III capitolo

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Buongiorno!

Prima di lasciarvi al capitolo, ci tenevo a scusarmi per il ritardo. Sono state delle giornate particolarmente piene per entrambe, e non c'è stato modo di pubblicare prima di adesso.

Grazie sempre per le letture, per i voti e per i commenti: è bellissimo sapere che questa storia piace.

E niente, vi lascio a Claudio e Mario. Buona lettura!

- maybeitsadream


*

Gli era sempre piaciuto immaginare la storia della gente con cui entrava in contatto anche solo per pochi secondi.

Aveva molta fantasia, motivo per il quale aveva avuto per un po' il desiderio di fare lo scrittore. Anni prima aveva anche cominciato a scrivere una storia ispirata al suo romanzo preferito: le vicende di un ragazzo che aveva dentro di sé l'anima dello scrittore maledetto inventato da un autore spagnolo che ospitava in una sorta di stage una ragazza che, col tempo, lo avrebbe aiutato a liberarsi di quella maledizione. Ma lo slancio creativo si era esaurito al quarto capitolo, e "Maledetto" – il titolo che aveva dato a quella storia – era stato costretto a rimanere il suo segreto, intrappolato tra le pagine del taccuino che in quel periodo portava sempre con sé.

"E non ti è mai venuto in mente di riprenderlo?", gli chiese Mario.

Quella mattina, esattamente come tutte le altre da ormai una settimana e mezzo, stavano andando insieme verso l'ospedale. A piedi. Per ammirare e per raccontarsi, scoprirsi alle luci di un nuovo giorno.

Claudio si era lasciato andare al racconto di quello che in molti avevano definito un talento, includendo la stesura del suo primo romanzo interrotto troppo presto.

"Qualche volta, ma non ci ho mai rimesso davvero lo sguardo", ammise ripensando a tutte le idee che aveva avuto dieci anni prima. Aveva sempre creduto che si trattasse di un'opera mastodontica, sia per le vicende da narrare che per l'idea in sé.

"Peccato, scommetto che sarebbe venuto bene. E a quale romanzo era ispirato?"

"L'ombra del vento, lo conosci?"

"No, ma me lo consigli?"

"Stai scherzando? Io ti ordino di leggerlo. È la cosa più bella che abbia mai letto!"

E di nuovo si era tuffato in un riassunto più o meno dettagliato che stuzzicasse la curiosità del suo interlocutore. Stava illustrando il contenuto dell'ultimo tassello della tetralogia quando qualcuno lo aveva interrotto chiamando Mario con una vocina timida.

Moed.

Mario si abbassò sulle ginocchia in modo da guardare il bambino negli occhi. Gli dedicò un sorriso allegro prima di allargare le braccia e accoglierlo insieme a Teddy che aveva tutte le carte in regola per sparire di nuovo e scatenare ancora una volta il panico nel suo padroncino.

Claudio aveva notato una strana connessione tra Mario e Moed, come se fossero stati legati da qualche strano vincolo di sangue; incuriosito, lo aveva fatto presente al corvino, che si era limitato a un "Mi ricorda qualcuno" oltre il quale Claudio aveva preferito non spingersi: non voleva sembrare invadente. Se Mario avesse voluto parlargliene, lo avrebbe fatto come per qualsiasi altra cosa, con naturalezza; eppure la curiosità era tanta.

Era Mario in generale a stuzzicare la sua voglia di fare domande.

Aveva già ammesso a se stesso di essere interessato a lui. Gli sembrava un buono: e come avrebbe potuto essere diversamente? Era entrato nelle grazie di tutti i bambini sorridendo soltanto.

Luna piena » clarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora