Nel soggiorno sono le cinque del pomeriggio, e c'è un certo fresco. Quel genere di temperatura che lascia presagire il giungere della sera, con la polvere che danza nell'aria scura. Non buia, solo un poco meno luminosa di prima.
Aspetto la sera.
"Come una pagliuzza in un raggio di sole..."
Mi viene un pochino da sorridere perché anche in questo momento ho voglia di giocare a fare l'intellettuale, quando so che dopotutto la mia cultura si limita a quei pochi classici che ho letto ed a qualche nozione musicale.
I pensieri si susseguono, inciampando nel loro flusso discontinuo.
Non voglio mangiare, non voglio mangiare mai più. Almeno non dovrei più contare le calorie in modo così ossessivo.
370 calorie, e sono solo le cinque del pomeriggio. Ci sarà la cena, e forse non riuscirò a non mangiare lo yogurt.
Sto sospirando così tanto, ultimamente. Quest'appartamento è gigantesco e vuoto, ed ogni cosa rimbomba; mi chiedo sempre se anche la mia tristezza riverbera, rimbalza contro le pareti, mi lega. O se sono solo io, se sono io che mi serro le mandibole da sola.
È entrata mia zia nel salone con uno dei suoi sorrisi luminosi e le sue ciabatte scricchiolanti. Mi piacciono tanto, sembrano biscotti che si sgretolano ed è un rumore che mi ricorda tanto casa; ed ogni volta penso, "un giorno non li sentirò più, i biscotti, nulla è eterno.".
Sono una persona abbastanza teatrale-drammatica, dopotutto; in fondo il melodramma è una vocazione, e la tristezza quasi mi pulsa nelle vene, o più che altro la malinconia. La malinconia, la mancanza del nulla o forse una noia insoddisfatta. La noia che non s'annoia.
Non mi annoio, ovviamente, perché i biscotti sbriciolati mi richiamano alla realtà e mamma mia. Che fame che ho.
"Prendi un tè freddo?"
Sì, grazie.
"Quanto zucchero?"
Niente, grazie.
"Oh cielo, l'ho già messo.."
Sorriso fintissimo da parte mia. Va bene, replico, non c'è problema.
18 calorie in più, penso, ma mi metto a tacere.
Biscotti, penso nuovamente. Ed ho fame... E sono quasi felice di avere fame, ed è la mia malattia. Non è il mal di testa che mi batte dietro allo sguardo, non è il mal di schiena che mi sale lungo le vertebre come un brivido d'inverno, non è la terra che cerca sempre di ghermirmi quando mi alzo.
È la fame, ed è il "no, grazie". È quella leggera euforia che mi prende l'anima ogni volta che ho fame, che mi vedo più sottile il giorno dopo, ed è il calcolo, è il conteggio, è tutto.
Sono una calcolatrice umana, ormai, ed il biscotto che mi viene offerto ha 29 calorie.
Troppe. "No, grazie.".
370 calorie, 170 a colazione, 200 a pranzo. Più 18, ora.
Le cinque del pomeriggio.. ed è giugno.
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Calcolatrice e biscotti
SpiritüelQuesta è la mia storia, dalla fine all'inizio. O dall'inizio alla fine. I disordini alimentari mi hanno accompagnata per tutta la vita, e forse raccontarli farà bene tanto a me quanto a chi leggerà la mia vicenda. Perché non vi tirino dentro, non v...