Linee nere

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"Oggi andiamo in missione. Avrai occasione di mostrarmi la tua fedeltà." le spiegò Sebastian lasciandola andare. Clary si allontanò in fretta dal piccolo spazio fra il suo corpo e il muro. L'aria nella cucina era diventata elettricità statica. Opprimente da togliere il respiro.

"Andrò a mettermi la tenuta" gli disse, voltandosi verso la porta ed evitando qualsiasi contatto. Desiderava andarsene il più in fretta possibile.

"Non così in fretta." Le dita pallide ed affusolate di Sebastian si erano chiuse intorno al suo polso e ora le impedivano di lasciare la cucina. Lei si voltò, ignorando la morsa intorno al polso, osservando direttamente il suo viso. "Che cosa vuoi, Sebastian?"

"Voglio una runa." Clary rimase stupita da quella risposta e rimase ancor più stupita quando vide Sebastian sfilarsi la maglietta da sopra la testa e appoggiarla su uno sgabello. Il suo petto nudo ora era esposto. Era più snello di Jace e meno muscoloso, eppure il suo corpo era perfetto. Addominali scolpiti correvano lungo tutto il busto congiungendosi ai pettorali, avambracci possenti sfioravano i lati della cassa toracica e centinaia di linee, che parevano filo argentato, disegnavano una mappa sul suo corpo, rendendolo un opera d'arte. 

Totalmente diverso da Jace, pensò Clary. Lui con la sua pelle dorata e le cicatrici che risaltavano sui muscoli possenti, dava un idea di forza e bellezza. Mentre Sebastian, con la pelle bianca come porcellana, le cicatrici come una ragnatela argentata sul suo corpo snello e agile, i capelli argentati come stelle e gli occhi neri come l'Inferno, ricordava qualcosa di etereo e immortale. 

"Sei la migliore, no?" si sentì interpellare. Gli occhi di Sebastian, fissi e inquisitori, puntati su di lei. "O non sei te la ragazza dai riccioli rosso fuoco, che ha fatto cadere in mille pezzi la nave di Valentine a New York, disegnando una runa?" Sembrava una sfida. Le stava chiedendo di rinnegare i suoi poteri oppure le sue azioni? Credeva che si pentisse di aver distrutto quell'orribile nave? Be si sbagliava.

"Sì, sono io." E con questo gli si avvicinò e in un rapido gesto premette la punta dello stilo, che gli aveva sfilato dalla tasca dei pantaloni, con forza contro la pelle delicata ed esposta del pettorale destro. Esattamente sopra al suo cuore. Sentì una pulsazione passarle sotto alle dita, quando i polpastrelli della sua mano sinistra si appoggiarono al suo petto, per stabilizzarlo. Il petto del ragazzo fu scosso da un fremito. Le sue ciglia bianche si abbassarono sugli occhi neri. Clary non avrebbe saputo descrivere in una parola come le parve in quel momento, ma le sembrò si stesse godendo il momento, anche se non riusciva a capire il perché. Lo stilo bruciava la pelle dove passava e lasciava dietro di sé una scia di linee nere a mostrare il suo cammino. Dopo qualche attimo, ecco che sul petto di Sebastian pulsava, quasi come un secondo cuore, la runa della forza. 

"La sento già nelle vene." le disse lui, scuotendosi. Sembrava un giovane levriero pronto a scattare. Le prese lo stilo dalla mano e se lo rigirò fra le dita con noncuranza. 

"Bene ora tocca a te." Lui alzò gli occhi dallo stilo e la penetrò con lo sguardo. 

"Non serve. Me le faccio da sola." Voleva sembrare convincente, ma la sua voce era incerta, come in cerca di una smentita... 

Che arrivò poco dopo. "Non essere sciocca. Potrò tracciarti una runa. Sono o non sono tuo fratello maggiore, Clarissa?" Clary avrebbe preferito ignorare l'ultima frase uscita dalla bocca di Sebastian. Le sembrava un incubo. Ma forse avrebbe dovuto cominciare a prendere veramente in considerazione la proposta di suo fratello. Poteva concedergli una seconda occasione? In realtà non aveva mai neppure avuto la prima. Erano stati separati già prima della sua nascita e ora si ritrovavano come due estranei. Lei lo aveva conosciuto a Idris, quando era Sebastian Verlac. Quando aveva ucciso Max, quando seguiva gli ordini di Valentine. Ma mai quando era semplicemente Johnatan, suo fratello. 

"Sì" sospirò lei, voltandogli le spalle. Lui le si posizionò dietro. Sentì le sue dita afferrare il nastro che formava il fiocco intorno al suo collo e scioglierlo. I suoi polpastrelli indugiarono sul suo collo, presenti, ma impalpabili, come morbidi baci, facendole venire la pelle d'oca. Poi si mossero per arrivare fino alla spalla. Lì spostarono la spallina del suo reggiseno e Clary si sentì avvampare. Non ne era certa, ma le sembrò di sentire un leggero sbuffo provenire da dietro di sé, come se Sebastian l'avesse vista. Il famigliare bruciore della punta dello stilo sulla sua pelle, la distolse da quel pensiero. Sentiva le linee percorrere la sua spalla e poi fondersi l'una nell'altra. Agilità. 

Appena non avvertì più la punta dello stilo, allungò la mano per rimettere a posto la spallina, che ora pendeva giù dalla spalla. Si scontrò con le dita di Sebastian, che l'avevano già afferrata e ora la facevano scorrere piano verso l'alto. Lui prese anche i due lembi del fiocco e cominciò a riannodarlo. Ogni movimento era calcolato e fatto con straordinaria precisione e lentezza, affinché le mani abili del ragazzo andassero a sfiorare i punti più sensibili della sorella. Era una danza seducente e provocatoria, alla quale Clary si stava abbandonando.

D'un tratto si ritrovò senza più il tocco delle mani di Sebastian a provocarle brividi di piacere e il freddo inatteso che le avvolse la schiena. 

"Bene ora siamo pari." le disse lui, allontanandosi verso la porta. 

"Andrò a prendere le tenute. Tu preparati, Clarissa." E con questo la lasciò lì in cucina, stordita e frastornata come non mai.

Le Stelle del Mattino  (Clabastian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora