Sono comodamente seduta sul divano in soggiorno, mentre guardo i miei genitori andare avanti e indietro per la casa per finire di prepararsi. Oggi è sabato, cioè il giorno della riunione con i colleghi di mio padre, non sono tanto entusiasta di ciò anche perchè verrà Mark e i suoi genitori e la cosa non mi alletta tanto. Mia madre mi ha costretto ad indossare uno dei miei vestiti migliori, color blu cobaldo che mi arriva fino a metà polpaccio, con le maniche lunghe, è di un tessuto molto pregiato, infatti mi ha detto codeste parole -Angela attenta! Quello che stai indossando non è un vestito, ma un vero capolavoro dell'arte, quindi occhio a non rovinarlo- e le scarpe con tacco sono incluse, certo se questo si considera arte.
-Adriana, dove sono le mie scarpe?- urla mio padre entrando di nuovo nel soggiorno. Si guarda intorno e quando nota che ci sono solo io fa una faccia che non so come diecifrare, si avvicina a me e mi guarda dalla testa hai piedi.
-Adriana dove sei?- urla ancora mio padre, continuando a guardarmi.
-Eccomi, sono qui Albert smettila di urlare!- dice anche lei con un timbro alto nella voce mentre entra in soggiorno, mi sento fuori posto in questo momento.
-Che c'è?- si avvicina a noi due aggiustandosi l'acconcciatura.
-Dove sono le mie scarpe?- chiede con più calma Albert guardando mia madre.
-Come posso saperlo, Maria si occupa della casa- dice confusa Adriana.
Mio padre sospira spazzientito -Chiediamo a lei allora-
Mia madre si gira verso la porta del soggiorno -Maria!!- urla con quella sua voce acuta, se continuano così avrò problemi di udito molto forti.
La figura di Maria compare sull'uscio della porta -Sissignora mi ha chiamato?- dice la governante in modo rispettoso.
-Volevo sapere dove hai messo le scarpe in cuoio di mio marito- chiede mamma accarezzandosi una chiocca di capelli biondi.
-Oh si le ho lavate giusto per levento, se il signor Stainer mi vuole seguire vi mostrerò dove le ho messe- dice Maria in tono garbato.
-Certo Maria arrivo- dice mio padre.
Maria mi sorride e mi fa un'occhiolino prima di scomparire tra i corridoi della casa, e Albert prima di uscire dal salone si gira e rivolto a mia madre dice.
-Adriana aggiusta un po tua figlia- afferma con tutta la serietà che ha in corpo -Non sembra che abiti in questa casa- la sua vece gelida mi fa rabbrividire, si gira e se ne va senza aggiungere altro.
Il salotto è calato nel silenzio, mia madre è rimasta sconbussolata da quello che uscito dalla bocca di mio padre, io ormai non ci faccio neanche più caso alle sue offese, però adesso mi è sembrato parecchio cattivo eppure non sto male sta sera, non capisco ancora perchè non vede l'ora di liberarsi di me. Sono sempre stata legge alle regole, sempre stata rispettosa ed educata ma forse e proprio per questo che ho astio da parte sua, ne approfitta troppo della mia educazione oppure semplicemente mi odia per qualche ragione a me sconosciuta.
Mamma si riprende dal suo stato di sciok e si gira verso di me, mi esamina per bene e dopo un po mi prende per un braccio e mi porta via dal soggiorno, nemmeno una parola su quello che ha detto mio padre, non gli ha creato un minimo di ribrezzo? Eppure, non so, di solito le madri non dovrebbero confortare le figlie? Ha detto esplicitamente che non sembro che faccio parte di questa casa certe volte io stessa mi sento un estranea vicino ai miei genitori, vedendo come loro si comportano nei miei confronti.
Entriamo nella stanza da bagno e mamma inizia a dipigermi la faccia con tutti i cosmetici che ha, ad aggiustarmi i capelli, ed a stringermi di più il corpetto facendo alzare di più il mio seno. Finito il lavoro mi guardo allo specchio e non sembro neanche io, non sono una ragazza di diciasette anni ne dimostro molto di più con questo trucco sul viso e con questa scollatura più ampia, adesso ho capito. Hanno fatto tutto questo perchè devo stare all'altezza di Mark, anche perchè lui è più grande, e visto che andiamo in un luogo pubblico devono mostrare a tutti la figlia perfetta e viziata che si fidanzerà con il ragazzo perfetto per lei, che giustamente hanno scelto loro, e io dovrò sorridere e sembrare che vada tutto bene. Mi sento come se dovessi girare una pellicola, tutta finteria, ecco cosa sono le persone intorno a me, una massa di capre bugiarde e manipolatrici pronte ad aggredirti al minimo errore.
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Il profumo della libertà
Tiểu thuyết Lịch sửNella Germania nazista un ragazzo ebreo di nome Joseph, anni diciotto, cerca di soppravivere alla terribile vita che i tedeschi hanno imposto nel loro paese alla gente diversa dalla razza ariana e soprattutto agli ebrei. Una notte mentre scappa dall...