Capitolo I

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Central Park...uno dei posti in cui mi sento più a mio agio. Senza gli ingorghi del traffico o il rumore dei clacson, nessun passante di fretta...mi piace venire qui a correre. Amo lo sport, il mio corpo lo esige. Non risolverò i miei problemi stando rinchiusa nel mio appartamento! Questo è il posto migliore per rilassarsi! E devo dire che è di grande aiuto nei giorni in cui mi sento spossata dal lavoro alla Corporazione Vaughn. Sono passati più di tre mesi da quando ho iniziato a lavorare come funzionario alle prime armi. Il misterioso e potente S.re Vaughn ha fondato l'azienda solo qualche anno fa, ma è già diventata una delle più influenti imprese della città. Sospiro mentre osservo una piccola papera beccare l'ultimo pezzo di pane che galleggia mollemente sulla superficie dell'acqua. Decisi di prendere in mano la mia vita il giorno in cui arrivai a New York. So ciò che voglio e sono qui per ottenerlo. Per me, questo è un nuovo inizio. Ed a proposito della mia vita, parliamone. Al momento sono divisa tra due uomini...uno occupa tutto il mio tempo libero, l'altro tutta la mia mente...il primo benché carino, è peloso e bavoso. La sua attività principale consiste nel masticare palle o altri oggetti di suo gradimento, per poi abbandonarli in giro per casa, bagnandomi tutto il pavimento. L'ho chiamato Patrick. Più che essere il cane di famiglia, era soprattutto mio e di mia madre. Quando lei è morta, è stato il mio confidente. Non c'era modo che lo potessi lasciare solo da papà. Patrick mi osserva per la centesima volta, con uno sguardo speranzoso.
«No, scemotto, non farò il bagno con te in quell'acqua putrida.»
Provo ad accarezzarlo dolcemente ma Patrick salta via per andare a masticare un bastone abbandonato. Mi sporgo in avanti, le braccia sulla spalliera della panchina, e lo osservo giocare con tenerezza. E poi, all'improvviso, come sempre, i miei pensieri corrono a lui. Il secondo uomo di cui ho accennato prima. Quello che occupa tutti i miei pensieri...quello che ho incontrato il mio primo giorno di lavoro ed a cui penso ad ogni mio respiro. Il suo nome è Alan. La cosa positiva è che andiamo molto d'accordo, forse anche troppo. Il problema è che si tratta di un mio collega di lavoro. Ricordo il mio primo giorno di lavoro. Lui arrivò nel nostro piccolo box, un gran sorriso sulle labbra. Quel giorno era cominciato molto male, qualcuno mi aveva rubato la borsa...ero così sopraffatta quel giorno, lui mi sembrava l'unica persona normale lì in mezzo. Mi sentii subito bene in sua compagnia. Eravamo molto simili e lo trovavo molto dolce. Mi piacque subito, ma più come amico. Il tipo di amico che ti aiuta a rimetterti in sesto quando ti senti a terra. Ma non il tipo con cui passeresti una notte...e poi, una sera in cui mi sentivo a pezzi, a casa mia, parlammo per ore. Mi addormentai nelle sue braccia. Non mi sono mai sentita così bene tra braccia di un uomo. Quella notte non provò a fare nulla: era semplicemente lì, per me. Fu lì che realizzai quanto straordinario fosse, il tipo di uomo che non si trova ad ogni angolo di strada...iniziai a guardarlo in maniera diversa, a ridacchiare stupidamente alle sue battute, arrossendo quando incontravo i suoi scintillanti occhi nocciola. Diventai gelosa delle ragazze che gli si avvicinavano troppo...sì, la competizione è dura...Alan è il tipo di ragazzo capace di ritrovarsi con un pugno di numeri telefonici senza neanche dover chiedere. Ha quest'aura di innocenza che lo rende così attraente, così...affascinante...Patrick corre da me regalandomi il suo bastone. Mi chiedo se mai arriverà il giorno in cui si stancherà di riportarmelo.
«Dopotutto, tante persone si innamorano dei capi o dei superiori, quindi non è strano che possa capitare con un collega, non credi...?»
«Dubito che il tuo cane possa rispondere alla domanda.»
Accidenti, ho pensato ad alta voce...
Arrossendo per la vergogna, mi giro verso la presuntuosa voce maschile che mi ha richiamato. Un ragazzo mi osserva con uno sguardo divertito, come a dire: "Ti ho appena beccata a conversare con il tuo cane."
«Dubito che tu abbia la risposta...»
«Non saprei...se davvero ti piace il tuo collega, perché stai qui a parlare col tuo cane?»
Che diavolo c'entri tu in tutto questo?!
«Buffo, mi hai appena ricordato perché preferisco il mio cane agli umani...»
Il ragazzo inizia a ridere mentre accarezza Patrick, che sembra molto amichevole con lui. Lancio uno sguardo irritato al traditore. Oh, non far caso a me! Vuoi anche buttarti ai suoi piedi, già che ci sei?
«Sembra che piaccia al tuo cane...»
«Affascinante...hai anche tu un cane, vero?»
«No. Preferisco le gattine...»
Lo guardo, un po' attonita. Con una risata nervosa alzo gli occhi al cielo. Seriamente? "Preferisco le gattine". Chi è questo tizio?! Per un attimo lo osservo con attenzione. Somiglia stranamente ad Alan, solo un po' più...sicuro di sè.
Renee! Devi smetterla con questa fissa di Alan! Finirai per vederlo ovunque!
Prima che riesca ad alzarmi, il suo telefono squilla e lui fugge via mormorando qualcosa che non comprendo. Mi sento un po' stupida mentre osservo il ragazzo andare via. Posso solo dire che mi ha irritata ed infastidita allo stesso tempo! Senza pensare, metto il guinzaglio a Patrick e ci dirigiamo verso casa. Nella strada di ritorno, il telefono squilla. È Lillian.
«Ciao Lillian!»
«Ehi tesoro!»Lillian è diventata un'ottima amica. Anche lei lavora alla Corporazione Vaughn, ma come segretaria. Ricordo come mi sentivo in imbarazzo, la prima volta che ci incontrammo. Lei è quel tipo di ragazza che sembra sempre perfetta. Mai una piega sui suoi vestiti, non un capello fuori posto in testa, sempre impeccabile. In pratica, il mio opposto«Sento dei rumori, dove sei?»
«Ero al parco, mi è successo qualcosa di assurdo, poi te ne parlerò...tu che mi dici?»
«Sto mettendo in ordine...ciò che tutti quanti adoriamo fare...almeno mi sono divertita un po'...la notte scorsa...»
«Cosa?! Con chi?! Raccontami tutto!»
«Non...al telefono...»
«Scherzi? Dai Lillian!»
Ha un dono nel lasciarmi in sospeso. Il peggio è che io ci casco ogni volta.
«Devo andare, ti richiamo stasera!»
«Aspetta! Non puoi lasciarmi così!»
«Ti richiamo dopo la tua prima lezione con Alan! Mi dovrai dire tutto!»
La lezione! L'ho scordato! Farò meglio a darmi una mossa...sì, la novità è che mi sono iscritta in palestra per fare un po' di sport. Ho iniziato a fare Muay Thai Kickboxing 8 anni fa. Mi allenavo con mio padre e non ho avuto la possibilità di riprendere da quando mi sono trasferita qui. Ma...Alan ha cambiato le cose...per puro caso, lui lo insegna in una palestra. Come risultato, il suo praticare MMA, cioè Arti marziali miste, gli ha regalato un corpo da sogno. Ovviamente mi sono detta:"È se partecipassi alle sue lezioni, così da poterlo vedere anche fuori dal lavoro...?". Bella pensata, Miss Renee! Lillian non sa che ho una cotta per Alan. Ed è pure meno consapevole dei miei stratagemmi per avvicinarmi di più a lui. Ogni volta che parliamo di lui, lei crede che per me sia solo un amico. La palestra dove Alan tiene lezioni è a Brooklyn. Ed è lì che vive...l'atmosfera è abbastanza piacevole. Il palazzetto dello sport è ben attrezzato. Mi sento un po' nervosa nel vederlo...ultimamente mi sento sempre nervosa quando lo vedo. Vorrei prendermi a schiaffi. È la prima volta che mi trucco prima di fare dello sport. Improvvisamente, mi passa per la mente che lui potrebbe notarlo e mi sento ridicola.
«Ciao!»con un inchino ed un braccio attorno alla vita, mi saluta in maniera teatrale, facendomi ridere«Benvenuta nella mia tana, oh graziosa damigella.»ridacchio mentre bacia la mia mano in modo esageratamente devoto. Che idiota!«Allora, sei pronta?»
«Sì. Pronta a prenderti a calci nel sedere.»
Alan inizia a ridere come se avessi detto la cosa più divertente del mondo.
«Cercherò di andarci piano con te, pasticcino.»si tende verso di me, come a confidarmi un segreto«Starò attento a non romperti qualche unghia...»
Guardo Alan con aria di sfida. Crede davvero che io sia una ragazzina dolce ed indifesa. Ammetto di non avergli accennato dei miei anni di esperienza. Se sapesse! Ho raggiunto un livello molto alto. Quasi mi dispiacerà rovinare il suo viso d'angelo...
Concentrati Renee!
Un ragazzino ci interrompe e mostra orgogliosamente ad Alan l'ultima mossa che ha imparato. Se ne va velocemente, così com'è arrivato. Alan si scusa e mi invita sul ring.
«Alleni i ragazzini del tuo quartiere?»
«Già. Mi prendo cura di lui e di suo fratello da qualche anno ormai.»
«Sembrava molto orgoglioso di mostrarti ciò che ha imparato.»
«Già. È ciò di cui vado più fiero. Vedere questi ragazzi qui, fare qualcos'altro nelle loro vite oltre che girare per le strade e finire nei posti sbagliati...anche se non posso cambiare ogni cosa, faccio quel che posso.»
«È ammirevole...»
«Ed è ottimo per provarci con le ragazze.»
Alzo gli occhi al cielo e gli do una gomitata al braccio. È diventato un riflesso per quando siamo assieme e lui fa il cretino. Non capisce che i suoi scherzi mi mettono sempre più a disagio. Oltre ad essere sexy, divertente e carino, aiuta i giovani del suo quartiere a fare qualcosa di buono nella vita...di certo, ciò aumenta il suo punteggio fra le ragazze...una volta sul ring, Alan mi dà un paio di guanti da boxe e mi spiega una o due regole base. All'improvviso, fa partire un colpo. Posso percepire come si stia trattenendo considerevolmente. Evito facilmente il suo colpo e controbatto con un pugno ben piazzato. Mi infastidisce che si sia trattenuto.
«Ehi! Questa non è la prima volta che combatti!»
«No, ho qualche anno di pratica alle spalle.»
«Me l'hai tenuto nascosto...quindi ho una piccola guerriera nella mia azienda!»"Piccola guerriera", il nomignolo mi fa sorridere. papà mi chiama sempre così. È stato lui a temprarmi. Quando ero piccola, una volta, fui assalita e per anni me ne sono vergognata. Quando alla fine riuscii a parlarne con i miei genitori, papà mi iniziò al combattimento. Ora, posso mandare chiunque al tappeto. Per esempio, so come torcere un polso o premere svariati punti per rendere anche il più grosso bruto inoffensivo. Ho ricevuto molti colpi, e ne ho inflitti altrettanti. Lentamente ho sconfitto quella parte di me che non riusciva a tollerare il contatto con altre persone. Quando mamma morì per la sua malattia, ho sfogato tuta la mia rabbia sul ring. Un improvviso senso di tristezza mi sovrasta, come ogni volta che penso a mamma. Alcune ferite non guariscono mai...«Stai bene? Vuoi fare una pausa?»
«No, sto bene! Non mi stanco così facilmente!»
«Vedo!»è molto difficile, per me, parlare di certi momenti del passato. La maggior parte delle volte, chiudo i miei problemi in un cassetto nel retro della mia testa. Alla fine, la mia rabbia diminuisce ad ogni calcio che tiro...«Ok angelo. Hai qualche conoscenza base di autodifesa?»
Puoi scommetterci, amico.
«Sì. Significa colpire dove fa più male, angelo. Vuoi provare?»
«Che osso duro! Ho quasi paura!»
«Dovresti averne.»
Improvvisamente, Alan mi si butta addosso, mi cattura le braccia, mi gira intorno così che la mia schiena si trovi contro il suo petto e cerca di immobilizzarmi. Amo sentire i suoi muscoli tendersi contro di me...mi complimento con me stessa per aver avuto la brillante idea di iscrivermi alle sue lezioni...è pazzesco! Pur grondante di sudore ha un buon odore. Rabbrividisco di piacere al pensiero, la mia mente già alla deriva, immaginando ben altre attività.
«Allora? È questo il massimo che sai fare, ragazzina?»
Mi risveglio di colpo dalle mie fantasie e, usando una delle mie leve articolari preferite, lo scaravento a terra.
«È così ci siamo fatti mettere al tappeto da una ragazzina, non è vero?!»
Alan si rimette in piedi ridendo. Trovo difficile rimanere concentrata, perché la sua risata mi fa sempre sciogliere...questo mi sveglia un po' e mi ritrovo ad arrabbiarmi con me stessa! È il mio avversario sul ring e non dovrei voler essere gentile...dopo un'ora di allenamento, abbandoniamo al ring. Dove ammettere che, nonostante il mio livello, mi sono spesso trovata alle strette. Chissà dove ha imparato a combattere così...
«Non sei stata così male, angelo! Hai quasi preso il sopravvento...»
«Mi sono trattenuta perché volevo fare le cose con calma, non volevo farti male...»
Alan mi sorride e stringe la mano ad un altro tizio appena arrivato.
«Ho degli impegni stasera! Dove andare alle docce!»
«Ok! Dove si trovano?»
«Alla fine del corridoio, sulla destra. Incredibilmente dove c'è la scritta "docce"...»
Se ne va ridendo, stringendo alcuni allievi. Sospiro, si prende sempre gioco di me. Ma è diventato un gioco tra noi, sin dal primo giorno in cui ho lavorato con lui...osservo qualche combattimento prima di raccogliere la mia roba ed andare a fare la doccia. Mentre cammino verso le docce, do un'occhiata al mio telefono. Ehi, Lillian mi ha mandato un messaggio! Rido mentre lo leggo.
«Se vuoi sapere di più dell'ultima conquista di Lillian, incontriamoci stasera al solito bar. Baci.»
Con la testa fra le nuvole, mi avvicino alle docce. Il posto è un po' incasinato, ma il pavimento è pulito.
Non sopporto le docce comuni!
Senza pensare, apro la prima porta che trovo. Il cuore mi salta alla gola e trattengo il fiato. Sono sicura di aver cambiato colore all'instante.
«No! Sono nelle docce maschili!»Alan indossa un asciugamano striminzito attorno alla vita. Si trova a pochi centimetri da me, sono un palmo di naso dai suoi pettorali...«Cavolo...io...»
Sono nel panico più totale...non riesco a tirar fuori una singola frase di senso compiuto. Non solo mi trovavo già sotto il suo incantesimo, ma ora mi sento completamente inerme. Il suo corpo è così perfetto. Mi è difficile distogliere lo sguardo dal suo corpo perfetto. È quasi sfacciato. Ma, dopotutto...potrei provare a sbirciare un po' più in basso...
«Se...volevi fare la doccia con me avresti dovuto dirlo, avremmo...potuto organizzare qualcosa...»
Mi sveglio dai miei sogni ad occhi aperti e do un rapido colpetto ai suoi addominali con il dorso della mano.
Mio dio! Decisamente non sono fatti di gelatina!
«Alan! Insomma...»
Sì, lo so, è il meglio che sono riuscita a tirar fuori.
Alan è raggiante, ed io sono viola dalla vergogna. Sto per girarmi, quando Alan mi trattiene gentilmente e si inchina su di me. La sua bocca è al livello della mia fronte.
Ok, il mio cuore salta un battito e sento improvvisamente molto caldo.
«Guarda, le docce delle donne sono proprio lì.»
Punta il dito verso la porta dietro di me, con uno sguardo soddisfatto ed un'espressione divertita sul viso.
«Sì, ok! So leggere, sai!»
«Sicura che non ti perderai? Posso portartici per mano, se vuoi...»
Non dovresti farmi certe proposte...
Faccio una faccia offesa e mi incammino, un po' turbata, alle docce giuste. Incontro Lillian nel nostro solito bar. Amiamo entrambe venire qui per parlare degli ultimi gossip a lavoro o di qualche nuova conquista...devo dire che è davvero una bellissima ragazza. Alta e magre, con capelli biondi ed un sorriso angelico. Sembrerebbe una ragazza innocente, ma non è esattamente così...lunghi dall'essere una santarellina, gli uomini cadono ai suoi piedi come mosche, e lei si innamora facilmente.
«Ehi!»
«Ehi Lillian!»
«Allora, com'è andata la lezione con Alan?»
«È andata benissimo! Mi sono divertita molto! E...ho avuto la ciliegina sulla torta.»Lillian solleva un sopracciglio con fare interrogativo«Ho confuso le stanca delle docce e...mi sono ritrovata faccia a faccia con Alan...a malapena uscito dall'acqua...»
«Non è possibile! Non ci posso credere!»
«Sì, è tutto vero...e non mi rammarico di ciò che ho visto...»Lillian si appoggia delicatamente a me, uno sguardo lascivo sul viso, mostrandomi lunghezze più o meno grandi con le dita«No, sei scema o cosa! Non ho visto quel...il suo...andiamo...»
«Smettila Renee! Qualcuno potrebbe pensare che tu non abbia mai fatto sesso!»
«L'ho fatto...ma non con lui! Io...l'ho solo visto con solo un asciugamano attorno alla vita, ecco tutto...»Lillian sembra delusa«Andiamo! Sembra quasi che ti interessi davvero! È di Alan che stiamo parlando!»
«Hai ragione! Se fosse qui sarebbe il primo a vantarsi con un sorriso idiota stampato sulla faccia...»
Ruotò gli occhi in assenso, ridendo nervosamente.
«Comunque, non avevi qualcosa da dirmi...?»
«Sì...»un sorriso selvaggio appare sulle labbra della mia amica. Grande, sta per farsi piccante«Ti ho parlato del mio vicino del piano di sopra, vero?»
«Vuoi dire il tizio che ti ha dipinto un quadro? Quello che è venuto a ripararti il tetto? O quello che ti ha aiutato a portare le buste?»
Lillian mi guarda con un breve luccichio di soddisfazione negli occhi.
«Ok, ok, lo so, sono molto brava a fare la damigella in difficoltà. Ma fidati di me Renee, gli uomini amano fingersi cavalieri devoti.»
«Certo, se non fosse per il piccolo dettaglio che tu sei tutto tranne che la bella addormentata nel bosco!»
Scoppiamo a ridere mentre assaporiamo i nostri cocktails.
«Comunque, posso dire di aver avuto una serata folle, ieri...ho incontrato Sam ad un raduno del vicinato, è molto carino e ci siamo trovati subito. Alla fine sono andata a casa sua...»
«E...vi rivedrete?»
«Non lo so...»
Questo è proprio da Lillian. Un tizio potrà anche essere interessante e carino ma, appena prima di iniziare qualcosa che somigli anche solo lontanamente ad una relazione, troverà qualcosa che non va in lui. Dopo che Lillian mi ha raccontato tutto della notte brava con Sam, decidiamo di andare a casa. Prima di andare a letto, porto Patrick a fare un giro. Sospiro mentre cammino, ripensando alla serata. Come al solito Lillian mi ha raccontato tutte le sue storie piccanti ed io...non ho avuto nulla di davvero interessante da dire. Il mio cuore palpita, quando ripenso a come mi sono sentita con Alan. Mi correggo. Dopotutto qualunque ragazza si sarebbe eccitata di fronte a quel corpo scolpito, non è vero?
«C'è...ancora molta strada da fare Patrick!»
Mi guarda un attimo, per poi tornare a farsi i fatti suoi. Già, cercare l'odore dei tuoi amici è molto più interessante dell'ascoltarmi piagnucolare. E perché non riesco a parlare di questa cosa con Lillian? Dopotutto è una mia amica, avrebbe sicuramente degli ottimi consigli da darmi...beh, d'altra parte, la sua vita sentimentale non è propriamente stabile...ma mi consiglia sempre con cognizione. Sa che sono un tipo romantico, alla ricerca del ragazzo perfetto...magari mi direbbe: "Fallo! Tu ed Alan stareste davvero bene insieme!". Quindi perché ho così tanta paura?! Forse perché ho una così bassa opinione di me stessa che, se Alan dovesse rifiutarmi, mi sentirei la ragazza più patetica del mondo. Non potrei sopportare di incontrarlo ogni giorno a lavoro, dopo una simile confessione. Non è esattamente un modo per rallegrare l'atmosfera! E perdere la sua amicizia sarebbe troppo difficile da accettare...mi...sento davvero a terra...il mio cuore accelera al ricordo del sorriso di Alan, alla sua proposta di fare la doccia con lui. Stava solo scherzando, ovviamente, ma io...vorrei tanto avesse detto sul serio...che peccato...ancora una volta i miei desideri sono rimasti mere fantasie...devo decidermi. O prendo l'iniziativa con Alan o lascio perdere! Se continuo a pensare a lui tutto il tempo, potrei chiudere la porta a qualunque altro uomo che potrebbe mostrare interesse! Devo dire che Alan ha davvero tutto ciò che cerco in un uomo.
Dacci un taglio Renee!
Sospiro e chiamo Patrick, occupato ad annusare un fazzoletto abbandonato. Cammino ancora un po' prima di tornare a casa. So che sarà difficile riuscire ad addormentarsi, ma domani mattina ho un meeting col mio manager! Questa mattina mi sono dovuta preparare alla velocità delle luce, poiché, come volevasi dimostrare, non mi sono svegliata quando la sveglia ha suonato! Ho avuto solo pochi minuti per prepararmi...in ogni caso, il risultato non è perfetto ma dovrò farmelo andare bene! Irrompo nel mio ufficio, prendo qualche appunto e mi precipito in quello del mio manager. Completamente senza fiato, busso alla porta prima di aprirla.
«Buongiorno Renee. Entri pure.»inizialmente, rimasi un po' sorpresa dell'atteggiamento cordiale di Shane Walters. Mi ero immaginata di ritrovarmi di fronte un uomo anziano, consumato dalla pressione delle responsabilità del ruolo. Nulla di tutto questo. Shane è un uomo sempre impeccabile, impassibile a tutto ciò che gli capita attorno«Problemi con la sveglia, signorina Simon?»
«Sono...andata...a letto un po' tardi ieri notte, quindi sono dovuta uscire con un po' di fretta questa mattina. Non sono in ritardo, vero...?»
Se solo potessi controllare il tempo...
Con Shane ho sempre difficoltà a capire come comportarmi. Può essere molto amichevole e, in altri momenti, parecchio scostante. Mi ha sempre intimidita. Molto probabilmente ciò ha qualcosa a che fare con la sua stazza...o forse col modo in cui rigira il suo anello tra le dita quando è perso nei suoi pensieri. Con lui non si sa mai se si è arrosto, bolliti o allo spiedo. Ed è esattamente ciò che fa lui, mentre continua ad esaminarmi.
«Voleva...vedermi?»
«Uno dei nostri clienti più influenti ha bisogno di un mock-up per stasera. Tutti i dettagli sono in questo archivio.»
Benvenuta alla Corporazione Vaughn. Un posto dove dovrai lavorare per ore fino a tardi con il sorriso sulle labbra, ammesso che tu voglia mantenere un lavoro che dozzine di persone là fuori ucciderebbero per avere. Ondeggio maldestramente mentre mi sporgo verso l'archivio che Shane mi ha appena passato sulla scrivania. Non so perché, ma ho sempre l'impressione che mi stia esaminando. Come cerco di raccoglierlo, lui posa la sua mano sopra la mia, mentre fissa i suoi occhi blu nei miei.
«Non era in ritardo stamane, e...sta davvero bene senza trucco.»
«Grazie...»
Prendo l'archivio, un po' scettica alla sua uscita, e lascio l'ufficio. Con il mio manager, è sempre un po' così. È sempre gentile con me, come se sapesse che, per riuscire a sentirmi sicura, ho bisogno di qualche complimento. A volte, ho quasi l'impressione che stia flirtando con me. Ma riconsidero immediatamente il pensiero, non vedo cosa potrebbe vedere in una ragazza come me. Quando arrivo al mio box dell'ufficio, Alan è appena arrivato. Mette il suo casco sotto la scrivania come sempre e mi sorride apertamente.
«Buongiorno angelo!»faccio un passo avanti per baciarlo sulla guancia. È un piccolo rituale che mi permetto ogni mattina. A ciascuno il suo piacere...«Allora, indolenzita da ieri?»
«No, sto bene!»
«Ok, lavoreremo di più la prossima volta...»
«Chi stai chiamando nonnetta? Se ricordo bene, sono io quella che ti ha sbattuto al tappeto...»
«Quello che ricordo io è il modo in cui mi hai esaminato nelle docce...»
«Già, è stato un bell'extra!»il mio commento di rimando sembra aver tolto la parola ad Alan. All'improvviso mi domando se avrei dovuto dire ciò che ho detto...«Shane...mi...ha dato l'archivio di un cliente che vorrebbe un modello redatto per stasera! Direi che abbiamo del lavoro da fare!»
«Ci ha provato ancora?»
Ma che ti importa?
«Non ci prova con me, Alan. È solo gentile, tutto qui.»
«Certo, certo...»
So che ad Alan non piace il modo in cui Shane si rivolge a me. A volte ho anche l'impressione che sia geloso, cosa che mi dà speranza...
«Sei forse geloso?»
«No, non lo sono...a meno che tu non l'abbia visto a petto nudo. Ho ottenuto un vantaggio ieri sera, a giudicare dalle espressione che avevi sulla faccia...»
«Alan!»
Sospiro, nascondendomi dietro al monitor del mio computer, fingendo di mettermi al lavoro. Il cuore mi batte forte. E se avesse intuito qualcosa? Intorno a mezzogiorno, decidiamo di andare in caffetteria. Herman Lambert è appoggiato al muro, lo sguardo fisso al suo cellulare.
«Ehi.»
«Ciao Herman.»
Herman è probabilmente il ragazzo meno loquace del dipartimento. Ho sempre la sensazione di dargli fastidio. A dire il vero, sembra che praticamente tutti gli diano ai nervi.
«Allora, che farai questo weekend?»
«Il mio gruppo ed io daremo un concerto.»
«Fantastico! Possiamo venire a vedere?»
Herman ignora la mia domanda e guarda Alan.
«Sei invitato a venire, se ti fa piacere...»
«Ci puoi scommettere! Non mi perderei mai il grande Herman sul palco...e le ragazzine sovraeccitate che ondeggiano i fianchi in mezzo alla folla...»
«Vengono tutte per me, non ci pensare neanche. Puoi venire anche tu...»
Herman mi guarda un attimo, nel modo in cui guarderesti chiunque tu sia costretto ad invitare controvoglia.
Stupendo, non sei costretta a venire, fai come ti pare...
So che anche con Alan, nonostante siano buoni amici, è sempre amichevole. Ma mi chiedo comunque se non abbia qualche problema con me. Herman se ne va con nonchalance, dando un breve cenno al capo.
«Davvero ti piacciono quel tipo di ragazze?»
«Renee...mi stai dicendo che non hai mai cantato a squarciagola ad un concerto rock di fronte ad un ragazzaccio tutto sudato?»mi acciglio all'osservazione di Alan. Certo che l'ho fatto...non posso evitare di sorridere«Come pensavo. Non sei così innocente come vuoi far credere.»
Se conoscessi i miei pensieri su di te, questo sarebbe il minimo che diresti
Questa è un'altra caratteristica di Alan, è semplicemente impossibile criticare un suo amico.
«Bene, rimettiamoci al lavoro! Non ho intenzione di passare la notte qui, ho palestra stasera!»
Di riflesso mi torna alla mente l'immagine di lui nelle docce...devo davvero smettere di pensarci! Un sorrisino sfacciato si forma sulle labbra di Alan. So esattamente a cosa sta pensando...preferisco ignorare il suo sorrisino e distogliere lo sguardo, troppo imbarazzata. Alan scoppia a ridere ed inizia a bere il suo caffè mentre arrossisco. Mi blocco come una stupida a fissare la mia bevanda, chiedendomi che problema abbia Herman con me...forse ha ragione Alan, sto immaginando le cose, fa così con tutti...mi volto verso la voce femminile che mi alita sul collo.
«Signorina Simon...»
Sherry Rodgers...
«Buongiorno, signorina Rodgers.»
«Se non ha messo radici alla macchinetta, mi piacerebbe riuscire a prendere un caffè.»
«Oh certo! Mi scusi!»
Sherry mi rispetta quanto farebbe con uno scarafaggio. Anzi...a pensarci bene lo scarafaggio godrebbe di maggior considerazione...mi levo di torno, maldestramente. Mi sento sempre impacciata in sua presenza. Ha la classica sicurezza di quelle donne con ogni curva al posto. Sempre che, nel suo caso, non sia grazie al bisturi.
«Le capita mai di lavorare al di fuori delle sue pause caffè, signorina?»
Se non si fosse capito, Sherry è il mio peggior nemico qui. Il tipo di donna che vorresti prendere a schiaffi, salvo poi essere costretta a sorriderle a lavoro.
«Scusi, come dice?»
La fisso, presa alla sprovvista. Deciditi! Non ho mica cominciato io.
«Non stia lì impalata?! Torni al lavoro.»
Si volta con grazia e si allontana, inondando le mie narici con suo profumo. Sono arrivata ad odiare questo odore...così avete conosciuto Sherry Rodgers, responsabile delle risorse umane nonché la più grande stronza del divertimento. So a che pensare la prossima volta che salirò sul ring...torno in ufficio, irritata. Alan nota il mio turbamento.
«Wow angelo, dovresti finirla col caffè. Sembri tesa!»
«Intendi finire Sherry!»
«Che ha detto ancora?»
«Che passo più tempo in pausa che al lavoro! Non posso crederci! Che stronza!»
«Sembra ti stia stalkerando...!»
Mi butto sulla mia sedia con un sospiro.
«Non è divertente Alan...! Onestamente sono stufa di lei.»
«Lascia stare. È solo gelosa.»
«Gelosa? Gelosa di che?!»
«Non ti sei vista, angelo.»lo fisso con curiosità. Il mio cuore accelera. Che sta dicendo?«Sicuramente non può sopportare l'idea di vedersi attorno una ragazza carina come te. Con tutta la vernice che si mette sul viso, dev'essere insopportabile per lei vedere quanto sei bella senza trucco...»non so cosa rispondere. Sento che sto per arrossire, così mi nascondo dietro al mio monitor, di nuovo...«Comunque! Magari un giorno smetterai di sminuirti in questo modo!»
«Ok, smetterò di lamentarmi di Sherry...»
«Non è questo che intendevo, Renee. Solo, ignorala. Vali molto di più delle sue osservazioni insignificanti...»
Mi sento molto strana, all'improvviso. Sono sicura di star arrossendo...dovrei credere a ciò che ha detto? Era davvero un complimento? O mi sta prendendo in giro, come al solito? Io...gli piaccio...? All'improvviso mi sento molto leggera, il mio cuore colmo di una sensazione di benessere...mi sembra di poter volare. Questa sera non riesco proprio a tornare con i piedi per terra. Mi sento totalmente galvanizzata da quello che ha detto Alan. Correre sembra non richiedere sforzi, mi sento così felice! Quanto è bella la vita! Non riuscivo a stare ferma, così sono uscita a correre un po', per la felicità di Patrick che continua a rovistare in giro come un forsennato.
«Ehi Renee!»mi fermo e mi giro. Lillian mi saluta mentre corre verso di me«Corri velocemente!»
«Che fai qui?!»
«Non sei l'unica a venire al Central Park dopo il lavoro! È un posto molto frequentato, lo sai? Ehi Patrick!»Lillian si colpisce le ginocchia mentre chiama Patrick. Questi due si amano. Come sempre, Patrick si butta velocemente ai suoi piedi, mostrandole la pancia. Ci avviciniamo ad una panchina vicina e ci sediamo a parlare«Com'è andata la giornata?»
«Davvero molto bene!»
«Si vede! Hai incontrato il principe azzurro o cosa?!»Lillian mi si avvicina, fissando i suoi bellissimi occhi turchesi ai miei, dicendo«Forza, parla.»
Non posso più tenerglieli nascosti, devo parlarle dei miei sentimenti per Alan.
«È Alan.»
«Alan cosa? Ti ha presentato uno dei suoi amici fighi?»
«È Alan. Mi piace lui, ok?»
«Ok, aspetta un attimo...Alan? Il nostro Alan? Intendi...Alan Alan?»
«Sì.»
Lillian è sconvolta. Con la bocca spalancata si appoggia allo schienale della panchina. Fortunatamente Patrick rompe il ghiaccio buttandoci un bastone sporco alle ginocchia.
«Ma...da quando?»
«Non so...è da un po' che qualcosa è cambiato, mi sento davvero attratta da lui...»
«Cavolo! Non ci posso credere...!»
Le sorrido timidamente. È visibilmente stupita.
«Mi spiace...di non avertene parlato prima...»Lillian mi guarda con dolcezza, capisce quanto sia davvero desolata«Non ho mai trovato il coraggio di parlartene...è strano...onestamente, neanche io capisco cosa mi stia succedendo...»
«Ne hai parlato con Alan?»
«Starai scherzando?! Certo che no!»
«Ok...ok...»
Accarezzo Patrick nervosamente. Dovrei sentirmi sollevata per averne parlato con Lillian, invece mi sento agitata. Ho la sensazione di non poter più tornare indietro. L'altra notte, Lillian ed io abbiamo ordinato una pizza a casa mia. Avevo tantissimo da raccontarle ed avevo davvero bisogno dei suoi consigli. Dopo quello che Alan ha detto, siamo arrivate alla conclusione che dovrei davvero provarci, almeno fare un tentativo. Secondo Lillian, non mi avrebbe mai fatto un simile complimento se non fosse interessato. Il punto è che Alan è davvero un bravo ragazzo e so che sarebbe capace di dire certe cose anche solo per farmi sentire meglio. Non posso continuare così! Se anche dovessi venire totalmente respinta, devo provarci. Altrimenti me ne pentirò per il resto della mia vita! Come Alan entra in ufficio, il mio cuore inizia a galoppare.
«Ehi angelo!»
«Ciao Alan.»come sempre, si sporge verso di me per un abbraccio. Quando i nostri visi si sfiorano immagino le sue labbra avvicinarsi alle mie. Invece si siede subito al suo posto. Ok...devo proprio farlo!«Allora, che ne dici di venire a pranzo con me? Mi piacerebbe passare un po' più di tempo con te fuori dal lavoro.»
Alan non ha neanche sistemato le sue cose, ancora. Mette il casco sotto la scrivania e mi guarda.
«Certo, mia cara! Mi piacerebbe!»
Non è stato così difficile...e lui sembra entusiata! Se solo ogni cosa potesse andare così liscia...
«Chiedo ad Herman se gli va di venire con noi!»
«Herman?!»
Che c'entra Herman? Non rientra nei miei piani averlo tra i piedi?!
«Sì, Herman. È un problema per te?»
«Non ho molta voglia di ascoltare i suoi commenti sprezzanti...»
«Smettila Renee...gli piaci!»
Ma non mi interessa se gli piaccio o meno! È con te che voglio stare!
Seriamente? Questo è il suo modo per farmi capire di non essere interessato a pranzare solo con me, non è così? Cosa avrei dovuto dire? "Ehi Alan, già che ci sono, vorrei davvero pranzare con te, perché mi piaci molto e vorrei tanto che fossimo più che amici...". Così sarebbe stato abbastanza chiaro? I casi sono due: o non ha recepito il messaggio, o ha capito tutto e questo è il suo modo per farmi capire di non essere interessato...vado ad incontrare Lillian nella sala relax. Ero così arrabbiata che dovevo proprio parlare con lei.
«Ho letto il tuo messaggio...»
«Sono così furiosa...perché doveva invitare Herman? Visto? Te l'ho detto, non gli interesso, è ovvio...almeno non nel modo in cui vorrei io.»
«Non saltare a conclusioni affrettate...»
«Davvero? E tu come la prenderesti? Inviti un ragazzo a pranzo fuori e quello si porta appresso l'amico...»
Mescolo il caffè con lo sguardo perso nel vuoto. Sarò decisamente frustrata e di pessimo umore per il resto della giornata.
«Aspetta un attimo Renee...dobbiamo guardare le cose dalla giusta prospettiva. Per Alan tu sei la sua simpatica collega di lavoro, giusto?»
«Sì, grazie tante, è proprio questo il problema. Dovrebbe farmi sentire meglio?»
«Ascoltami fino alla fine!»sollevo i miei occhi da cucciolo col cuore spezzato sulla mia amica«Come può capire dal nulla, che tu l'abbia davvero invitato ad un appuntamento. Ha bisogno di tempo per arrivarci.»
Mi immusonisco, convinta a metà.
«Gli ho chiesto di venire a pranzo con me. Non so come sarei potuta essere più chiara di così...»
«Ragiona un attimo, stiamo parlando di un ragazzo...di Alan su tutti...»
Faccio una risata nervosa.
«Ok, facciamo finta che non abbia capito...cosa che trovo difficile da credere. Che faccio ora?»
«Penso solo che tu stia usando il modo sbagliato.»
«Ok, quindi cosa dovrei fare?»
«Fammi pensare...»mi fido di Lillian per queste cose. È una ragazza che ottiene sempre ciò che vuole. O almeno, gli uomini che vuole«Forse l'errore è stato il provarci qui. Qui sei sua collega e basta, non è pronto a vederti sotto un'altra ottica...»la ascolto come ascolterei un oracolo, sperando in un miracolo. Sì, sono totalmente disperata«Devi trovare il luogo giusto ed il momento giusto...»
«Beh, Herman darà un concerto questo weekend, Alan sarà lì...»
«Perfetto! Preparati, dovrai tirar fuori l'artiglieria pesante!»
«Artiglieria pesante?»
«Sì. Dovrai essere una bomba! In parole povere: mettiti il vestito più sexy ed attillato che hai. Della giusta lunghezza, ovviamente.»
«Non mi sento a mio agio con i vestiti troppo corri...»
«Ho detto "giusta" lunghezza. Devi solo mostrare qualcosa senza rivelare troppo...»inizio a ridere. Sembra quasi che vestirsi per provarci con qualcuno sia una formula matematica. La guardo di traverso, come a dire: "Stai parlando con me?"«Sì Renee, vestita bene sei semplicemente uno schianto. E, collega o non collega, Alan ti sbaverà dietro!»
«Credici. Probabilmente farà qualche battuta...»
«È una possibilità, ma dato che non abbiamo la sfera di cristallo, vedremo come andrà. E poi, durante il concerto, sii distante. Dagli qualche segnale, ma devi lasciarlo nel dubbio.»
«Sembra tutto così complicato. Non sono abile come te...»
«Comunque sia, ne riparleremo la notte prima del concerto!»
Ho passato in rassegna la maggior parte dei miei vestiti. Ho ascoltato il consiglio di Lillia, così ne ho selezionati diversi. Mentre pondero su quale scegliere, il telefono suona. È un messaggio di Alan: «Verrai stasera, angelo?»
Ci puoi scommettere! Il fatto che lui me lo chieda mi dà un po' di coraggio. Se se ne preoccupa, significa che almeno un po' è interessato...o no? Mentre rispondo, mi viene un'idea...rispondo: «Sì! Andrai in moto?»
Poggio il telefono sul sofà ed accarezzo Patrick, il quale si è appena piazzato di fronte al mio campo visivo, come a dire: "Non dimenticarti di me".
«Cosa c'è?»Patrick scodinzola, fissandomi con uno sguardo che dice chiaramente: "Sai esattamente cosa voglio"«Ok, ok! Andiamo!»
Prendo il suo guinzaglio e scendiamo a fare un giro. Le strade sono tranquille, per essere sabato notte. Il telefono suona ancora. È Alan: «Sì. Tu come arriverai lì?»
Rispondo, con un sorriso: «In realtà, speravo tu potessi passare a prendermi. Ho sempre sognato di salire sulla moto di un bel ragazzo dai capelli scuri...»
Se non ci arriva dopo questo, non so davvero che altro potrei fare! Mentre Patrick continua a segnare col suo odore tutti i lampioni, inizio a sognare ad occhi aperti.
Mi vedo stretta ad Alan, in sella alla sua potente moto da corsa...ma il telefono mi risveglia bruscamente: «Scusa ma devo passare a casa di un mio amico prima, non passerò dalle tue parti. Ci vediamo lì, angelo?»
Ok...il mio sogno è andato in frantumi come una scultura di cristallo...e con esso il mio cuore. Come sempre, decido di parlarne con Lillian. Credo sarebbe meglio porre fine a questo massacro.
«Ehi tesoro! Pronta per il ballo?»
«Non proprio...»
«Vuoi dargli buca?!»
«A dire il vero...ho chiesto ad Alan se potesse passare a prendermi con la moto...volevo giocarmela sul romantico, vedi...»
«E...?»
«Ha tirato fuori qualche scusa stupida per non essere il mio bell'autista...non va bene, inizio ad immaginarmi le cose...»
«Probabilmente aveva delle buone ragioni! Smetti di pensare ogni volta che dipenda da te! E se ti può consolare, non ho mai visto Alan portare qualcuno sulla sua moto.»
«Sul serio?»
«Già...sarà strano, ma è così. Forse ha una relazione con lei...magari la sua moto è tua rivale...!»
«Se è così allora non ho speranze! Ha una bella carrozzeria!»
Entrambe scoppiamo a ridere. Sapevo che mi sarei sentita meglio parlando con lei.
«Parlando di carrozzeria, hai già deciso che vestito mettere? Metti quello rosso...dopotutto, non dicono che sia il colore della passione? Aggiungici un po' di occhi dolci e vedrai che ti morirà dietro!»
Occhi dolci, so come fare. Ho visto tonnellate di tutorial su YouTube!
«Certo. Ora porto Patrick a casa, mi preparo e poi vado. È davvero un peccato che tu non possa venire...»
«Scusa, te l'ho detto. Stasera mi vedo con Sam...»
«È vero! Che piani avete?»
«Cenetta a lume di candela e poi si vedrà...dipende se avrà fatto il bravo o meno...»
Ridacchio. Lillian mi fa morire. Ho la netta impressione che li tenga tutti al guinzaglio. Alla fine ho preso un taxi. Sarebbe stato impossibile camminare per tutta quella strada sui miei tacchi da 5 cm....la bellezza ha un prezzo, chiedetelo ai miei piedi. Non appena entro nel locale affollato, scorgo Alan parlare con Herman. Lui si gira verso di me e mi sorride. Ok, ci siamo. Tempo di entrare in scena. Scosto una ciocca di capelli, ed ondeggiando i fianchi con sicurezza, mi avvicino al mio bel collega, fissandolo negli occhi.
«Renee! Sei...wow!»
«Grazie!»
A giudicare dalla sua reazione, il consiglio di Lillian ha funzionato!
Herman dà una gomitata ad Alan.
«Ehi, chiudi la bocca, ci entreranno le mosche!»
Ricordando i consigli di Lillian, sorrido e mi comporto con indifferenza.
«Sei qui da molto?»
«Sì...cioè...no. Non da molto.»
Che gli prende all'improvviso?
«Alan è venuto per aiutarmi a sistemare.»
Grande...credevo dovesse passare a casa di un amico...
«Vado a prendermi qualcosa da bere...vuoi qualcosa Renee?»
«No, grazie.»
Rispondo un po' bruscamente...alla fine, sembra proprio che stia rifiutando le mie avances...Alan si allontana per prendere da bere. Lo osservo, infastidita.
«Devo tornare dal gruppo.»
Splendido, proprio la mia fortuna, lasciata sola con i miei tacchi a spillo ed un vestito troppo stretto...
«Non...ci posso credere...»
«Neanch'io...»
Ehi! Conosco questa voce...
«Mai una volta che tu non ti stia lamentando.»
«E mai una volta che tu sia educato...»
«Perdonami! Dove sono finite le mie buone maniere? Mi chiamo Derek.»
«Buonasera Derek, mi chiamo Renee.»
«Piacere di conoscerti...se posso permettermi, chi sta realmente mancando di buone maniere è colui che si è permesso di lasciare da sola una così affascinante fanciulla...»
«È solo andato a prendere da bere.»
«Quindi...avevo ragione...»
«Tranquillo, mi fa solo da accompagnatore. Tutto qui.»
Ho parlato a denti stretti. "Tutto qui"...ma era proprio necessario dirlo?
«Un altro idiota. Quando una ragazza come te viene portata fuori...»si mette un dito sulle labbra e mi guarda con un sorriso«dovrebbe...anche essere riportata a casa...»
Fisso il mio sguardo corrucciato nei suoi occhi innocenti. Eccetto che questo tizio sembrerebbe tutto tranne che innocente.
«Spero tu non sia una specie di psicopatico...»
Lui inizia a ridere. Buffo, ha la stessa risata di Alan. È strano, ma più lo guardo più mi sembrano simili.
«Non rivelo mai tutte le mie carte. Questione di strategia.»
Faccio una risatina scettica e sollevo un sopracciglio, fissandolo. La sua impertinenza, seppur irritante, è anche...intrigante. Sono troppo frustrata dall'atteggiamento di Alan per non volermi divertire un po' con questo ragazzo che ha chiaramente qualche interesse nei miei confronti. Poso una mano sulla sua spalla e lo guardo con i suoi occhi innocenti.
«Non faccio mai sesso la prima notte. Questione di principio.»
Scoppia a ridere. Emana una forte sicurezza di sè, alla quale non sono indifferente...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2017 ⏰

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