Reactions-II parte

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Il rumore del bicchiere di Clarisse che, scivolategli di mano, si frantumava a terra era l'unica cosa che si sentì in quell'atmosfera di assoluto stupore. Frank, con la forchetta che si era fermata a mezz'aria, non aveva il coraggio nè di muoversi nè di parlare. Fino a qualche secondo prima stava mangiando i pancake che gli aveva gentilmente cucinato la sua matrigna, con a fianco Ares che, seduto a capo tavola, cercava di conversare con lui in qualche modo. Dall'altra parte, Clarisse cercava di stargli il più lontano possibile.
E ora si ritrovava in una situazione delicata da cui non sapeva come uscirne. Avrebbe dovuto stare lì zitto? O andarsene e lasciare che la sorellastra si sfogasse in pace?
Ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci che Clarisse crollò davanti ai suoi occhi. Per Frank fu come se qualcuno gli avesse buttato addosso un secchio di acqua gelata. Era come se fino a quel momento, preso dall'antipatia che provava verso quella ragazza, si fosse dimenticato che anche lei era umana, che anche lei aveva i suoi momenti in cui era a pezzi, in cui voleva solo che qualcuno la consolasse, in cui non aveva più le forze di andare avanti.
Clarisse urlò, un urlo che arrivò dritto al cuore di Frank, che si sentì come se avesse smesso di battere per qualche secondo. Poi scoppiò a piangere, le lacrime che scorrevano copiose tanto da bagnarle la maglietta, le mani tra i capelli mentre scuoteva la destra a destra e a sinistra, come a non voler realizzare ciò che era successo.

"Non è possibile." sussurrò, lo sguardo ancora fisso sulla televisione nonostante la notizia di Ottaviano fosse passata da un pezzo.

"Clarisse..." provò a dire la madre, avvicinandosi a lei con una mano tesa, probabilmente volendola abbracciare.

"NON È POSSIBILE!" urlò, alzandosi e scaraventando lontano la sua sedie con un calcio. Poi iniziò a prendere a pugni il muro, non sapendo dove altro sfogarsi. Le sua mani, come la parete, iniziarono a tingersi del rosso del suo sangue.

"Clarisse , calmati!" provò a dire il padre, alzandosi e andando verso di lei, per poi bloccarla con le braccia in quello che sembrava più un modo per fermarla che un abbraccio. Clarisse iniziò a scalciare per liberarsi, dicendo parole sconnesse tra di loro. A quel punto, il corpo di Frank si mosse da solo. Fu come guardarsi da fuori: si vide mentre si alzava e si avvicinava alla sorellastra, per poi allungare le braccia e stringerla, in un vero e proprio abbraccio. Clarisse, troppo stupita da quel gesto, si fermò immediatamente, le braccia lungo i fianchi, la schiena che era come se bruciasse a contatto con le braccia di Frank, lo sguardo puntato sulla parete di fronte a lei.

"Mi dispiace..." Sussurrò il ragazzo, ben consapevole che quelle parole non sarebbero servite a niente. Un 'mi dispiace' non avrebbe fatto svegliare Ottaviano, come non avrebbe riportato in dietro sua nonna. Eppure quelle due semplici parolina riuscirono a far ritornare in sè Clarisse, che nonostante il primo impulso di staccarsi e andarsene, si impose di restare, riuscendo dopo qualche secondo anche a ricambiare l'abbraccio. Non sapeva se quello era l'inizio di un vero rapporto fratello-sorella, o di un semplice momento di debolezza. L'unica cosa di cui era sicura, era che era felice di avere Frank al suo fianco in quell'istante.

"Grazie."

Drew si era appena alzata dalla tavola per prendere uno yogurt dal frigo, ma il suo corpo non riuscì a reggere quando apparve la foto di Ottaviano alla TV e cadde a terra, urlando. Silena invece riuscì a soffocare il grido coprendosi la bocca con le mani. Afrodite e Tristan corsero ad abbracciarle, sussurrando parole consolanti e accarezzandole, ben sapendo quanto fosse inutile. Mentre Tristan cercava di mettere in piedi Drew, che aveva ancora le gambe che tremavano, Piper arrivò in cucina, attirata dal rumore.

"Cos'è successo? -chiese, per poi restare a bocca aperta davanti alla scena che le si presentava- come..."

Cercò lo sguardo della madre, aspettando si una risposta, ma Afrodite non fece altro che scuotere la testa, facendole intendere che non era il momento di parlare. Piper rimase lì in piedi, sulla soglia della cucina, impotente mentre e le sue sorelle venivano portate nella loro camera tremanti e in lacrime. Afrodite rimase nella stanza con le due ragazze, mentre Tristan scese sospirando a ogni gradino.

I hate you, don't leave me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora