L’odore di caffè inonda la casa. Quanto amo quando, di prima mattina, nel momento in cui tutto tace, c’è il borbottio della caffettiera a tenermi compagnia. Il caffè non è solo uno dei rimedi per tenermi sveglia e attiva, il caffè è come un rito propiziatorio: dopo il primo sorso, so già che la giornata è iniziata nel modo giusto.
Zucchero quanto basta e sorseggio lentamente quel nero aroma che ora brucia quasi come fosse lava.
Il caffè di oggi è più buono del solito, ha qualcosa di speciale.
Mi vesto abbastanza in fretta ed esco. Oggi è una di quelle giornate primaverili in cui non riesco a stare chiusa in casa. L’aria è calda ma al punto giusto, senza soffocare; c’è un fresco venticello che ogni tanto mi scompiglia i capelli; ai lati della strada, dove fino a qualche settimana prima c’erano erbacce, ora vedo petali colorati che troneggiano fieri nel verde. La primavera cambia le cose o, forse, cambia il modo in cui le guardo; mi sembra quasi che sul volto di chi incrocio casualmente ci sia sempre un accenno di sorriso, una luce che vibra più del solito.
Camminando assorta nei miei pensieri non mi sono resa conto di essere arrivata nei pressi dell’Arno, un fiume la cui visione mi è sempre fonte di ispirazione. Spesso mi capita di rifugiarmi lungo le sue rive con solo la mia macchina fotografica a tenermi compagnia.
L’acqua oggi riflette il cielo che è tinto di un azzurro pastello quasi surreale, sembra interamente dipinto; ogni tanto una piccola nuvola si staglia con confini poco definiti nel mare azzurro ma non stona l’equilibrio, rende tutto ancora più armonico.
Continuo a passeggiare tra le strade della mia città che, in Primavera, se possibile, si arricchisce ancor più di bellezza. Guardo le vetrine che si fronteggiano ai due lati della strada e mi domando quale sarà il regalo giusto per mia madre. È questo uno dei motivi per cui sono uscita stamane: fra poco è il suo compleanno e devo ancora decidere cosa regalarle.
Mentre cammino noto alla mia sinistra l’insegna “Libreria Fnac”. Si tratta di una libreria alla quale sono particolarmente affezionata: qui mia madre mi portava spesso quando ero piccola ed è proprio qui che ho mosso i miei primi passi nel mondo della lettura.
Forse sono arrivata qui per caso o, forse, inconsciamente, è proprio qui che volevo arrivare per prenderle un regalo. Decido di entrare; forse non troverò quello che cerco ma, ovviamente, un giro all’interno non posso negarmelo.
Mi avvicino allo scaffale dei libri gialli e inizio a sfogliarne alcuni a caso, leggo molti nomi di autori che mi hanno accompagnato in vari momenti della mia vita e che lo fanno tutt’ora.
Un sorriso mi spunta in volto non appena mi capita tra le mani un libro che ho amato molto e di cui noto una nuova, particolare edizione: L’enigma dell’alfiere. Si tratta del primo libro di questo genere che io abbia mai letto ed è grazie ad esso che è iniziata la mia passione per i gialli.
Sfoglio con delicatezza le pagine del libro che sto ammirando quando, d’improvviso, una voce alle mie spalle dice “Sei proprio sicura di voler leggere quel libro?”
“Scusa ma..” Inizio a dire mentre volgo la testa verso il misterioso interlocutore, la cui voce non mi sembra del tutto estranea..
Mi fermo di scatto quando mi rendo conto che effettivamente la conosco: dinnanzi a me c’è Ermal Meta che mi sorride e guarda con aria sprezzante.
“Cosa gli dico? Ciao, sai che sono venuta al tuo concerto? No, calma.” Questi pensieri frullano nella mia testa mentre decido sul da farsi.
“Sì, sono sicura. Perché?” In poco tempo, rispondendo in questo modo, mi sono resa conto di aver istantaneamente preso la mia decisione: niente condizionamenti e niente scene imbarazzanti, lo tratterò come uno sconosciuto incontrato per caso in una libreria.
“Non voglio certo disprezzare questo genere letterario ma diciamo che, al tuo posto, se dovessi comprare un libro, preferirei guardarmi un po’ intorno e scegliere nel modo giusto.” Risponde lui di rimando. Il suo tono non è altezzoso, ma il suo sguardo dice altro: è come se con le sue parole volesse stuzzicarmi e sondare il terreno.
Mentre parla, mettendo l’una dopo l’altra semplici parole, mi sembra quasi che le sue labbra stiano articolando versi leggiadri, ricchi di poesia.
Lo osservo attentamente scrutando ogni singolo particolare.
“Hai ragione, è giusto guardarsi intorno – rispondo – ma credo che questo libro sia una scelta ottima.”
Mentre gli parlo sostengo il suo sguardo, anche se lo sento pesante. Ho difficoltà a resistere alla tentazione di sfuggire ai suoi occhi che mi fissano con una tale intensità da farmi sentire quasi nuda, impotente, ma resisto. Sono occhi che ti scrutano a fondo, sembrano penetrarti con lo scopo di guardare il tuo interno.
“Certo, se vuoi rimanere vincolata a fredde e logiche leggi.”
Lui risponde con naturalezza e articola con una tale semplicità le parole, che sembra quasi essere in compagnia di un amico di vecchia data. Questo è ciò che fa pensare il suo modo di porsi, ma la sua gestualità e il suo corpo parlano un’altra lingua, molto più diretta e intima.
Mentre ci confrontiamo, in modo impercettibile, si è avvicinato; sento il calore emanato dal suo corpo e percepisco anche un leggero profumo.
“Ma è proprio questo il bello di questo genere letterario: all’inizio le storie sembrano un puzzle da mille pezzi, poi, andando avanti, tutto si fa chiaro e ogni pezzo si incastra alla perfezione.”
La conversazione si sta stringendo in un raggio d’azione sempre più piccolo. Se solo si muovesse di qualche centimetro, potrebbe toccarmi… ma ancora non l’ha fatto.
“Capisco che possa essere affascinante, ma non è limitante pensare di avere tutti i mille pezzi a disposizione e di dover solo andare a ricongiungerli tra loro? Mettiamola così: quando tu hai un puzzle, sai che davanti a te hai tutti i pezzi e sai che c’è un solo modo per farli combaciare. In questo modo tu non hai possibilità di scelta, si riduce tutto a semplice logica. Per me nei libri bisogna cercare di più.”
La distanza diminuisce ancora…
“Comprendo le tue critiche, le rispetto ma assolutamente non le condivido. È vero che tutto alla fine si incastra alla perfezione a rigor di logica, ma hai dimenticato una cosa importante: tutto ciò che c’è tra l’inizio, ovvero la presentazione del mistero, e la fine del libro, cioè la risoluzione. In questo frangente c’è la variabile “uomo”. È l’uomo che compie delitti, è l’uomo che cerca di espiare i propri peccati, è sempre l’uomo che risolve i casi o che, per fare un esempio, finisce per suicidarsi per evitare di affrontare le proprie colpe.”
Lo guardo trionfante, sapendo che a quella risposta non avrebbe potuto controbattere.
Dalle nostre bocche escono frasi e pensieri articolati, frutto di un confronto che può offrire spunti di riflessione interessanti, i nostri corpi fanno altro. È come se ci fosse una forza d’attrazione che mi spinge a muovermi verso di lui ma, al contempo, i piedi sono come bloccati nelle sabbie mobili, mi sembrano pesanti e impossibili da alzare.
“Per farti capire ciò che intendo, ritorno all’esempio del puzzle. Anche la vita è un puzzle, con la differenza che i pezzi sono un numero superiore rispetto a quello necessario. Siamo noi uomini a scegliere quali pezzi inserire nella nostra vita e quali no. Siamo noi a scegliere le combinazioni, a smussare gli angoli di un pezzo per farlo combaciare con un altro. Nella vita non c’è niente di prestabilito, si lavora costantemente, ogni singolo giorno, affinché il puzzle assuma la forma che noi vogliamo.”
Allo scandire delle ultime due parole, finalmente sento la sua mano sfiorare la mia con un gesto che, apparentemente, sembra del tutto casuale e fine a se stesso.
“Sembra che tu stia parlando di poesia.” Gli dico, ingoiando a fatica; la gola mi si è seccata, arida; dovrei bere ma, inaspettatamente, sento il bisogno, anzi, il desiderio di una fonte diversa da cui attingere.
“Ma i libri, come la vita, sono poesia! Ti dirò di più: nei libri trovi la musica, ci sono note nascoste tra le parole.”
“Sentiamo allora, qual è un libro che contiene tutto ciò?”
“Domanda facile. Vieni e ti faccio vedere.”
Quest’ultima frase me la dice quasi sussurrata all’orecchio e posso così sentire il suo respiro caldo sulla guancia. Sento la faccia infuocata ma, fortunatamente, lui ha già iniziato a camminare. Credo non ci abbia fatto caso, o almeno lo spero.
Lo seguo senza fare domande. Non lo conosco, non so che tipo di persona sia, ma qualcosa mi spinge ad ascoltarlo, c’è una forza invisibile che mi attrae. Non capisco di cosa si tratti, mi sento solo abbastanza confusa.
Si ferma di scatto e io lo imito, subito dopo prende un libro da uno scaffale e me lo porge.
Mentre allungo le mani per prenderlo c’è un secondo contatto, questa volta, però, è diverso. Le sue mani si sono poggiate sulle mie esercitando una maggiore pressione, come se volessero comunicare qualcosa. Mentre le nostre mani si toccano, ardono … le mie mani bruciano, sembrano ghiaccio a contatto col fuoco ma non sembrano intenzionate a staccarsi dalla fonte bollente, è come se per la prima volta avessero scoperto che, oltre al ghiaccio, esiste altro…
“Mille splendidi soli.” Leggo il titolo, sfuggendo per la prima volta al suo sguardo.
“Ah, l’hai letto?” Dice illuminandosi in volto e subito noto come, quando sorride, non lo facciano solo gli angoli della sua bocca, bensì ogni singola parte del suo corpo, come se a ridere fosse l’anima.
“No.”
Mentre nel mio stomaco si aggrovigliano parole non dette e un’orgia di emozioni, all’esterno mi mostro sicura e cerco di rispondere con la sua stessa naturalezza.
“Dovresti, fidati. Così poi ti ricrederai e capirai che ho ragione, finendo per aprirti ad altri tipi di letture.” Dice guardando il libro che, gelosamente, stringo ancora in mano. Mentre lo fa, penso al fatto che stia posando lo sguardo anche sulle mie mani e ciò mi scombussola.
“Grazie, ma rifiuto la tua offerta. Comprerò proprio il libro che avevo intenzione di acquistare. Potresti leggerlo anche tu, capiresti che ad esser saccenti e troppo sicuri di sé a volte si sbaglia.”
Mi giro di scatto e inizio a camminare; non so se è stata la mia fantasia a giocarmi un brutto scherzo, ma mi è sembrato che nei suoi occhi ci fosse un pizzico di divertimento. Mi avvicino alla cassa e, nel mentre, sento ancora i suoi occhi poggiati su di me. Ripenso a come l’ho liquidato velocemente e un po’ me ne pento, ma la situazione stava diventando difficile da sostenere e non avrei mai voluto mostrare insicurezza.
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50 sfumature di Ermal
FanfictionUn'amicizia, quella tra Lara, interior design stacanovista, e Andrea, proprietaria di un bar amante dei viaggi, che sarà la molla per avventurarsi in situazioni estranee alla protagonista. Sullo sfondo di una città d'arte, Firenze, farà la sua compa...