Il sole non era ancora tramontato benché ormai l'ora di cena fosse passata da un pezzo e il cielo non avesse nemmeno cambiato colore. L'azzurro intenso era macchiato solo da qualche nuvoletta candida lontana.
Era ora di tornare al Quartier Generale e fare rapporto sull'andamento della giornata.
Cioè sul nulla, dal momento che aveva dormito per gran parte del tempo ed era rimasto a ciondolare in giro per quello restante, perso nei propri pensieri, del tutto consapevolmente ignaro di ciò che gli accadeva intorno.
Era stanco. Lo stomaco gli brontolava, malgrado i due gelati e i dango che si era pappato. E l'anguria. Che buona quell'anguria! La vecchietta che gliel'aveva offerta era stata fin troppo gentile; probabilmente mossa a compassione dall'espressione apatica che non aveva lasciato un attimo il suo volto.
Per il resto, era stato da solo da quando si era svegliato quella mattina e voleva continuare a esserlo.
Ancora faticava a credere di essere arrivato a quel giorno senza di lei: nemmeno l'anno prima l'aveva vista, ma la telefonata era giunta puntuale e, nella cassetta della posta della Shinsengumi, una cartolina piena del suo affetto, allegata agli immancabili senbei piccanti, lo aveva sorpreso stampandogli un insolito sorriso sul viso, che gli aveva conferito un aspetto ancora più inquietante del solito, che non era riuscito a levarsi per tutta la giornata.
Lei gli mancava terribilmente.
Quello sarebbe dovuto essere un giorno speciale e invece era solo più doloroso.
Furtivamente si introdusse nel Quartier Generale, facendo bene attenzione a non essere visto da nessuno, si nascose tra i cespugli e corse verso la sua stanza, pronto a tramortire chiunque gli si fosse parato davanti.
Non aveva voglia di inutili interazioni. Avrebbe stilato un rapporto il più conciso possibile e l'avrebbe lanciato nello studio del Vice-comandante creando un aeroplanino. E tanti saluti.
Lo stomaco continuava a borbottare e strepitare, ma la nausea che avvertiva e il vuoto nel suo petto erano più forti.
Fece appena in tempo a richiudersi gli shoji alle spalle che un cicaleccio insistente gli giunse alle orecchie, così fitto e variegato che distinse con fatica solo qualche voce.
Cauto si mosse nella stanza, notando come anche nella semioscurità qualcosa fosse fuori posto. Si chiese perché dovesse avere problemi proprio quel giorno. Doveva essere preda di una maledizione o qualcosa di simile. Fosse stato un qualsiasi altro momento non gli sarebbe importato. Forse doveva smetterla davvero di essere un cattivo ragazzo. Lei ne sarebbe stata felice e gli dei lo avrebbero lasciato in pace.
Colse un movimento a malapena percettibile accanto al suo armadio. Un'anta pareva quasi singhiozzare. Non ci voleva molto a capire chi vi si celasse. Sguainò la spada e senza fretta si avvicinò al mobile interessato, cominciando a pungolarlo con cattiveria. Un urletto disarticolato accompagnò il salto che la figura d'ombra compì prima di schiantarsi di faccia sul tatami.
-Yamazaki, ti sembra di essere nascosto? Come spia lasci a desiderare. Meno male che la mia vita non dipende da te.-
L'ispettore cercò di rimettersi in piedi ma bastò uno sguardo per immobilizzarlo accucciato com'era.
-Perché mi fai gli agguati? Chi ti manda?-
L'uomo sembrava volere morire piuttosto che parlare. Nel senso che la lama della spada accarezzava così accuratamente la pelle del suo collo che non avrebbe più parlato se lo avesse fatto in quel momento.
-Il Comandante.- rispose. –È il Comandante che mi ha ordinato di venire qui. Ormai mi avranno sentit-
-Sougo! Sei tornato?- Kondou-san irruppe nella stanza spalancando gli shoji. –Ti aspettavamo! Non ti sei fatto vedere per niente oggi.- corse incontro a Sougo impetuoso e lo abbracciò dolcemente. –Buon compleanno Sougo. Non puoi lasciarci soli ora! Toushi sta riempiendo di maionese qualsiasi cosa sia commestibile... anche la tua torta!-
Sougo si rese conto solo in quel momento che tutta la tristezza della giornata non era giustificata. Beh, un po' sì, lei non c'era veramente e gli mancava dopotutto, ma lui non era solo come pensava di essere e Kondou-san era solo uno dei tasselli che componevano il mosaico della sua anima.
-Sono stato impegnato con il pattugliamento- inventò –non ho avuto un attimo di pace e sono appena tornato.- ricambiò leggero l'abbraccio di quel gorilla che per lui era come un padre, un fratello e un amico, prima di scostarsi. –Non serve mettermi di guardia un cane così maldestro, rischio solo di infilzarlo per sbaglio.- prese Yamazaki per il bavero e lo trascinò fuori dalla stanza, diretto verso la sala comune. Kondou-san appena dietro di lui. –Forza, andiamo a evitare che ci siano vittime di quella roba giallastra.-
Nda.
Oneshot scritta in fretta e furia mentre dormivo, ma era giusto un piccolo tributo al mio personaggio preferito nel giorno del suo compleanno.