Vivere

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Justin

Era di nuovo mattino, la notte era passata in fretta con lei tra le mie braccia. Quelle ore parevano minuti... dormiva ancora beatamente ed era così tenera abbracciata al cuscino bianco. Volevo farle una foto solo perché aveva un sorriso stampato in faccia, ma mi alzai per prendere il cellulare e chiamare la casa discografica. Non volevo assolutamente disturbarla, così andai in un'altra stanza.

<<Signor Bieber, quando verrà a fare ulteriori prove?>>, mi sentì chiedere.

<<Il prima possibile, mi dica solo quando e dove devo venire>>, dissi piano per non far svegliare Jess.

<<Certamente. Venga a San Francisco, appena le è possibile>>.

<<In questo preciso istante. Anche se è un po' lontana come città, richiamerò appena sarò arrivato, le va bene?>>, chiesi ansioso con la speranza di non essere rimpiazzato con qualche altro talento musicale.

<<Sì, non si preoccupi. Arrivederla>>, chiuse la chiamata.

Quando mi voltai per andare dall'altra stanza, vidi la mia ragazza appoggiata al legno della porta. <<Buongiorno>>, mormorò sorridendomi.

<<Ehi, ti ho svegliata?>>, mi grattai il capo imbarazzato. Le si allargò il sorriso, e scosse il capo in segno di negazione.

<<Dove vorresti andare senza un soldo e un vestito?>>, chiese con sarcasmo.

<<Ho le mie carte di credito, amore>>, risposi ovvio.

<<Sì, giusto. Allora va a ritirare una somma vicino ad un macchinario, io mi cambio e andiamo insieme>>, propose. Era strana la sua irrequietezza. Forse era solo ansiosa per il viaggio...

La carta è bloccata. Non può ritirare denaro.

La scritta lampeggiava sullo sfondo, e il panico iniziò ad impossessarsi di me. No. Non potevano avermi bloccato il denaro, dannazione! Mentre imprecai mentalmente, cercai una soluzione alternativa, ma quale poteva essere? Cosa avevo io, più degli altri? La mente viaggiò in lungo e in largo optando vari metodi per qualche spicciolo, ma tutto ciò che ottenni, fu una sensazione di fallimento e isolamento. Appena tornai nella stanza, lei era affacciata alla finestra, con gli occhi attenti che fissavano ogni particolare del panorama. Mi misi accanto a lei. Come potevo dirle che eravamo al verde? Si voltò verso di me con un sorriso stampato in faccia, ma appena vide il mio sguardo cupo, si rattristò e mi accarezzò la guancia, invitandomi a parlare. Mi sentivo coccolato dai suoi occhi magnetici, mi facevano stare a mio agio.

<<Jess, la carta di credito è bloccata>>, mormorai con il cuore in gola <<e non ho trovato ulteriori soluzioni>>, mi dannai.

<<Cerca di rilassarti. Le decisioni non si prendono su due piedi, e nessuna soluzione è semplice. Anzi, nulla è semplice nella vita>>, propose con tono cauto. Mi sedetti sul letto con la testa tra le mani <<chiudi gli occhi, pensa alle cose felici e alle cose che ti rendono felice>>, continuò.

<<Tu mi fai felice>>, la guardai <<sei perfetta, hai tutto. Mentre io, non valgo un cazzo>>, mi maledì.

<<Ehi, stai praticamente spostando mare e monti per stare con me, mi stai cambiando letteralmente la vita. Non perderti in un bicchiere d'acqua. Abbiamo passato di peggio, ricordalo>>, mi spronò. <<Hai un grande talento>>.

Hai un grande talento.

Queste parole risuonavano nella mente come un mantra. Senza pensarci troppo, presi un foglio di carta e una penna. La mano iniziò a scrivere da sola, facendomi trasportare dall'ispirazione. Stavo scrivendo una canzone, forse una di quelle che avevo dentro e che non ho mai avuto il coraggio di trascriverla. La mia ragazza mi osservò attentamente mentre scrivevo, e per poco non saltò dalla gioia.

<<Boyfriend...>>, mormorai.

<<Solo il mio>>, sentì mormorarmi. Mi voltai verso di lei, e con un sorriso sfacciato, le rubai un bacio da quelle labbra di fragola.

Sentì che lo intensificava, forse voleva lasciarsi andare, ma forse non era il momento più adatto per lasciarmi andare. Dovevo scrivere altri testi se volevo avere successo, per cui, mi staccai prima di perdere il controllo. <<Scusami>>, deglutì, per poi alzarmi e sedermi di fronte ad una scrivania.

<<Non preoccuparti>>, rispose. <<Ma sai, l'ispirazione non può venirti a comando. Poi, fa come vuoi>>, terminò con freddezza, per poi alzarsi ed uscire dalla porta.

La odiavo quando faceva così, per il semplice motivo che aveva torto. Decisamente torto. Mi ritrovai a fissare il foglio di carta bianco. Una canzone l'avevo terminata in meno di dieci minuti, e questa pareva un po' più difficile... Beh, un bel pò. Forse, dovevo solo pensare a qualcosa, ma cosa? Chiusi gli occhi, e tutto ciò che vidi, fu lei. L'unica cosa positiva che mi sia mai capitata, era purtroppo sempre e solo lei. Cercai di pensare ad altro, ma era impossibile solo perché Jess mi aveva... salvato da me stesso. Ma lei, mi ama? Mi amerà per molto tempo? Per quanto tempo amerà questo mio comportamento da insolente?!

Mentre pensai alle nostre diversità, mi venne un lampo di genio. <<finché mi amerai>>, uscì dalla mia bocca.

La mano, automaticamente, scrisse parole a caso. Parole che avevo sepolto dentro di me chissà da quanto tempo, ed era una sensazione unica. Avevo ragione io, l'ispirazione può venire a comando! E mentre pensai questo, d'un tratto, la mano con le idee, si fermarono. Non ne capivo il motivo, forse era distrazione. Sì, sicuramente era tutta colpa di quella mosca appoggiata sul tavolo; cercai di schiacciarla, ma volò prima che potessi farlo. Che sia maledetta! Battei un pugno sulla superficie, cercai di concentrarmi sulle parole, ma quando iniziai a leggerle da capo, non mi dissero nulla. Sembrava un semplice testo scritto senza senso. Che diamine potevo fare in quella circostanza?

Mi alzai e, deciso, andai a cercarla. Dov'era finita?! Chiesi alla receptionist, e ovviamente, non seppe dammi risposta. Uscì dall'edificio, andai in giro per la città, finché non vidi una ragazza dai capelli lunghi. Stava parlando in modo molto aperto con una persona, ma non riuscì a identificarla, mi avvicinai un po' di più, e lo vidi.

No...

Come cavoli era arrivato fin quaggiù?!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 13, 2017 ⏰

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