti ascoltavo parlare, sperando che quella notte potesse essere eterna.

Mi avvicinai a te, e sfiorai col dito la collana col timone che portavi appesa al collo.

"Il mare è con te ovunque tu vada" dissi, sorridendo.

Tu mi guardasti con i tuoi occhi maliziosi, e mi dicesti "sempre".

Avevamo appena finito di fare l'amore.

Tu avevi cominciato a farmi il solletico, facendomi piegare in due, e ricordo perfettamente della tua mano davanti alle mie labbra per impedirmi di ridere ad alta voce.

Dolcemente, mi stringesti a te.

Poi ti chinasti su di me, e mi baciasti.

Io ti sfiorai i capelli neri, sperando di poter catturare la tua essenza e imprimerla per sempre nella mia anima.

Dopo afferrasti il cuscino, te lo portasti alla testa ed iniziasti a parlare.

Occhi negli occhi.

Mi prendesti la mano e ne confrontasti la grandezza con la tua.

"Guarda quanto è piccola" dicesti, mentre il tuo sguardo si stava trasformando.

Ti affrettasti a guardare altrove, e sorridere.

Non ti avevo mai visto prima di allora rifuggire a un mio sguardo.

Di cosa avevi paura?

Cosa aveva significato quel gesto, per te?

Per te, che l'amore è solo un peso.

"Sono un pirata... non posso permettermi di innamorarmi" dicesti, ridendo, e chinasti la testa all'indietro.

Io ti ascoltavo rapita, con il mio buffissimo pigiama di cotone, i capelli in disordine e gli occhi assonnati.

Ma tu sembravi non far caso al disordine che regnava in quella stanza e nel mio cuore.

Tu continuavi a parlare, mentre l'alba pian piano si decideva a tagliare il filo invisibile che la separava dal manto nero che aveva avvolto i nostri segreti fino a quel momento.

No, no. Non voglio vederti alla luce del sole. Voglio che rimanga notte per sempre.

Mi parlavi di te, di ciò che di divertente ti era accaduto nella vita prima di incontrarmi, e fu quella sera che scoprii dei lati del tuo carattere che non conoscevo.

Letter to the ocean || One ShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora