My memories, My Dream

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Era una giornata assolata, quel tipo di giornata che ti dá alla testa.
Era Settembre, e la scuola era alle porte.

Anna se ne stava sdraiata sul letto con le gambe a penzoloni in modo da non sporcarlo con le scarpe.
Si era appena ritirata e, come solito giorno, trovò i genitori litigare.
"Non porterai mai il buon esempio ai tuoi figli!" Diceva la madre. "Tu dai l'esempio di una Troia! Contando tutti gli amici che porti a casa!" Ribbattè il padre.
Anna ovviamente ne era abituata a queste solite scenate. Non le restava più niente ormai, si era appena trasferita ed avendo una famiglia povera non si poteva permettere nessun apparecchio elettronico per restare in contatto con i suoi amici delle medie.
Il fratello morì di cancro il mese scorso e la ragione per cui ora erano poveri è perché il padre decise di vendere tutto in modo da curare il figlio ma sfortunatamente tutto fu inutile.
La madre era contraria a tutto ciò ma il marito ebbe la meglio.
La sua stanza era piena di polvere e l'unica cosa colorata al suo interno erano i vecchi peluche che collezionava da bambina. Sopratutto due grandi uno rosa e uno azzurro.
A causa dei debiti abitavano in una catapecchia, anzi, era un mini magazzino. A stento c'era un bagno la cucina era piccola e la camera di Anna, se camera si può definire, era la soffitta.
Già, la polverosa soffitta.
Anna si alzó dal letto per scendere giù in cucina a prendere i libri nuovi, se così si possono definire, per dargli un occhiata.
Erano polverosi e alcune pagine erano strappate.
"Certo che...siamo messi bene" pensó fra se e se.
Il giorno dopo sarebbe iniziata la scuola e Anna non ne era per niente entusiasta. Cambiare compagni? Sarebbe stato traumatico.
Anna era molto legata ai ricordi, il suo preferito era quando la mamma e il padre insieme al fratellino giocavano con lei a prendere il tè come nelle famiglie inglesi. Lei faceva finta di essere la regina di Inghilterra che tutt'un tratto faceva visita a una famiglia benestante e restava con loro.
Anna aveva un cuore nobile e puro, Anna era felice, Anna...era se stessa. Tutto quello che ora non è.
Il giorno dopo Anna prese la vecchia valigia del padre quando al tempo aveva un lavoro e ci mise i quaderni non finiti delle medie e i libri usati  costretta a chiamarli "libri nuovi". Come merenda prese la prima cosa commestibile che trovò in cucina ovvero un mini pacchetto di biscotti probabilmente scaduti. Dopodiché e si avvió verso la scuola.
Aveva scelto il liceo Classico, il solito liceo dove ogni alunno aveva la puzza sotto il naso.
Come si ci aspettava, i ragazzi più grandi la guardavano dall'alto in basso mentre invece le ragazze dello stesso anno cercavano di trattenere le risate.
Anna aveva un udito molto sviluppato e riusciva a sentire ogni minimo insulto che le dicevano di nascosto.
-hai visto quella tipa? È vestita in un modo orrendo!- disse una ragazza a bassa voce dai capelli scarlatti, probabilmente tinti.
-ma neanche la cartella?- disse una bionda riferendosi al ragazzo affianco a se.
Anna si allontanò da quella gentaglia e si sedette su una panchina giocherellando con una ciocca di capelli aspettando la campanella.
Sembravano anni che aspettava ma finalmente la campanella mostrò segni di vita.
Ragazzi che si spingevano a vicenda, ragazze che urlavano frasi come "non voglio tornare in quell'inferno" varcavano la soglia della scuola.
La ragazza dai capelli scarlatti entró nella seconda più vicina ovvero la 2E insieme alla bionda e a quel ragazzo con cui parlava prima.
Anna essendo una primina  dovette salire al piano di sopra.
Varcata la seconda soglia, ovvero l'entrata della classe, Anna si sedette tra i primi banchi ovvero quelli ad un solo posto; i ragazzi e le ragazze la tenevano a distanza, probabilmente per colpa dei capelli spettinati o dei jeans larghi almeno tre volte lei.
Il primo giorno è sempre stato il più noioso per le prime, le presentazioni dei compagni, la presentazione della professoressa o del professore in questo caso, e la presentazione del bidello quando entrava per portare il caffè al docente seduto dietro la cattedra.
Anna sbadigliava almeno cinque volte ogni ora cercando di non farsi notare e finalmente la campanella della merenda suonó.
Non avendo fame e avendo un po' di vergogna per la misera merenda da lei presa Anna uscì dalla classe per andare in bagno e prendere una boccata d'aria.
Appena entró in bagno peró sentì dei gemiti provenire dall'ultimo gabinetto, quello in fondo. Allora la ragazza decise di avvicinarsi ma la sfortuna vuole che le sue scarpe abbiano le suole che fanno rumore; tipo i tacchi del tip tap.
Ad un certo punto sentì una voce maschile e possente dire:
-oh Cazzo, qualcuno ci ha sentito!-
Ad un certo punto una voce acuta simile a quella di un anatra aggiunse:
-colpa tua che non hai sentito la campanella!- uscì fuori vestita a malapena una ragazza dagli occhi azzurri e i capelli mossi neri con almeno un quintale di trucco addosso che si ritrovò ad incrociare gli occhi con Anna.
Quest'ultima corse in classe dove si ripromise di dimenticare tutto.
Durante la via del ritorno, in un angolino poco frequentato, che doveva passare per tornare a casa, Anna incrociò di nuovo quegli occhi di ghiaccio che la fissavano freddamente. La ragazza si avvicinò a lei ed Anna indietreggiava lentamente fin quando non andò a sbattere contro qualcosa...o meglio, qualcuno. Anna si girò immediatamente e si trovò di fronte un ragazzo dalla cresta alta e muscoloso, che probabilmente si era pompato di steroidi.
-Tu, lurida vacca...- inizió la ragazza coi capelli neri...
-hai sentito tutto vero? O meglio...ci hai spiato vero?- terminó la frase.
-io non ho sentito un bel niente- si limitó a dire Anna con la voce tremolante.
La ragazza dai capelli neri scoppió in una risata a dir poco cruenta.
Anna cercò di scappare ma il ragazzo dietro di lei la prese per le braccia e la bloccó.
-ti avverto, dici a qualcuno quello che hai sentito e ti facciamo fare una brutta fine- disse lei cercando di avere un tono calmo e distaccato.
-ma per farti capire che facciamo sul serio...- ad un certo si fermò aprì la borsetta che aveva di tracolla E afferró dal suo interno un cacciavite dalla punta che sembrava limata. Si avvicinó alla ragazza la quale aveva uno sguardo spento ma terrorizzato. Inizió ad incidere sul braccio la lettera S e poi scrisse sull'altro la I. Le alzó un po' la maglia e col suo amico cacciavite le incise verticalmente le lettere L E. Passando poi alle gambe dove incise la N sulla gamba sinistra e in fine la T sulla destra. Anna cercava di gridare ma prima che potesse farlo il ragazzo la imbavaglió in modo da far uscire dalla sua bocca dei tentati gridolii
-ecco qua, e guai se vai a dire qualcosa alla polizia. Sappiamo come vendicarci.- i due se ne corsero via.
Anna caddè a terra e si guardò il corpo.
Gli avevano inciso la parola "S I L E N T" ovvero silenzioso. Sgranó gli occhi per poi vedere il sangue colare dalle sei aperture fatte dai due ragazzi.
Andó in un negozio comprandosi con i pochi soldi che le restavano delle bende per poi entrare in un bagno pubblico e avvolgersi quel nastro fastidioso. Se non altro era l'unico che si poteva permettere!
Tornó a casa e mise subito i panni sporchi nella lavatrice e l'azionó e per sua fortuna i genitori non notarono niente essendo occupati alla loro litigata  quotidiana.
Ma questa volta era diversa, sentì degli strani rumori provenire da sotto e per la paura Anna scese immediatamente notando il terribile spettacolo: La madre sanguinava dal naso e aveva un enorme livido sul l'occhio.
La ragazza spalancó gli occhi e notó che per sua fortuna il padre non l'aveva notata e che si era fermato.
-Non osare più alzare la voce con me LURIDA TROIA DI MERDA- gridò.
Anna corse in cucina e prese un coltello che infiló nella felpa pulita messa precedentemente.
Il giorno dopo a scuola le occhiate sembravano aumentante sopratutto quelle dei suoi coetanei.
Anna non capiva cosa stesse succedendo allora andó in classe ignara di tutto. Il professore appena la vide sgranó gli occhi e con calma disse:
-Signorina Wason (cognome) non le è arrivata la lettera a casa?-Disse con tono cattivo.
-quale lettera?-
-ma come!! Degli studenti della sezione affianco hanno ufficialmente detto alla preside che ieri mattina durante la ricreazione si sia fermata a bullizzare ragazzi, sempre di prima, e li ha minacciati di sganciare dei  soldi!!- disse in tono severo, quasi urlando.
-ma...non ho fatto nulla!-
-non faccia la finta tonta! Abbiamo anche degli alunni che hanno assistito alla scena! Pure in questa classe ci sono dei Testimoni!-
-ma...-
-NON PROVI A SCUSARSI! E ORA TORNI A CASA- disse il prof interrompendola prendendole la valigetta e buttandogliela fuori. I compagni di classe risero ma Anna non ci trovó nulla da ridere uscì fuori l'aula ma dopo un secondo si giró minimamente verso il prof dicendo a bassa voce la frase "ci vedremo all'inferno"
A quanto pare il prof non capì perché fece un cenno come per mandarla a quel paese.
Anna prese la valigetta e con la calma di tutto il mondo uscì dalla scuola e sempre in quel vicolo incontró i due ragazzi del giorno precedente, ma questa volta non erano soli ma in compagnia. Affianco alla mora c'era la ragazza dai capelli biondi e la scarlatta che ridevano di lei prima del suono della campanella il giorno precedente e ovviamente non mancava il ragazzo della bruna.
Anna questa volta non si lasció intimorire e mise le mani nelle tasche delle felpe; questa volta non era indifesa.
-cosa volete?- disse con un tono estremamente normale.
-Noi?! HAHAHAHAHAH siamo venuti solo a vedere come piangevi ma a quanto pare...non vuoi aprire il rubinetto - disse la scarlatta
-ho solo imparato nella vita che non vale la pena di piangere per pezzi di merda come voi-  disse Anna con tono sadico trattenendo una risata.
-come scusa?- disse la mora aggrappandosi al braccio del fidanzato fingendosi offesa
-Anplifon migliora la vita, te lo consiglio- disse lei andando in avanti.
-ahah che divertente- disse la bionda aggiustandosi il trucco.
-ho di meglio da fare- disse Anna spingendo la ragazza per poi camminare più velocemente.
-eh no!- disse la mora afferrandole il braccio.
-allora non lo vuoi capire- disse Anna togliendo le mani dalle tasche rivelando due coltelli, uno dei quali infilzó nell'occhio della mora provocandole un grido bestiale. Lo sfiló velocemente facendo penzolare l'occhio color ghiaccio della ragazza che gridava. Ad un certo punto i ragazzi si buttarono su di lei ma l'adolescente fece un salto per poi affondare il coltello che aveva nella mano destra nella schiena del ragazzo con la cresta e tirarlo su lacerando così le ossa all'interno provocandogli la lunga ferita. La stessa cosa fece con l'altro ragazzo ma con il coltello che era appena uscito fuori dall'occhio della mora colpendo il collo fino a scendere giù al torace.
Le altre due ragazze non restarono senza far nulla infatti d'un tratto si sentirono le sirene della polizia.
Anna non rimase lì impalata lasciandole impunite, immobilizzó la bionda e inizió a tirarle i capelli alla parte destra del crenio la quale gridava peggio di un'Oca. Ad un certo punto Anna posó gli occhi sulle labbra finte piene di rossetto ed ebbe un idea, col coltello taglió quell'ammasso di carne che aveva sul muso provocando il pianto da parte della bionda e infine la pugnaló al cuore. Estrasse subito il coltello e corse verso la scarlatta che tentava di correre sui tacco a spillo. Anna le saltó dietro puntandole il coltello all'occhio.
-a-abbi pietà per favore- disse tremolante in lacrime.
Anna sorrise per poi ridere come una pazza mettendosi le mani sporche di sangue nel capelli. Ad un certo punto la fece girare mettendosi a cavalcioni su di lei e le fece la stessa cosa che aveva fatto alla ragazza precedente: le taglió le labbra. Si avvicinò alla ragazza bionda ormai priva di vita e prese anche i pezzi restanti di carne con lo rossetto e li mischió a quelli appena tagliati. Aprì con forza la bocca della ragazza dai capelli rossi e gli infiló i pezzi di carne costringendo ad ingoiarli.
La scarlatta gridava e si dimenava gridando la parola "mostro" e quindi per farla stare zitta l'adolescente ormai priva di sanità mentale le aprì la bocca e le taglio la lingua. Ad un certo punto prima che i poliziotti si potessero avvicinare; prese tutti i corpi tra cui quella della scarlatta e della mora ancora in fin di vita e li raggruppò. Prese l'accendino sempre rubato quella mattina dalla cucina dei suoi genitori e diede fuoco ai corpi dei cinque ragazzi.
Corse a casa, era tutta sporca di sangue e appena entró sentì delle urla nella camera dei genitori. assistette alla stessa scena del giorno precedente.  Questa volta la madre sanguinava dalla testa e chiedeva pietà al marito il quale era pieno di graffi in faccia; a quanto pare la moglie aveva tentato di difendersi.
Questa volta Anna non la passò liscia e il padre la vide subito.
-TU! DANNATA! HAI GRIDATO TALMENTE FORTE CHE ANCHE LA TROIA DI TUA FIGLIA HA VISTO!-
Il padre si avvicinó a lei per sferrarle un pugno ma la figlia ormai esperta lo prese per il braccio e lo scaraventó a terra.
Prese i due coltelli e inizió ripetutamente a pugnalarlo dal collo fino sotto al torace, ovviamente non escludendo il cuore.
La madre assisteva piangendo: aveva creato un mostro.
Ad un certo punto la moglie del defunto si avvicinó al telefono iniziando a digitare sui pulsanti il numero della polizia ma alla la afferó per le spalle e le fece fare testa e muro. Aveva in mente una morte meno dolorosa per la madre.
La madre le urlava "SEI UN MOSTRO" oppure "NON SEI PIÙ MIA FIGLIA" ma a quanto pare queste espressioni erano le stesse che usava con il marito.
Anna andó in bagno e inizió a riempire la vasca. Appena fu piena fino all'orlo disse:
-voglio tornare ai vecchi tempi quando giocavano insieme a bere il tè, quando eravamo felici. Lo vuoi anche tu mamma? Bene faró in modo che possa succedere.-
Prese poi la testa della madre che cercava di dimenarsi ma ormai troppo debole per la lotta di prima con suo marito.
Con forza la mise nell'acqua fino al momento esatto quando la donna smise di muoversi e dal suo corpo non ci fu più vita.

-La Polizia afferma di aver trovato in casa Wason i corpi dei due proprietari seduti su una sedia in soffitta attorno un tavolo sporco con sopra delle tazze da tè. Attorno al tavolo c'erano anche due peluche uno azzurro e uno rosa con le tazze dei rispettivi due colori.
Attorno al corpo delle vittime è stato inciso un sorriso e sulla parete c'era scritto col sangue la parola "S I L E N T". L'assassino, credono i poliziotti, è lo stesso dei ragazzi morti bruciati lo stesso giorno. Si crede che sia appunto la figlia dei signori Wason tutt'ora scomparsa.
Una nuova Killer gira per l'America. Se ve la trovate di fronte siete spacciati."
Diceva il giornale.
Bene gente, questa è la storia di Anna The Killer
Mi auguro che non la incontriate mai.

Se vi è piaciuta lasciate una stellina e forse ne faró altre(?) MA FORSE
Grazie per aver letto la storia ^^
(I pareri son ben accetti)

-Suu
vkook_jh

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