Giorno nove

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Amore mio, ho giocato una delle migliori partite di sempre, ma ci credi che non sono felice?
Sono le due di notte e dovrei essere contento di come è andata, guardare un po' di televisione fino a quando non mi viene sonno ma non ci riesco, perché non appena l'arbitro ha fischiato la fine della partita (che, tra l'altro, abbiamo vinto 2-0) il mio pensiero è corso a te. Il mio compito era finito e non avevo di nuovo più nulla su cui concentrarmi che avrebbe potuto renderti felice di me, solo una tristezza infinita a riflettere sul fatto che se tu mi avessi visto giocare così, dopo avrei visto il sorriso più bello del mondo nascere ancora una volta sul tuo volto.
I complimenti dei miei compagni non sono mancati, ma questa volta non c'era nessuno a dirmi "sei stato bravissimo, amore mio", non c'era nessuno a saltarmi in braccio ridendo e non c'era nessuno a baciarmi senza riuscire a tenere le labbra unite per più di due secondi perché aveva da farmi i complimenti e non riusciva a fare due cose contemporaneamente.
Vorrei averti vista sorridere e applaudire quando ho recuperato un loro attaccante che sarebbe rimasto solo davanti alla porta, vorrei aver visto i tuoi occhi guardarmi con tenerezza per scaricare la tensione prepartita.
Non ho mai smesso di dare valore a queste piccole cose che facevano di te la persona più speciale della mia vita e non averle adesso è la cosa più dolorosa.
Non voglio che tu stia male, non voglio immaginare come tu ti possa sentire, tanto che forse quallo che provo io è nulla al confronto.
A presto, spero.
Daniele.

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