capitolo 3

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Nico pov's

La mattina mi svegliai e sentii che c'era qualcosa che non andava. La stanza mi girava attorno ed ero abbastanza sicuro che le pareti prima fossero ferme. Mi ributtai sul letto con gli occhi chiusi. Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta, pensai che Will stesse per entrare, invece fece il suo ingresso Austin con la colazione in mano. Restai in qualche modo deluso, e mi maledissi da solo. Ripensai a ciò che avevo visto la sera prima, mi sentivo...non sapevo neanche come spiegarlo. Contrario. Ma non c'era niente di male: a Will piaceva Lea e a Lea piaceva Will e fine. Intanto Austin continuava a fissarmi così decisi di chiedergli cosa volesse.
N" posso fare qualcosa per te?"
Scosse la testa come per risvegliarsi dai suoi pensieri.
A"Mi chiedevo solo cosa tu avessi fatto ieri sera...hai uno strano colorito"
Fui preso dal panico, pensando che si stesse riferendo al bacio, quando stava parlando del fatto che avevo vomitato tutta la sera.
N"Io ecco ero andato a bere dell'acqua e...e.." balbettai qualcosa che sembrò confuso persino alle mie orecchie. Mi zittii capendo che non poteva riferirsi a quello.
N"Mi sono sentito male tutta la sera e praticamente non ho dormito"
A"Ok...oggi manderò Will a visitarti"
A quel punto arrossii fino alla punta delle orecchie.
N"Non lo puoi fare tu?"
A quella domanda rimase abbastanza sorpreso, poi sorrise.
A"No, ognuno ha i suoi pazienti"
N"Immagino sia così"
Austin uscì dalla stanza lasciandomi solo con i miei pensieri. Avevo davvero tanto a cui pensare, ma crollai ben presto nel mondo dei sogni.
Quando mi risvegliai il sole era già alto, probabilmente era mezzogiorno. Il pranzo stava per arrivare e insieme anche Will. Non avevo voglia di vederlo, sentii una fitta allo stomaco ripensando alla sera prima. Dopo qualche minuto bussarono alla porta.
N"Avanti" mormorai.
Una converse spinse la porta per aprirla e immaginai che fosse Will, invece era Austin di nuovo.
N"Non doveva venire Will?"
Dopo aver poggiato il vassoio nel comodino mi rispose.
A"Si infatti sta arrivando"
Poco dopo bussarono. Austin andò ad aprire la porta e poi uscì, lasciando il posto a Will.

Will pov's

Bussai alla porta della stanza di Nico, sapendo che Austin gli aveva già portato il pranzo, quindi teoricamente non sarei dovuto andare, ma si era sentito male e Austin mi aveva praticamente obbligato a visitarlo di persona. Aprii e mi ritrovai davanti il mio caro fratello con un ghigno stampato sulla faccia. Era in procinto di uscire, ma mentre mi passava accanto, si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio ridacchiando.
-Allora è lui...eh?"-
Per poi uscire come se niente fosse. Cercai di non arrossire ed entrai.
-Ehi ho saputo che ti sei sentito male...potevi chiamarmi sai?-
Gli dissi avvicinandomi al letto.
-Pensavo stessi dormendo e non ti volevo disturbare- disse ironico alludendo al fatto che chiaramente non stavo dormendo nel momento in cui mi aveva visto lui.
-Giá ha proposito di quello...- cercai di spiegare che in realtà lei non mi piaceva. Anche se non c'era motivo di spiegare niente.
-Non mi dire che non te ne eri accorto, anche io avevo notato che era interessata a te, ieri sera sembravi così stupito- disse ridacchiando come se fossimo amici che parlano della ragazza per cui hanno una cotta da mesi. Lui non poteva sapere che ero stupito si, ma non per il bacio, più che altro per il fatto di averlo visto lì. Proprio in quel momento per giunta.
Inoltre non sapeva che in quel momento mi stava ferendo. Con quel suo essere ferito per me stava creando un vuoto nella mia pancia. E lui non lo sapeva infatti aggiunse.
-Penso che siate carini insieme comunque-
Io avevo pensato...non lo sapevo neanche cosa ma di sicuro non questo. Io non ero felice per me stesso, Lea non mi interessava.
-A dire il vero io e lei non stiamo insieme e a me lei non interessa, ma dettagli-
Si voltò e per la prima volta nella giornata incrociò il mio sguardo.
Non potei fare altro che perdermi in quelle pozze scure, che mi guardavo con uno strano cipiglio.
-Non sembrava- disse con indifferenza.
Calò il silenzio, così inizia la visita senza proferire parola. Non riuscivo a capire quel suo cambio di umore, probabilmente era dato dalla stanchezza. Quando ebbi finito mi sedetti accanto a lui e fu sempre lui ad interrompere il silenzio.
-Come mai te ne stai lì?- disse sorridendo. Vederlo sorridere mi stupì e mi mise di buon umore.
-Se vuoi che io me ne vada lo faccio-
-Non intendevo questo-
Replicò tornando a fissarsi le mani.
-Ho il giorno libero-
Tornò a guardarmi stranito.
-E lo passi al lavoro? Tu sei strano-
Pensai a come spiegargli come la vedevo io.
-Per me non è un lavoro, è la cosa in cui sono più bravo e mi fa sentire bene, tutti hanno una cosa che li fa sentire così, la mia è la medicina-
-Io a quanto pare non ce l'ho...non sono fatto per stare qui-
-Non dovresti dire così-
Calò di nuovo il silenzio per qualche minuto, ma stavolta fui io ad interromperlo.
-Questi giorno non sei stato male, o almeno così mi è sembrato-

-Puoi fare in modo che le cose vadano bene- aggiunsi
-Si- disse tirandosi su con i gomiti per poi continuare
-ma è tutto così simile alla prima guerra, tutti erano amichevoli nei primi tempi, ma non ci casco una seconda volta-
Lo guardai e pensai che fosse veramente diverso dagli altri, ma in senso positivo. Dai suoi dodici anni ne aveva passate, nessuno ne sarebbe rimasto immutato.
-Non succederà una seconda volta-
-Come potresti saperlo?-
Disse scettico, ma con tono gentile.
-Perchè...Nico...anche se gli altri li rifacessero, ci sarei comunque io-
-Ripeto...come fai a saperlo?-
-Come farai tu a saperlo se non rimanendo?- dissi sorridendo, ma con tono serio.
Lui sbuffò e si girò dall'altra parte.
-Non so come farò e in questi momento sono troppo stanco per pensarci- disse coprendosi fin sopra il naso. Nico restò nel mondo dei sogni fimo all'ora di cena. In quel lasso di tempo cercai di trovare qualcosa da fare, ma mi ritrovavo sempre a guardarlo mentre dormiva. Mi scoprii a memorizzare ogni particolare di lui, del ritmo del suo respiro lento e regolare, del modo in cui i capelli gli ricadevano sulla fronte.
Mi resi conto di amare ogni suo singolo dettaglio, ogni ciocca di capelli e ogni sfumatura dei suoi occhi.
Quando alla fine si svegliò capii subito che qualcosa non andava. Sì tirò su, ma era pallido e si guardava intorno con occhi vuoti. Sì portò le mani alla testa ma ricaddero subito sul letto insieme al suo corpo. Mi avvicinai e lo chiamai scuotendolo. Riaprì gli occhi. Mi avvicinai a lui e gli tolsi i capelli dagli occhi -come ti senti?- per poco non mi prese un colpo. Scottava veramente tanto. Senza dire niente sì tirò fuori dalle coperte e provò a scendere dal letto. Già, provò, perché appena poggiò i piedi a terra, ricadde sulle sue stesse ginocchia. Subito mi chiami accanto a lui e notai come fosse più pallido di prima. Mi chiesi perché fosse scesi dal letto, ma mi rispose prima ancora che avessi il tempo di chiederlo -Sto per vomitare- disse piegandosi in due. Cercò di ritirarsi su, fallendo miseramente. Misi il braccio attorno alla sua vita e posizionai il suo sul mio collo. -Come stai?- chiesi preoccupato.
-Non ci vedo- disse ridacchiando in modo strano. Lo guardai male, poi lo aiutano a mettersi seduto e poi steso. Chiuse gli occhi e prese a tremare. Corsi a prendere il nettare e l'ambrosia, ma ci misi più del previsto perché non era facile trovarne in quel periodo. Quando rientrai Nico stava ancora tremando, tenendo gli occhi chiusi. Sussurrava qualcosa, ma dalle sue labbra si capivano solo alcune parole. Mi avvicinai e gli diedi l'Ambrosia sperando che si sentisse meglio. Dopo qualche secondo smise di tremare, le sue braccia contratte si rilassarono e ricaddero sul materasso. Mi tranquillizzai, avrebbe dormito fino alla mattina seguente, per poi sentirsi meglio. Feci per andarmene ma mentre mi stavo allontanando sentii una mano stranamente calda tirarmi debolmente. Mi girai e le dita di Nico erano intrecciate alle mie.
-Non te ne andare- sussurrò quasi impercettibilmente.
-Resta con me- aggiunse ancora più piano. Dopo qualche secondo notai una lacrima lungo la sua guancia. Fui sicuro che stesse delirando per la febbre e questo mi fece male, perché sapevo che se non fosse stato per quello non mi avrebbe mai chiesto di restare. La mattina seguente si sarebbe scordato tutto. Portai la mia mano sulla sua guancia, asciugando la lacrima con il pollice. Lo coprii e dandogli un ultima occhiata me ne andai.
Arrivato alla mia cabina trovai Austin ad aspettarmi. Mi sedetti sul letto cercando di non far notare che lo avevo visto. Ma iniziò a parlare e capii che non avrebbe ceduto.
-Quindi ho indovinato giusto?-
-Si, giusti, ora lasciami dormire-
-Cosa è successo per renderti così irritabile?-
Aspettai qualche secondo poi scoppiai.
-Non lo so ok? Non lo so. Nel pomeriggio mi aveva detto che mi vedeva bene insieme a Lea. Ho capito di non avere speranze, poi questa sera gli è salita la febbre e mi ha chiesto di non andare via. Ma stava delirando e me ne sono andato comunque-
-Scusa se infierisco,  ma ancora non mi è chiaro il perché del tuo umore-
-Non lo so, forse mi ha dato noia il fatto che si interessi di me solo quando sta delirando, o il fatto che domani non si ricorderà di avermi chiesto niente-
-Ok...ma tu non perdere la speranza-
-Ok-
-notte-
-Notte-

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