CAPITOLO 4

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•Ciao ragazzi finalmente è arrivato anche il quarto capitolo. So che sono stata assente questi giorni ma per farmi perdonare ho deciso di pubblicare un capitolo più lungo del solito.
Detto questo...buona lettura!•

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Kyle era seduto sul divano in pelle rossa e mi fissava con un sorriso stampato sul viso.

"Come fa a sorridere dopo quello che è successo?!" pensai.

< Che ci fai qui? > chiesi fredda spegnendo il suo sorriso.

< È tutta la giornata che cerco di parlarti ma puntualmente mi eviti >

Feci finta di non sentire ciò che aveva detto.

< Se cerchi Ashley mi dispiace dirti che non è più qui, quindi puoi trovarla a casa sua > dissi freddamente.

Kyle si alzò velocemente dal divano infuriato. < Sai cosa > disse < Non ha più senso. Ciao. >

Uscì sbattendo la porta.

Ad un certo punto le mie gambe divennero di gelatina e mi accasciai contro la porta. La testardaggine mi aveva portato a respingere il ragazzo di cui ero follemente innamorata.

"Idiota".

Anche se ciò che avevo fatto era giusto, sentivo di aver mandato in fumo la mia ultima possibilità di conquistare Kyle.

"Ti sei ripromessa di dimenticarlo, quindi alza il culo dal pavimento e fallo. Fallo."

Passai il resto della serata a studiare per l'ultimo compito di biologia dell'anno del giorno successivo ma la concentrazione scarseggiava e mi ritrovai in tre ore ad aver studiato solo dieci minuti.

Avevo bisogno di distrarmi.

Afferrai un leggins, una vecchia maglia e le cuffiette, sgattaiolai silenziosamente dalla seconda porta d'ingresso e iniziai a camminare e respirare la limpida e fresca aria serale.

Inserii le cuffiette nel telefono ed iniziai a camminare verso il parco ascoltando "Perfect" di Ed Sheeran a volume alto. Improvvisamente quello di Kyle non mi sembrò più un problema così grave.

I vecchi alberi erano illuminati dalla fioca luce dei lampioni, le altalene erano mosse da un filo di vento, la fontanella perdeva alcune gocce d'acqua. Quel parco che di giorno era così rumoroso e affollato, ora mi sembrava un posto totalmente diverso. Gli scivoli, le panchine, il campetto da calcio, tutto era calmo e silenzioso, proprio come me in quel momento. Finalmente ero riuscita ad avere un momento di pace e tranquillità.

Mi stesi su una panchina ed iniziai ad osservare il cielo attraverso i rami degli alberi. Quella sera era pieno di stelle ma ve n'era una che brillava più di tutte. Continuai a fissarla a lungo pensando a quanto fosse assurdo tutto quello che stava succedendo in quei giorni. Ma in quel momento, davanti a quel panorama fenomenale, non riuscivo a preoccuparmi di niente e nessuno.

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Erano dieci minuti che cercavo di zittire con la forza del pensiero il rumore insopportabile della sveglia ma, poiché la telecinesi non funzionava, rotolai letteralmente giù dal letto e la scaraventai per terra.

Passai i dieci minuti successivi per terra ad osservare lo splendido cielo dalla finestra sul tetto.

Afferrai il telefono per ascoltare la mia solita playlist e mi resi conto di avere una notifica su Facebook che non aprivo ormai dai mesi.

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