21. Anelli a forma di rosa e monetine

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Guardai le luci davanti al mio viso sfrecciare violentemente, mentre stringevo il volante della macchina di Harry tra le dita. Il suo respiro cadenzato e regolare era l'unico rumore percepibile all'interno dell'auto mentre si faceva largo un silenzio fatto di nuove promesse e ritrovata serenità. Non avevamo parlato mentre avevo preso la mia giacca, salutando Jay; non mi aveva risparmiato una furiosa occhiataccia che aveva represso quando le mie amiche lo avevano ripreso.

Quando eravamo arrivati davanti alla macchina di Harry la realizzazione che lui avesse guidato in quello stato per venire da me mi colpii: l'avevo violentemente sgridato quando si era approcciato al lato del guidatore e mi ero rifiutata di mettere piede nella sua auto se non mi avesse fatta guidare. La sua faccia era stata attraversata da un velo di paura per l'idea della sua macchina tra le mie mani o forse per la mia minaccia che non avrei perso tempo a mettere in atto.

Toccai la manopola di accensione della radio, mentre lui sprofondava nel suo sedile, portando la testa indietro e chiudendo gli occhi, rendendomi chiara la sua spossatezza. Gli Arctic Monkeys ci accompagnarono mentre io decidevo dove portarci, ancora titubante di che piega questa serata, ormai nottata, avrebbe preso.

"Sto andando in una caffetteria" lo avvertii "un tè ti farà bene" spiegai, voltando velocemente il viso verso di lui che ora aveva concentrato la sua attenzione su di me.

"Guidi bene, per essere una donna" mi disse, facendomi aggrottare le sopracciglia. Fermai la macchina al semaforo rosso, sistemando il vestito che si era rialzato sulle mie cosce.

"Non mi hai fatto un complimento" dissi, vedendolo passare la lingua sulle labbra seguendo il movimento delle mie mani "e smettila di guardarmi in quel modo" lo avvisai "sei inquietante"

Scosse la testa, cambiando stazione radio e alzando il busto quando mi vide intenta a parcheggiare. Non mancò di suggerirmi le manovre, eccessivamente preoccupato per il suo gioiello, facendomi innervosire; gli diedi dimostrazione che riuscivo benissimo nel parcheggio, anche senza il suo aiuto, estraendo le chiavi e riponendole nella mia borsa per evitare ulteriori litigi più tardi. Uscimmo contemporaneamente e realizzai che le temperature erano nettamente scese, nonostante il clima estivo; non lo diedi a vedere, iniziando ad avviarmi verso l'entrata. La sua mano sinistra entrò in contatto con la mia schiena, solleticando deliziosamente la mia pelle, mentre ogni mia singola cellula sembrava volersi spingere più verso il calore del suo tocco e lasciarmi godere di quella vicinanza agognata.

Entrammo e ci sedemmo ad un tavolino più isolato, uno di fronte all'altro. Alzai la testa e lo guardai negli occhi e per la prima volta dopo tanto tempo, sorridemmo sinceramente; sorriso per esserci ritrovati, per aver bisticciato per la macchina, sorriso perché ero quasi inciampata uscendo dalla macchina. Ordinammo un caffè per me e un tè per lui. Quando ormai le tazze giacevano tra le nostre mani era chiar che la conversazione minima che avevamo tenuto fino ad allora era servita per spezzare la tensione e preparare a quella più profonda che necessitavo.

"Sappi che mi è molto difficile parlare di questo argomento" confessò lui, unendo le mani sulla tazza e stringendo le spalle "se lo faccio è perché ho bisogno di ricominciare da capo con te" alzò lo sguardo verso il mio. Annuii, non volendolo interrompere.

"Quando ho conosciuto Samantha eravamo piccoli" iniziò "io avevo poco più di vent'anni e lei diciannove. Abbiamo avuto una relazione da adolescenti e due anni fa abbiamo capito di non essere più compatibili, quindi ci siamo lasciati" spiegò, mentre io cercavo di mettere insieme i pezzi nella mia testa.

"E lei ha scoperto di essere incinta poco dopo?" chiesi titubante. Con mia grande sorpresa scosse la testa e la mia fronte si aggrottò confusa.

"Lei ha conosciuto un altro ragazzo e sembrava che tutto andasse bene" continuò "si sono lasciati prestissimo, senza che io sapessi le motivazioni" fu interrotto dalla cameriera che ci portò un secondo caffè e un secondo tè, sorridendoci cordiale.

CANTHARIDE- [H.S. AU]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora