十一

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"Kook, mi devi accompagnare in un posto" sussurrò Tae, con la testa appoggiata sul mio petto

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"Kook, mi devi accompagnare in un posto" sussurrò Tae, con la testa appoggiata sul mio petto.
"Certamente, dove vuoi andare?" chiesi, tenendo gli occhi chiusi e godendo dei brividi continui che il contatto del viso del moro sulla mia pelle provocava.
"Nel posto dell'altra volta, nel bosco"

...

Il cielo aveva assunto una tinta grigia e il vento soffiava insinuoso fra i pini che costeggiavano la strada.
Anche il cartello che avevo notato la volta prima, sembrava essersi ingrigito.

Ci incamminammo attraverso il sentiero di ghiaia percorso anche la volta precedente. Era tutto rimasto esattamente come il ricordo custodito avidamente non nella mia mente lo ritraeva, se non fosse per il cielo nuvoloso che preannunciava una giornata di uggiosa pioggia.
T

aehyung teneva uno zainetto in pelle marrone sulle spalle e indossava gli occhiali tondi che gli avevo visto indosso un paio di volte.

Fischiettava spensierato una melodia a me sconosciuta, girandosi di tanto in tanto nella mia direzione, per assicurarsi che lo stessi seguendo, il suo volto non lasciava trasparire nessun tipo di emozione.
Come la prima volta, arrivati ad un certo punto, il moro mi prese per mano e mi condusse attraverso la fitta vegetazione verso lo stagnetto. La sua acqua rifletteva il grigiore del cielo, così che anche le ninfee che avevo trovatl tanto pittoresche avevano perso il loro charme.

Tahyung si girò nella mia direzione e sorrise. Ricordai senza gioia quel sorriso, notato quando ancora, delle tante cose che lo identificano come persona, conoscevo soltanto il suo nome. Quel sorriso triste, colmo di rammarico.
Q

uindi si adagiò a terra e mi invitò laconicamente a fare lo stesso.

L'erba era ancora umida per la rugiada formatasi durante la notte e me ne impregnai i vestiti non appena mi stesi sul terreno.
Il vento continuava la sua corsa, insinuandosi nelle fitte chiome della vegetazione che delimitava la radura, facendo ondeggiare precariamente gli i rami degli alberi di ciliegio che davano colore al grigio cielo che assisteva dall'alto alle nostre vicende.

Taehyung strinse le mie dita nelle sue. Notai nel suo gesto un briciolo di incertezza, forse suggeritomi dal leggero tremore delle sue dita.
Il contatto improvviso, come di consuetudine, mi fece rabbrividire.
La sua pelle era fredda, più del solito.
Venni assalito da un ingiustificato senso di pesantezza, sbrava la forza di gravità avesse duplicato la sua intensità.
"Tae" richiamai la sua attenzione "sei tanto freddo" dissi, fissando una coppia di uccelli che si esibivano in laboriose danze sopra le nostre teste.
"Lo so" rispose, girandosi nella mia direzione.
"Guardavi anche tu quei due uccelli, nel cielo, non è vero?" chiesi, girandomi nella sua direzione.
Lui fece lo stesso, quindi ci trovammo guardare uno negli occhi dell'altro.

Tae annuì, tornando poi a guardare il cielo.
"Il cielo mi spaventa, così immenso, mutevole" pensò lui ad alta voce "assiste alle nostre vite impassibile, ci accompagna nella nostra vita fino alla morte" continuò con un tono gelido, una voce che non gli apparteneva.

"Vorrei tanto poterti amare" disse.
"Tu mi ami?" chiese poi innocentemente, con lo stesso tono di voce.

Mi sentii precipitare, mi si annebbiò la vista, nel petto prendeva forma una nuvola di una sostanza nera che mi impediva di respirare, cominciai ad annaspare in cerca di ossigeno e strinsi forte la sua mano, come supplicandolo di correggersi, di dire che era uno scherzo, uno scherzo innocente.
Non ebbi la forza di rispondere subito. Nella piccola radura gravava un silenzio sofferto, gremito di una tristezza ineffabile e di parole non dette.

Cominciai a tremare.
"Scusa, non avrei dovuto chiedertelo, so che mi ami" disse con voce monotona.
"

Perché non mi puoi amare?" chiesi, dopo qualche minuto di esitazione.

"Sono qui per vendicarmi, Jungkook"
"Di cosa? Di chi? Qui dove? Nella radura?" chiesi a voce bassa, non convinto di voler sentire la risposta.
Mi girai nella sua direzione, lui fece lo stesso.
"Di mio padre, mi ha ucciso, Jungkook. Io sono morto, Jungkook. Non esisto davvero, non dovresti nemmeno potermi toccare"

Un fascio di luce bianca sferzò il cielo, seguito poi dal rombare di un tuono.
Quel suono arrivò alle mie orecchie ammortizzato.
Una goccia di pioggia cadde sulle nostre dita incrociate. I miei occhi erano ancora fissi nei suoi. Eravamo ancora stesi sull'erba uno a fianco all'altro, ma mi sembrava di essermi perso nel buio dello spazio, mi sembrava di essere anni luce lontano da qualsiasi posto conosciuto all'uomo.

Taehyung alleggerì la presa sulle mie dita.
Cominciò a piangere.
Anche il cielo piangeva, lacrime fini.
Compativa forse quella sua creatura?
Compativa forse il nostro triste destino?
Nonostante stesse piangendo, il moro sorrideva.
Mi guardava sorridendo, mentre la lacrime si mischiavano alla pioggia andando a bagnare l'erba.
Sui ciliegi germogliarono improvvisamente dei fiori di un rosa pallido, crebbero con una velocità anormale e dopo pochi secondi i loro petali caddero a terra, uno dopo l'altro fino a rimanere spogli, accumulandosi intorno ai nostri corpi. Misero dono del cielo, nella speranza di farsi perdonare per l'immensa sofferenza che mi aveva causato.

«Grazie per avermi amato» disse, prima di lasciare la mia mano, alzarsi e sparire tra i ciliegi in fiori.


🐉


-cherry trees; vkook
ci tengo a ringraziare tutte le persone
che sono arrivate fino all'ultima parola di questo capitolo, significa davvero tanto.
spero la storia vi sia piaciuta e
mi scuso per il finale triste, ma come
ho scritto in questo "libro" i finali
tristi mi danno più un'idea di conclusione ((:

cherry trees :: vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora