Chapter twenty-two

224 23 4
                                    



Sentivo le mie gambe, le mie braccia, le mie labbra tremare.
Sentivo ogni singola parte del mio corpo tremare come una foglia nel mese d'autunno.
Io ero la foglia e Federico era il vento, che mi faceva danzare nel buio della sera tra le mie paure ed i miei impulsi.

Volevo dannatamente baciare quelle labbra da cui provenivano suoni agitati ma al contempo melodici.
Volevo dannatamente mordere quelle labbra, sentirle mie.
Mie e di nessun altro.
Avere finalmente qualcosa di mio, che nessuno avrebbe potuto toccare.
Provavo un desiderio così forte, così intenso, che non provai mai in vita mia.
Mai con nessuno prima di allora.
Non potevo crederci, cosa stava succedendo?
O meglio, cosa mi stava succedendo?

Federico stava lentamente distruggendo ogni mia sicurezza, il ponte sul quale camminavo non era più sicuro, sarei potuta cadere da un momento all'altro.

Un momento all'altro che si sarebbe verificato molto presto; difatti mi lasciai abbindolare dal desiderio.
Mi abbandonai al desiderio di avere quelle labbra sopra le mie, e così mi avvicinai velocemente a lui, lo presi dalla felpa e contro ogni mia e sua aspettativa lo baciai.
Quel bacio fu lento, appassionante, desiderato da entrambi in una maniera assurda.
Sentivo il battito del suo cuore aumentare velocità, secondo dopo secondo, quasi a volergli uscire dal petto, ed io non potevo che sentire i tremori del mio stomaco.

Fu tutto così dannatamente bello e dolce.
Nessuno dei due voleva staccarsi, ma dovemmo farlo per forza per riprendere fiato, anche se avrei preferito morire sulle sue labbra piuttosto che staccarmene.

Ci guardammo negli occhi, fronte contro fronte, sorridemmo.
Sorridemmo entrambi, nello stesso momento.
Probabilmente dopo me ne sarei pentita, ma in quel momento mi sembrava la cosa più giusta che feci in vita mia, l'unico errore non commesso.

Mi allontanai di qualche passo, ma continuai a guardarlo negli occhi, non riuscivo a crederci.
Non riuscivo a credere di averlo fatto, ero così confusa.
Mi sentivo tremendamente bene, mi sentivo viva e lo adoravo, ma una parte di me si sentiva in colpa per provare quelle emozioni.

Federico fece qualche passo per raggiungermi e mi mise il suo braccio attorno alle spalle, come a volermi proteggere.
Ed infatti, tra le sue braccia, mi sentivo protetta.
Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, come non mi ero mai sentita.

Camminammo fino ad arrivare alla sua moto, mi porse il casco sorridente e dopo avermi aiutato a metterlo, salimmo in moto.
Arrivammo davanti a casa mia e lo invitai ad entrare per finire la cena che avevamo lasciato a metà.
Appena si sedette però sentii qualcuno che cercava di entrare ed io sapevo benissimo di chi si trattava.
Non poteva entrare, non quando c'era Federico.
Iniziai a camminare avanti ed indietro velocemente con le mani fra i capelli e Federico mi guardò preoccupato.

≪ Eireen, cosa sta succedendo? ≫

≪ Ehm... Federico vai al piano di sopra, in camera mia, apri la finestra.
Troverai una scala, scendi di lì. ≫

≪ No Eireen, cosa sta succedendo?
Devi dirmelo, devi darmi una spiegazione ≫

≪ E tu devi uscire da questa casa, ora!
Non c'è tempo per spiegarti, vai! ≫ sbottai e lui fece quello che gli avevo detto di fare.
Salii di fretta le scale e lo sentii entrare in camera mia, tirai un respiro di sollievo.

Dovevo uscire anch'io dalla finestra, ma c'era troppo poco tempo, e non ce l'avremmo fatta a scendere entrambi prima che quell'uomo entrasse e manifestasse contro di me tutta la sua ira.
Dovetti fare una scelta, che non mi pentii di fare.

Mi nascosi nell'armadietto sotto il tavolo della cucina che tenevo sempre vuoto per quel tipo di emergenze.
Sentii l'uomo entrare e mi preoccupai.
Non mi preoccupai per me e per il mio destino, ma per Federico.
Non avevo sentito la finestra aprirsi, che idiota che ero stata, avrei dovuto accompagnarlo e costringerlo ad andarsene.
Probabilmente era troppo curioso di sapere di cosa o di chi avessi così tanta paura.

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora