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Si svegliò di soprassalto con la fronte imperlata di sudore, un altro incubo; era sempre stata una persona fantasiosa, ma a volte questo dono si trasformava in una rovina: i suoi sogni erano sempre stati molto dettagliati, al punto da sembrare veri, ma il problema sorgeva quando aveva degli incubi; così si trovava spesso a svegliarsi nel panico o urlando.

Erano ormai le otto di mattina, ragionó soppesando il lampadario sospeso sul suo letto, lady Marian sarebbe arrivata a momenti a svegliarla e a dirle di sbrigarsi per la passeggiata mattutina della domenica con la zia Pevency. Non aveva alcuna voglia di ripetere quella routine, così si alzò, si vestì di malavoglia e scese le scale per poi dirigersi verso la cucina. «Già in piedi?» chiese una voce maschile dietro di lei, John, suo padre, un uomo alto e moro con due grandi occhi attenti, gli unici in grado di capirla, e con in mano la sua fidata pipa, la abbracció per poi dirigersi  insieme in cucina. Dopo essersi seduti il padre prese la parola «allora oggi andrai a fare una passeggiata con la zia?» lei annuì addentando un biscotto «ho la solita e aggiungerei interessantissima , passeggiata con zia Pevency... » il padre sorrise di sottecchi per poi farsi più serio «dai Will potresti darle un'occasione, in fondo lei vuole solo passare del tempo con te e rendersi utile » lei in tutta risposta sbottò «certo ma potrebbe rendersi utile evitando di portarmi nel campo ogni domenica mattina».
A quel punto il padre pose fine alla conversazione, guardò l'orologio, spalancó gli occhi, come faceva ogni volta che realizzava di essere in ritardo e alzandosi in piedi si rivolse alla figlia «dai prova ad apprezzarla di più e vedrai che ti tornerà utile, e poi potresti cercare di parlarle di ciò che ti interessa, anche se da fuori sembra severa, ti assicuro che potreste andare d'accordo; e se non ti interessa questo almeno cerca di portare ancora un po di pazienza ormai manca poco alla nostra partenza.»
Nel frattempo aveva raggiunto la porta «e va bene, allora ci vedremo dopo questa interessante mattinata di poesie» disse lei facendo l'occhiolino al padre. Infatti John era un uomo  d'affari che si occupava di trasporti via mare e dopo tanto tempo era riuscita a convincerlo a portarla con se.

Si sedette a tavola sboconcellando biscotti quando zia Pevency, una donna alta e robusta con i capelli grigi, si affacciò alla porta «ah allora eri qui, bene dato che sei già pronta possiamo uscire prima, è bello sapere che per una volta non ti sei persa nelle tue assurde fantasie» e si diresse senza aggiungere altro alla porta  ďentrata . Will sollevò gli occhi al cielo, davvero non riusciva a capire come suo padre potesse pensare anche solo lontanamente che lei e quella donna potessero essere compatibili.

                          ♦

Il campo, una distesa d'erba dominata solo da un altissimo "fagus silvatica pendula" come lo definiva zia Pevency, per gli amici faggio, si estendeva quasi per tutta la collina; giunte a destinazione, come al solito si sedettero sotto la pianta. Dopo un commento acido, sul fatto che una signorina appartenente ad una così buona famiglia dovesse preoccuparsi di più di rispettare l'etichetta e del proprio abbigliamento, anziché indossare delle brache come un qualsiasi ragazzotto di basso stampo e, testuali parole, siamo nel 1923 santo cielo; aprì il solito libro dalla copertina color lavanda e si posò gli occhiali sul naso adunco, per poi voltarsi verso Will e mormorare «allora da dove preferiresti cominciare Willamane ?» quel nome, perché doveva continuare a chiamarla per nome completo?
Sapeva esattamente quanto la irritasse, peccato che la megera definisse "Will" un soprannome da maschio, e che dovesse andare fiera di portare il nome della sua defunta nonna.
Will decise di non controbattere, non voleva iniziare un'infinita discussione che non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

Dopo un'ora che sembrò un'eternità, Will riuscì a convincere la zia che fosse giunto il momento di una pausa, la donna ovviamente continuò la lettura in autonomia, mentre la ragazza si allontanò per raggiungere un ruscello che scorreva poco lontano.
Si chinò per osservare l'acqua limpida quando una voce dietro di lei sussurrò «hei Alice, sono qui, girati» lei si voltò cercando di capire chi stesse chiamando chi, ma non c'era nessuno, si voltò di nuovo attendendo curiosa che la voce ripartisse,
e infatti...«Alice hei Alice » sta volta non poteva esserselo immaginato, sollevò lo sguardo e dall'altra parte del ruscello scorse un musetto bianco, con una macchietta nera sull'occhio destro, incorniciato da due lunghe orecchie che gli ricadevano ai lati.
Quella testolina da coniglio non era però attaccata ad un corpicino rannicchiato e cicciottello come se lo sarebbe aspettato, ma piuttosto ad una sagoma ben eretta sulle zampe posteriori e rivestita da un completo in twin azzurrino con un panciotto e una cravattina su misura a righe.

                           ♥

Alice sotto sopraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora