Capitolo 4

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Jemma cercò di aprire gli occhi, ma vedeva ancora tutto nero. Provò ad alzarsi, ma una mano le si poggiò sul braccio e la fece rimettere stesa. Una voce maschile sentì e le diceva di stare tranquilla, che l'effetto della prima smaterializzazione, almeno le pareva di aver sentito così, sarebbe presto passato. Lei cercò lo stesso di alzarsi, ma all'improvviso sentì come un pizzicotto sul braccio destro; cercò si divincoló ma qualcuno la teneva ferma sul letto. Troppo debole per continuare a lottare si riaddormentò.

Jemma si risveglió in una grande stanza, con una fila di lettini per ogni lato. Si alzò e si poggiò sulle mani. Guardandosi intorno le sembrava quasi di riconoscere quella stanza. Era sicuramente un'infermeria, ma le sembrava stranamente.... familiare ecco. 
Ad un certo punto la porta in fondo all'infermeria si aprì e entrarono cinque ragazzi. Erano quattro ragazzi e una ragazza. Nel gruppo c'era anche il ragazzo di... oggi? Ieri? Jemma si accorse di non sapere che giorno fosse; forse aveva dormito un paio d'ore, ma poteva essere anche un giorno intero. Solo una cosa sapeva benissimo:  voleva uccidere quel maledetto ragazzo che le aveva procurato altro che guai. Ancora un po' frastornata, disse guardando negli occhi il ragazzo: <<Tu mi devi molte spiegazioni>> 
<<Tutto a tempo debito>> disse il ragazzo guardando Jemma dalla testa ai piedi. <<Ti senti meglio adesso? Mi hanno detto che ti sei svegliata per qualche secondo>>
<<Per qualche secondo? Certo, subito dopo mi hanno sedata!>> gli sbraitó contro Jemma.
<<Si, per questo ci dovrai scusare>>. A parlare fu un ragazzo biondo, con dei favolosi occhi blu e una carnagione chiarissima. Era molto alto e magro, ed era simile al ragazzo che era comparso dal nulla durante la battaglia riflettè Jemma. Ma in quel momento le venivano in mente altre cose guardando quel ragazzo. <<No Jemma, concentrati, è carino si, ma non è questa la tua priorità adesso>>. Jemma scacciò via quei pensieri e guardò il secondo ragazzo che il biondo aveva indicato. Aveva i capelli castani che si arricciavano sul ciuffo, e occhi castano chiari; un ragazzo molto semplice, ma che aveva il suo fascino, anche se con quella faccia imbronciata... Jemma pensò: <<Sarà anche carino, ma con quella faccia mi sta già antipatico. Ma magari mi sbaglio forse è simpatico, devo solo conoscerlo>>.
<<Posso sapere almeno come mai è stato "necessario" sedarmi? Non ero già abbastanza stordita di mio?>> disse Jemma un po' scocciata.
<<Abbiamo dovuto sedarti perchè ti stavi agitando e dopo la tua reazione alla prima smaterializzazione era meglio che riposassi ancora>> disse il ragazzo con il ciuffo di capelli ricci. Jemma annuì con il capo, ma le parole del ragazzo le fecero ricordare quello che era accaduto.
C'era stata una battaglia: uomini che impugnavano delle spade e poi quel misterioso ragazzo, che ora era davanti a lei, con quella sua strana penna; poi la parola utilizzata dal ragazzo: "smaterializzazione?" Jemma non ci capiva più niente. Infine arrivò l'ultimo ricordo che aveva di Jack. Che fine ha fatto? Sta bene? Che cosa è accaduto al mio migliore amico?
Gli altri vedendo il suo sguardo confuso le dissero, quasi leggendole nel pensiero: <<Ti starai chiedendo come stia il tuo amico. Lui sta bene per il momento, ma non sappiamo se sia ancora posseduto. Ti starai anche chiedendo chi diavolo siamo noi. Lo so che hai tante domande che ti frullano in quella tua testolina, ma dovrai attendere ancora>>. <<Ma non posso sapere neanche i vostri nomi? Voglio dire voi sapete il mio e per lo più mi avete portato chissà dove. Come potrei fidarmi di voi?>> disse Jemma con sguardo accusatorio. 
<<In effetti non ha tutti i torti la ragazzina>>. A parlare era stata una ragazza che dai capelli lunghi di un bellissimo color rosso carota, occhi verdi e una carnagione molto chiara. <<Va bene, ma non svenire di nuovo>> disse il ragazzo con la penna-spada <<Io mi chiamo Percy Jackson>>.
<<Io mi chiamo Harry Potter>> disse un ragazzo con gli occhiali tondi che non aveva ancora fiatato. <<Jason Carter>> si presentò il ragazzo biondo, avvicinandosi per baciarle la mano. <<Piacere, Clary Fairchild>> disse la ragazza dai capelli rossi. Infine si presentò il ragazzo con la faccia imbronciata: <<Io sono Ricky Collins>> disse in modo scorbutico. In quel momento Jemma era davvero molto confusa. Uno si chiamava come il semidio dei suoi libri, un altro come il mago della sua saga preferita e l'ultima come una shadowhunter. Per Jemma questo era troppo, anche se in effetti incominciava a spiegarsi tutto. La penna che si trasforma in spada. Quella era la spada di Percy, Vortice. Allora la ragazza che accompagnava "Percy" era sicuramente Annabeth, erano inconfondibili quei capelli biondi e gli occhi grigi. Ma come era possibile tutto quello; personaggi di pura invenzione non possono essere reali.<<Lo so che in un primo momento potrebbe sembrarti da pazzi credere che noi siamo effettivamente quei personaggi dei libri, ma è la verità>> disse l'ipotetico Harry.                                                                                                                    
<<Sarà anche la verità per voi, ma io non ci credo>>.

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