1- I compiti di chimica| Marichat

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Marinette lanciò l'ennesima imprecazione contro il quaderno di chimica, mentre si accasciava lentamente contro lo schienale della sedia, esausta come dopo un lungo combattimento.
Uno scontro che l'aveva vista miseramente sconfitta nel peggiore dei modi.
La chimica sapeva essere un nemico ben più temibile di Papillon, nel pieno dei suoi anni.
- Ci rinuncio! - esclamò poi la corvina, chiudendo il quaderno con aria stizzita - Non riuscirò mai a fare questi stramaledetti esercizi; è impossibile! -
- Non fare così, Marinette - intervenne la piccola Tikki, svolazzandole ad un palmo dal viso - Se ti metti d'impegno riuscirai a farli senza problemi. Hai solo bisogno di concentrazione, tutto qui -
Le parole del kwami sarebbero riuscite a motivare chiunque, ma non la povera Marinette.
La corvina fece trasparire dal suo sguardo tutta la sua perplessità.
No, non ce l'avrebbe fatta. Doveva trovare un altro modo per riuscire a finire quegli esercizi prima dell'indomani.
Ma come?
Un lieve suono proveniente dalla sua finestra, seguito da un sottile cigolio, attirò l'attenzione sua e di Tikki.
- M'Lady, stavi studiando? Ti disturbo? -
La sua soluzione era appena arrivata, avvolta nella sua tutina attillata nera, e con coda e orecchie da gatto.
Sul volto della giovane apparve un ampio e poco rassicurante sorriso.
- Assolutamente no, micetto! Non mi disturbi mai, lo sai - miagolò allegra la corvina.
Adrien rimase seduto sul bordo della finestra, osservando con evidente confusione la propria ragazza.
Sentiva di essersi perso qualcosa.
- Tutto... bene? - domandò, incerto, mentre inclinava da un lato la testa.
Marinette annuì con energia, prima di alzarsi dalla sedia girevole con un elegante balzo.
- Certo! - sorrise ancora. Questa volta però con uno molto più caldo, e con un pizzico di velata malizia.
- Ora che sei qua, va tutto decisamente meglio. Mooolto... meglio - soffiò, incrociando con estrema lentezza le braccia intorno al collo del biondo ed alzandosi appena sulle punte per stampargli un bacio a stampo sulla bocca carnosa.
L'eroe parigino ricambiò con piacere il bacio della corvina, rendendolo sempre meno casto con il passare del tempo, mentre con le mani artigliate scendeva e le agguantava i fianchi magri.
- È il mio compleanno e me ne sono dimenticato? -
Marinette ridacchiò leggera, mentre sentiva il naso dritto del ragazzo solleticarle il collo.
- No, gattino. Non è il tuo compleanno - rispose, giocherellando e ripassandosi tra le dita le ciocche bionde del ragazzo.
Il gatto passò un'ultima volta il naso sulla spalla, scoperta dalla sottile canotta rosa che Marinette indossava. Inspirò quel profumo, che tanto amava, a pieni polmoni e beandosene appieno, e vi depositò un rapido bacio.
Alzò il volto e l'osservò attentamente.
- Allora a cosa devo questo caloroso... benvenuto? - domandò, con gli occhi verdi che brillavano di spudorata malizia.
- A niente... - rimase vaga, iniziando ora a giocherellare con la zip metallica della sua tuta nera.
Su e giù, più e più volte.
Adrien si incantò ad osservarla.
Se tanto voleva toglierla, la sua tuta, bastava dirglielo; lui se la sarebbe tolta senza problemi.
Non c'era nemmeno bisogno di chiedere.
- Non posso essere solo felice di vedere il mio ragazzo? - chiese, fintamente ingenua, alzando i grandi occhi blu.
- Puoi essere felice di vedermi tutte le volte che vuoi, princess - e se la portò più vicina a sè, per prendere a torturare la spalla con tanti piccoli giocosi morsetti.
La corvina si lasciò sfuggire un urletto acuto, a causa di un morso lievemente più marcato rispetto agli altri, verso la clavicola.
Non doveva distrarsi troppo, anche se con il biondo era un'impresa ardua e titanica.
Doveva mantenere un minimo di lucidità.
- Senti, Adrien... - sospirò - Posso farti una domanda? -
- Insettina, non c'è bisogno di chiedere! Se vuoi fare porcate, basta dirlo... o farle direttamente; lo sai che non ti dico mai di no - aggiunse, afferrandola saldamente per le natiche e sistemandola meglio tra le proprie gambe toniche, non mollando la presa.
Adrien aveva un debole per il sedere della corvina, e non ne aveva mai fatto segreto.
Anzi, era sempre stato molto esplicito con lei.
Oscenamente esplicito.
In particolar modo negli ultimi anni in cui la loro intima complicità era cresciuta notevolmente.
- Questo lo so perfettamente, e lo sai anche tu - gli ricordò, allusiva - Quello che volevo chiederti era tutt'altro -
Confuso, l'eroe parigino inclinò la testa da un lato.
- Chiedi pure -
- Tu hai fatto i compiti di chimica? -
Rimase completamente spiazzato da quella domanda, così improvvisa; tanto da sollevare involontariamente le mani dal corpo della ragazza.
- Chimica? - domandò, incerto, sperando di aver capito male.
Marinette annuì con la testa.
E lui che sperava in qualche richiesta sconcia indicibile, o particolare; ci aveva sperato davvero.
- Sì, li ho fatti - rispose, aggrottando le sopracciglia - Ma perché me lo... -
Chat Noir non finì mai la frase.
Gli bastò lanciare un'occhiata sulla scrivania della corvina, dove giaceva ancora il quaderno scolastico, per fargli capire tutto.
All'improvviso il quadro gli fu completamente chiaro.
- Non te li faccio copiare i compiti, Marinette -
La risposta secca del biondo spiazzò la ragazza.
- Eddai, Adrien! Ti preeego - lo pregò - Ti prometto che è l'ultimissima volta - marcò molto le ultime parole, congiungendo le mani a mo' di preghiera e sbattendo le ciglia, nella classica espressione da "cucciolo di foca a cui hanno ucciso la mamma".
- La tua "ultimissima volta" non era stata due settimane fa? - domandò, inarcando un sopracciglio biondo.
Marinette rimase un attimo in silenzio.
Si era dimenticata di quella volta. Se l'era proprio scordata, accidenti.
- Ti prometto che questa è davvero l'ultimissima volta. Non te lo chiederò mai più, parola di coccinella -
- No - fu la risposta secca dell'eroe.
Sul viso di Marinette si dipinse un'espressione allibita.
- Ma perché? - pigolò, triste.
- Perché devi studiare, tesoro. Se ti faccio sempre io i compiti, non imparerai mai niente e il prossimo compito in classe ti andrà male... ancora -
La ragazza si lasciò sfuggire una smorfia, seguita da un verso stizzito.
Il ragazzo aveva ragione, ma non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
- Sei il mio ragazzo, nonché un supereroe; dovresti aiutarmi in quanto fanciulla in difficoltà! - piagnucolò.
- Lo dico per il tuo bene, Mari. Mi ringrazierai più avanti - le disse, andando a sedersi comodamente sul suo divanetto rosa, dopo averle dato una leggera pacca sulla spalla.
La ragazza lo fulminò.
"Mi ringrazierai più avanti".
Tsk. Sì, come no.
Doveva trovare un modo per risolvere quella situazione. Se non era riuscita a concludere niente durante tutto il giorno, non sarebbe mai riuscita a fare un miracolo in poche ore.
Nemmeno con l'ausilio di tutti i Miraculous del mondo ci sarebbe riuscita.
Doveva trovare un altro modo; e alla svelta.
Un modo per convincere il biondo ad aiutarla...
- È un vero peccato - iniziò la corvina, avvicinandosi alla scrivania ed appoggiandovi una mano - Se mi avessi aiutato, ti avrei ringraziato a dovere -
La seconda parte della frase fu appena un sussurro, ma il gatto riuscì a sentirla lo stesso. Infatti parve attivarsi, dopo le parole della ragazza.
- Ringraziato? - domandò, curioso.
Marinette dovette trattenersi dal sorridere vittoriosa.
Il topolino era cascato nella sua trappola, ed ora era lei il gatto della situazione.
La corvina finse un sospiro amareggiato.
- Già - si voltò appena, appoggiandosi con il sedere alla scrivania - Mi sarei dimostrata molto riconoscente nei tuoi confronti-
Con un piccolo balzo andò a sedervisi sopra, accavallando lentamente le gambe, e tenendo gli occhi chiari fissi su di lui.
Il biondo deglutì a vuoto, ed arrossì vistosamente sulle gote.
- Quanto riconoscente? - si alzò, e fece un passo verso di lei.
- Tanto riconoscente - soffiò maliziosa, assottigliando gli occhi e sporgendosi lievemente in avanti con il busto.
Se c'era un'altra cosa per cui Adrien aveva un debole, era il petto della ragazza; e questo la corvina lo sapeva perfettamente.
- Peccato che non possa dimostrartelo, visto che ti sei rifiutato di darmi una mano - si tirò su.
Il ragazzo, che era rimasto fermo ed immobile in piedi, con lo sguardo perso sul petto della corvina, quando sentì quelle parole parve realizzarle con orrore solo dopo un paio di secondi.
- Ferma ferma ferma. Io non mi sono rifiutato di darti... - lo sguardo gli cadde su una spallina della canotta, fatta cadere impudentemente dalla ragazza in quell'esatto momento - Una mano - deglutì, con voce strozzata.
Marinette inarcò un sopracciglio scuro - Invece è quello che hai fatto -
Inutile dire che Adrien si diede mentalmente dell'idiota una cinquantina di volte.
Perché era così stupido?
Forse aveva davvero ragione Plagg: era più idiota di quello che credeva.
- Potremmo... - tossì un paio di volte, per schiarirsi la voce - Parlarne - tentò, avvicinandosi alla scrivania ed imprigionandovi l'eroina con le braccia.
Sul volto le si dipinse un largo sorriso malizioso.
- Parlarne, dici? - inclinò lei la testa - Io pensavo più di fare altro - finì, aprendo ulteriormente le gambe e strusciandosi contro di lui, con una mossa secca di bacino.
Adrien dovette mordersi le labbra per trattenere il gemito di sorpresa, che minacciava di scappargli.
La ragazza non nascose minimamente l'ennesimo sorriso vittorioso, che andò ad illuminarle il volto.
L'espressione del biondo, e l'occhiata maliziosa che arrivò poco dopo da parte sua, le diedero il coraggio di dargli un'altra botta di bacino.
Più lenta questa volta; molto più lenta.
Tanto da poter sentire perfettamente il membro dell'eroe parigino pulsare, un paio di volte, contro il tessuto dei suoi pantaloncini.
Marinette era conscia dell'effetto che aveva sul proprio ragazzo, e se ne beava.
Le reazioni che riusciva a scaturirgli, la facevano sentire benissimo.
Più bella, più attraente, più desiderata... più amata.
Si sentiva così solo ed esclusivamente con lui. Non importava la situazione; se fossero mano nella mano, mentre passeggiavano in centro, o nudi, stretti in un abbraccio a letto. Lui la faceva sentire sempre così.
Con forza, la corvina lo prese alla base del collo e fece scontrare le loro bocche, in un bacio di cui aveva disperatamente bisogno.
Di solito, quando si baciavano, partivano con calma; lentamente. Si assaporavano, beandosi di quei lenti contatti, per poi approfondire con lievi e semi controllati colpi di lingua.
Non era quello il caso; nella maniera più assoluta.
Marinette non attese un secondo di più, facendo scontrare immediatamente la sua lingua con quella del ragazzo, mentre quest'ultimo prese a stringerle con forza i fianchi.
Mentre erano intenti a far scontrare le proprie lingue, la corvina incrociò le gambe dietro la schiena di lui, e con una mano iniziò a far scendere la zip.
Chat Noir non si accorse di nulla, preso com'era dalla situazione, fino a quando non percepì la mano della sua Lady, intrufolarsi sotto la stoffa del suo costume.
Il biondo gemette per la sorpresa, ed iniziò ad annaspare per il netto contrasto che c'era tra la sua pelle bollente e quella gelida di lei.
- Tu mi farai morire, un giorno di questi. Lo sai? - domandò, con una risata roca, prima di leccarle giocoso le labbra.
Marinette rise di rimando, anche lei con voce più roca.
- Ma io non voglio farti morire... - fece scendere la mano - Non ancora, almeno -
Anche se aveva già immaginato le sue sporche intenzioni, l'eroe non riuscì a trattenersi dal sussultare quando Marinette prese il suo membro in mano, con estrema decisione.
Nel l'esatto momento in cui poi iniziò a muoversi, su e giù, con momenti costanti e sicuri, pensò di essere davvero sul punto di impazzire, o morire; andavano bene entrambe le parole.
Non riusciva nemmeno a tenere gli occhi verdi aperti, tante erano le emozioni che lo travolsero, e si ritrovò a piegarsi involontariamente in avanti, fino a toccare con la fronte la spalla della sua ragazza.
Lei sorrise soddisfatta, davanti a quella scelta. Era il segno che stava andando bene.
Così, all'improvviso, si fermò.
Adrien mugugnò contrario, ed andò ad osservare il suo volto, per comprendere cosa fosse successo.
Per quale diavolo di motivo si era fermata?
Lei continuò a sorridere, e fece una seconda cosa che mai si sarebbe aspettato: si leccò la mano.
Pigolò, involontariamente.
Lo voleva morto, morto malissimo; ma male male male.
Con l'altra mano, Marinette spinse con delicatezza il petto dell'eroe, facendolo così indietreggiare di qualche passo.
- Che stai facendo? - la voce gli uscì a fatica.
Gli sembrò di avere la gola secchissima, come se non parlasse da settimane intere.
Fu un'impresa titanica riuscire a mandar giù un po' di saliva. Aveva la sensazione di star ingoiando sabbia, tanto era il fastidio alla gola.
Marinette decise di non rispondere, e preferì continuare a sorridere.
Mantenendo l'ampio e poco rassicurante sorriso, scese giù dal tavolo e prese per mano il biondo.
Incuriosito, e leggermente confuso come prima, si lasciò guidare dalla ragazza fino al divanetto rosa.
Adrien non era uno sprovveduto: sapeva alla perfezione quali erano le sue intenzioni.
Aveva già immaginato il tutto, e voleva vedere con i suoi occhi felini fino a dove si sarebbe spinta.
Era talmente carico d'aspettativa, che si ritrovò a tremare per l'eccitazione; senza nemmeno accorgersene, in un primo momento.
La corvina lo fece sedere, gli prese il viso tra le mani e vi depositò un semplice bacio a fior di labbra.
Adrien rimase un poco destabilizzato dalla castità ed infinta dolcezza di quel gesto, ma si riprese velocemente, non appena si accorse che la ragazza si era inginocchiata davanti a lui.
Il solo vederla lì, lo fece tremare ancora di più.
Quando poi Marinette riprese da dove si era interrotta, poco prima, sentì con chiarezza il membro del biondo pulsare con energia, più volte.
Il gatto nero dovette stringere con forza la mascella, per impedire di far scappare versi fin troppo rumorosi.
Più lui si sforzava di rimanere, per quanto possibile, in silenzio, più lei si divertiva a tormentarlo con maggiore energia.
Il colpo definitivo, fu quando Marinette decise di integrare alla mano la bocca, gradualmente.
Prima leccando parte dell'asta, con movimenti lenti e curati, prestando particolare cura alle vene pulsanti ben visibili, per poi passare alla punta sensibile.
Quella combo di movimenti fu micidiale per il giovane gatto, e lo portarono ad ansimare senza pudore o controllo alcuno.
Nel momento in cui la corvina lo prese completamente in bocca, sincronizzando i movimenti della mano con quelli della testa, Adrien realizzò che non sarebbe durato ancora per molto.
Ormai Marinette aveva memorizzato ogni suo punto sensibile, e sapeva alla perfezione come farlo godere a livelli inimmaginabili.
- Mari... - ansimò - Sto per venire -
La corvina alzò gli occhi chiari, e li puntò in quelli verdi dell'eroe parigino, come per fargli capire che aveva compreso le sue parole; ma nonostante ciò, non si spostò.
Continuò a muoversi, e a prendersi cura del suo pene, ignorando l'avvertimento di poco prima.
Chat lo sapeva.
L'aveva capito molto tempo prima.
Aveva compreso bene, quanto la sua ragazza si divertisse a farlo morire.
Lo comprese ancora di più nel momento in cui, minuti dopo, venne per la prima volta e la corvina rimase lì fino alla fine.
Quando poi si staccò, Adrien ebbe il terribile dubbio di essersi sognato l'immagine della propria ragazza, che si leccava le labbra dopo aver ingoiato.









Una mezz'ora abbondante dopo, Adrien realizzò di essere stato fregato alla grande.
Marinette, completamente nuda ed appagata, si era accoccolata contro il suo corpo, anch'esso nudo, sotto le sottili coperte del letto di lei, mentre lui stringeva in una mano una penna blu e teneva sulla gambe un quaderno.
Non un quaderno qualsiasi; un quaderno di chimica.
Il quaderno di chimica della spietata corvina, che al momento si stava strusciando con la testa sul suo petto.
- In tutta questa situazione, lo sai che io sono la povera vittima, vero? -
- Lo so. Lo so - mormorò lei, tranquilla, continuando a strusciarsi.
Ancora una volta, la coccinella aveva fregato il gatto nero.





Fine











Angolo della mente malata:

Premetto col dire che questa è la primissima storia lemon che scrivo in tutta la mia vita, e perciò sono perfettamente conscia che non sarà delle migliori. Ho voluto però fare questo "esperimento" lo stesso.
Secondo la mia personale opinione, per poter migliorare e maturare come "scrittori" (anche se come molti di voi sanno, io non mi definisco nella maniera più assoluta come tale) bisogno imparare a scrivere di tutto; uscendo anche da quella che è la nostra "comfort zone".
Spero che sia venuto fuori qualcosa di carino ;-;
Sarò più che lieta di leggere e sapere cosa ne pensate :3
-Harley

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 09, 2023 ⏰

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