"Te l'ho chiesto ora perché non so se dopo me lo avresti detto".
'Lara..'
Continuo a suonare tenendo gli occhi chiusi, per non perdere l'immagine dei suoi occhi.
<< Hai intenzione di cantare, seduto sul pavimento, per tutta la giornata?>>.
Troppo tardi l'immagine svanisce e con lei tutta la sua magia.
<< Anche se fosse? >>.
<< Siamo nervosi oggi. >>.
Sbuffo, accarezzando le corde della chitarra. Era da tanto che non mi lasciavo andare così, le emozioni sono un'arma a doppio taglio puoi valutare solo una parte delle conseguenze; temo di aver sbagliato i calcoli questa volta.
<< Ti va di parlare? >>.
Accenno un no con la testa e sento i ricci coprirmi gli occhi, non ho voglia di guardarlo, qualsiasi sguardo potrebbe incoraggiarlo a restare e questo non deve accadere.
<< Va bene, quando sarà finita la fase lupo solitario fammi un fischio. >>.
La porta si chiude accompagnata dai lamenti di Rinald. È da qualche giorno, ormai, che sono a casa sua: una breve vacanza prima di riprendere il tour.
Non riesco ancora ad abituarmi alla quiete che si respira in questa casa. Dopo Sanremo, gli instore e il tour invernale sento il bisogno di fermarmi eppure mi riesce difficile. Mentirei se dicessi che non amo sentire la platea che inneggia il mio nome con trepidante attesa, che non mi manca l'ansia prima del concerto, l'adrenalina che esplode al primo brano, la gioia nel vedere i loro sguardi che bevono ogni parola come viaggiatori assetati che trovano finalmente una fonte d'acqua limpida e si dissetano chiedendone ancora.
Sospiro spingendo la schiena e la testa contro la parete, lasciando schioccare le ossa, sento i muscoli protestare; forse restare in questa posizione tanto a lungo non è stata un'ottima idea. Decido di alzarmi, un altro brano Rinald non lo potrà tollerare ed io sento il bisogno di prendere un po' d'aria guardo l'orologio: 18:00. Incrocio il mio riflesso nello specchio della stanza: i ricci che ricadono scomposti sul viso, le occhiaie marcate, i piedi nudi, il jeans scuro stracciato sulle ginocchia e una maglia bianca a maniche corte.
Deduco non sia il caso di uscire così e mi cambio in fretta: camicia bianca, giacca grigia, chiodo in pelle nera, cappello nero, jeans grigi e stivaletti. La mia immagine appare molto diversa ora.
Sento un strana fretta di uscire, credo di poter rispondere alla domanda "Perché?", ma non sono pronto ad ammetterlo.
<< Esci? >>
<< Sì, devo anche descriverti con minuzia il percorso che ho intenzione di intraprendere da qui fino ad un'eventuale punto d'arrivo oppure posso uscire senza sentirmi agli arresti domiciliari? >>.
Sorride scuotendo la testa.
<< No, va via e porta con te il tuo umorismo nero. >>.
<< Si incontrano persone interessanti nelle città, vero? >> dico mentre apro la porta d'ingresso con lo sguardo perso.
Quelle parole escono dalle mie labbra senza controllo, vedo Rinald fissarmi stranito sorrido accennando un saluto come se nulla fosse, superando svelto l'uscio dalla porta.La città rispecchia perfettamente la vivacità della primavera, vedo molti bambini per le strade,cosa rara d'inverno, i negozi hanno già in vetrina abiti con colori vivaci e si comincia a parlare d'estate; ma la leggera brezza gelida mi ricorda che è ancora lontana la stagione calda, così mi stringo nella spessa sciarpa grigio fumo, beandomi del tepore immediato che mi dona.
Firenze città d'arte, non è una definizione scelta a caso: qui è impossibile non scorgere la meraviglia dell'arte in ogni cosa.
Gli innumerevoli artisti di strada sembrano ricordare continuamente ai turisti dove si trovano; la mia attenzione viene catturata da una coppia vestita da indiani dell'America Latina: lei canta simulando versi di animali mentre lui suona il flauto, la loro musica ammalia risvegliando in me antichi ricordi, forse di vite vissute prima di questa.
Chiudo gli occhi, concentrandomi su ogni suono, ogni sfumatura crea piccole linee colorate che si intrecciano dando vita a figure, parole.
"ViVo" apro gli occhi di scatto, barcollando leggermente, sbatto le palpebre stranito mentre un ululato attira la mia attenzione, sulle note di quella musica la donna ha concluso con il forte richiamo del lupo. Non riesco però ad interessarmene, ora i suoni sembrano semplicemente rumori ed il ricordo di quegli occhi e di quella voce diventano la nuova armonia, così mi allontano stringendomi nella sciarpa.
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50 sfumature di Ermal
FanfictionUn'amicizia, quella tra Lara, interior design stacanovista, e Andrea, proprietaria di un bar amante dei viaggi, che sarà la molla per avventurarsi in situazioni estranee alla protagonista. Sullo sfondo di una città d'arte, Firenze, farà la sua compa...