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Una volta arrivato a Jacksonville decido di passare a casa dei miei genitori. Mi piacerebbe capire cosa hanno intenzione di fare con me e non c'é modo migliore che parlarci di persona.
Lascio la mia moto davanti al vialetto. Alla vista della casa nella quale sono cresciuto mi viene un nodo in gola. É un periodo di merda. Sto soffrendo e basta.
Mi dirigo a passo lento verso la porta e non appena suono al campanello nella mente mi balena l'idea di andare via e fregarmene di tutto, ma decido di restare.
La porta si apre e non appena mia madre compare sulla soglia si lascia sfuggire un gridolino. <<Chris!>>.
<<Ciao, mamma>> dico.
Sono a disagio e anche lei lo é, lo capisco dal modo in cui mi guarda, come se a trovarsi di fronte a lei ci fosse il giardiniere in attesa della paga e non suo figlio.
<<Come... stai?>> domanda.
Le trema la voce. Uno dei due deve rompere il ghiaccio e dal momento che non sarà lei a farlo decido di entrare in casa senza un invito. <<Bene, tu?>>.
Impovvisamente mi afferra per il braccio. <<No, Chris. Dove stai andando?>>.
La guardo. <<In nessun posto, perché?>>.
<<Perché non è un buon momento>> dice. <<Vieni, parliamo in giardino>>.
<<Perché?>> domando sospirando.
Per tutta risposta un uomo a me sconosciuto scende le scale. Indossa soltanto un paio di boxer e non appena mi vede si irrigidisce.
Mi volto verso mia madre e solo ora mi rendo conto che ha addosso una camicia da notte a parer mio un pó troppo corta. <<Chi cazzo é lui?>>.
<<Chris, dobbiamo parlare>> dice mia madre afferrandomi la mano.
Mi divincolo. <<Eccome se dobbiamo parlare>>.
L'uomo fa per salire nuovamente al piano di sopra, ma io grido : <<Tu non muoverti da lì>>.
Resta fermo sul posto come una statua ed io mio volto nuovamente verso mia madre. <<Ora mi spieghi chi è lui, cosa sta succedendo e dov'é papà>>.
Mi afferra nuovamente la mano ed io la lascio fare. <<Sono cambiate molte cose da quando... sei andato via>>.
Ci sediamo sul divano e l'uomo si avvicina, prendendo posto nel divano davanti al nostro.
<<Ad esempio?>> domando.
<<Vedi, Chris, io e tuo padre abbiamo attraversato un periodo difficile>> spiega. <<Questo periodo sembrava non finire mai e... abbiamo deciso di divorziare>>.
<<E me lo dici cosi?>> domando alzandomi. <<Lui, comunque, chi è?>>.
Indico lo sconosciuto che siede sul divano e mia madre dice : <<Lui è Victor, l'uomo con in quale mi frequento>>.
<<Ti frequenti>> dico tra me e me. <<E da quanto? Sempre se posso saperlo>>.
Ho i nervi a fior di pelle, ma sto tentando di trattenermi. In questo momento potrei, anzi vorrei, rompere qualsiasi cosa.
<<Da qualche mese>> dice. <<Io e tuo padre ci siamo lasciati circa un mese dopo che te ne sei andato>>.
Cammino avanti e indietro nel salone, passandomi la mano sul viso e sospirando. <<Allora probabilmente non sai che sono stato arresstato... eri troppo impegnata con Vincent>>.
<<Victor>> ribatte.
<<Fa lo stesso>> sbuffo.
Mia madre mi guarda. <<So che sei stato in carcere>>.
Beh, perfetto. I miei genitori sapevano che mi trovavo dietro le sbarre, per di più innocente, e non hanno fatto niente per me, neanche venire a trovarmi. Che famiglia. <<Ah, perció lo sapevate?>>.
<<Si, ma non ti abbiamo mai contattato per paura che rifiutassi le nostre visite>> dice mia madre.
Non sapeva che balla far saltare fuori, é ovvio. Sapendo che avrei dovuto affrontare tutto questo probabilmente non sarei venuto, ma oramai il danno è fatto. <<Belle scuse del cazzo>>.
<<Chris, non usare questo linguaggio>>.
<<No? E perché? Una donna raffinata come te non ammette parole di questo genere?>>.
<<Ora stai esagerando>> sentenzia mia madre alzandosi.
Vincent - o come si chiama - fa lo stesso, guardandomi in cagnesco ma mantendendo comunque le distanze.
<<Tu e papá avete esagerato parecchio tempo fa. Non ho ancora capito cosa vi ho fatto per meritare tutto questo>> dico.
<<Questo cosa?>> domanda fingendo di non capire.
<<Distacco da parte vostra>> spiego facendo un gesto teatrale con le mani.
Sono profondamente offeso, arrabbiato e disgustato. Prima Emily mi dice che è meglio lasciarci, poi vengo quì e trovo in casa un uomo che non è mio padre. Perché tutto a me?
<<Non ci siamo distaccati>> mente mia madre.
Faccio per sferrare un pugno allo specchio a figura intera appeso alla parete, ma faccio appello a tutto il mio autocontrollo, fermandomi prima di mandarlo in frantumi. <<No? E come chiami tutto questo?>>.
<<Molly, tuo figlio ha dei problemi con la gestione della rabbia?>> sussurra Vincent all'orecchio di mia madre, evidentemente con l'intento di non farsi sentire da me.
Mi dirigo a passo svelto verso di lui, afferrandolo per le spalle e spignendolo a terra. <<Se non ti ho anvora massacrato di botte forse no, non ho dei problemi. Riesco a gestire perfettamente la rabbia>>.
Il suo sguardo passa in rassegna da me a mia madre, che mi afferra per il cappuccio della felpa, tentando di farmi alzare.
Mi divincolo, tirandomi su.
<<Chris, fuori di quí!>> sbotta aiutando Vincent ad alzarsi.
<<Cosa?>> domando sperando di aver capito male.
Lei incrocia le braccia, rivolgendomi un occhiataccia. <<Cerca di capire. É meglio per tutti se vai via e... se non torni per un pò>>.
Non sono mai stato tanto confuso in vita mia. Chi è questa donna? Di sicuro non la madre amorevole che quando ero piccolo mi leggeva le fiabe la notte prima di addormentarmi. <<Che cazzo ti stá succedendo?>>.
<<Chris, basta!>> esclama. <<Và via>>.
Trattengo il respiro per circa un secondo, dopodiché sospiro animatamente, frustrato. <<Se esco da quella porta non mi rivedrai mai piú>>.
É vero. Mi dispiace dirlo, ma se mi dirà di andare via lo farò per sempre.
Lei e Vincent si scambiano un occhiata e quando lui annuisce mia madre - o meglio, quella che credevo fosse mia madre - dice : <<Allora vá>>.
Una pugnalata in pieno petto, con centro nel cuore. Ecco cosa è tutto questo. La voce non vuole uscire, perciò resto in silenzio, limitandomi a rivolgere un ultima occhiata a mia madre e ad uscire di casa, dimenticando tutto ciò che ho passato fra quelle quattro mura.

My Everything #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora