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- Dove vi siete conosciuti? - 

Chiede Clio, senza distogliere lo sguardo da gatta morta da Bruno. Lui non la guarda nemmeno di sfuggita, posso dire quasi con orgoglio che ha occhi solo per me e questo mi rende sempre molto felice.

- Vie traverse! -

Rispondiamo in coro, tagliando corto. Nessuno dei due ha il coraggio o meglio, la voglia di rivangare il passato. Soprattutto perche i ricordi che ci legano non sono dei più felici, anzi, condividiamo un segreto quasi tragico.

Sento gli occhi di Bruno pizzicarmi il collo, mentre non faccio a meno di pensare ai fatti successi anni prima. 

Tre, con l'esattezza. Bruno aveva 23 anni, la stessa età che ora ha Amos, ed io ne avevo solo 15. Nel piccolo paese dove abitavo , era ed è tutt'ora strano che ragazzi con una tale differenza d'età potessero frequentarsi, ma non era strano per me. Ai tempi ero in contatto anche con uomini molto più maturi, " grazie" all'hobby che mi ero scelta, lo spaccio. Bruno era un cliente fisso, lo vedevo circa una volta al mese. A differenza dei suoi amici non comprava e nemmeno fumava Marijuana, lui preferiva la coca, inizialmente ne comprava poca - Per il sabato, dolcezza! - ,diceva. Avevo sempre intuito che quella fosse una giustificazione, per voler dimostrare a se stesso che poteva smettere quando avrebbe voluto. Non era così, dopo circa 5 mesi, aveva iniziato a venire più spesso, molto più spesso. La situazione degenerò quando un freddo venerdì di marzo, mi agredì fisicamente, per avere la sua " carica " senza pagare. Al primo spintone stranamente non reagii, ma al secondo gli saltai letteralmente al collo. Non era così robusto tre anni fa. Magro come un chiodo e con la testa incasinata, quella probabilmente era la sua prima rissa . Ci misi poco a metterlo in difficoltà, potevo smetterla li, ma avevo la mente annebbiata dall'alcol e continuai, fino a dargli un pugno che lo fece cadere e sbattere la testa sullo spigolo di un marciapiede. Il sangue lo ricordo ancora, ne sento perfino l'odore. Chiamai io l'ambulanza, ma poi scappai. 

L'ospedale era come la mia seconda casa, odiavo con tutta me stessa attraversare quei corridoi tutti uguali che conoscevo come le mie tasche, dopo 2 anni di inferno ed i sette mesi in cui non ci avevo più messo piede, il solo avvicinarmi all'edificio mi faceva venire i brividi, ma il giorno dopo " l'incidente", presi coraggio ed andai a trovare Bruno. Era terrificante, la pelle grigia, occhi circondati da aloni verdi, una cucitura fresca all'angolo destro del labbro superiore ed un cappuccio di bende in testa. Vederlo così mi rendeva impossibile piangere, non ne avevo il diritto, era li per colpa mia. Andai a trovarlo tutti i giorni in cui era ricoverato in ospedale. Fui io la prima persona che vide quando aprì gli occhi, mi aspettavo una valanga di insulti, infondo ero li per quello, ma ciò che disse fu emotivamente più forte - Hey bellezza - , rimasi rapita da quel bianco e largo sorriso. Ogni giorno che passava diventava sempre più bello ed allegro, in lui avevo trovato un fratello. Quando lo trasferirono al Rehab fu più difficile vedersi, ma non passava mai più di una settimana senza che io lo andassi a trovare. L'uno fu la colonna portante dell'altro, lui smise di farsi, io di spacciare. 

Sono passati minimo 3 mesi dall'ultima volta che l'ho visto, ed adesso è qui. Do un bacio ai miei amici e torno a casa con Bruno, voglio godermelo finchè posso, perchè se lo conosco bene so che questa sarà una visita rapida.

Il nostro parlare di nulla mi alleggerisce il cuore, quasi non penso ad Amos. Quasi. Ho paura di tornare a casa e trovarlo li, che mi aspetta, nella stessa posizione rannicchiata in cui l'ho lasciato. Vederlo in quello stato mi ha fatto venire un colpo al cuore, ma nello stesso momento ho provato una rabbia che non dovrebbe più appartenermi. 

- Ta Dan! Sorpresa!! -

Guardo Bruno come se fosse un pazzo, perché sta facendo tutto questo casino? 

AmosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora