Rumors

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Erano in quella sala di attesa da un'ora e mezza senza aver avuto notizie di Jay. YerIm era agitatissima, continuava a cambiare posizione e muoveva il piede sinistro senza sosta.
-YerIm devi stare tranquilla, non penso sia a rischio, tra un po' verranno a dirci che starà in ospedale per la nottata e poi lo potremo portare a casa- Bobby cercava di calmarla.
-È colpa mia, dovevo rimanere a casa con lui. Dovevo capire che c'era qualcosa che non andava quando mi ha chiesto di stare a casa con lui. Sono una pessima madre- disse sull'orlo di una crisi nervosa.
-Non pensarci nemmeno che sia colpa tua!- Bobby voleva dirle molto altre ma arrivò il pediatra e non poté aggiungere altro.
Il dottore spiegò loro la situazione, tranquillizzandoli. Quando se ne fu andato YerIm si lasciò cadere sulla sedia con un profondo sospiro di sollievo.
-Domani potrà tornare a casa... che sollievo che non sia grave-
-Te lo avevo detto- disse Bobby provando a carezzarle una spalla ma lei prevedendo la sua mossa si scansò.
-Non mi piace essere toccata, scusa... andiamo a casa come ha consigliato il dottore e proviamo a dormire che tra qualche ora dobbiamo essere a scuola- si avviò a testa bassa.
-Aspettami! - Bobby le corse dietro.


Le strade erano deserte ma qualche luce cominciava ad accendersi, probabilmente gli operai si stavano preparando per andare al lavoro. Nonostante fosse ancora ottobre il freddo cominciava ad essere pungente e le prime nuvole di fumo uscivano dalle bocche dei due ragazzi. YerIm per Bobby era sempre più affascinante, soprattutto ora che ne aveva visto l'aspetto più intimo: quello di una madre preoccupata per il figlio. Avevano la stessa età, ma lei al ragazzo sembrava svariati anni più grande. Adesso capiva ciò che gli avevano sempre ripetuto, ovvero che una donna matura durante i nove mesi della gravidanza. Non poteva, inoltre, escludere che data la situazione della ragazza questa si era presa molte responsabilità, non avendo nessuno che la potesse aiutare.

-Sai ti invidio...- Bobby provò ad intavolare una conversazione.

-Per cosa? Per essere stata stuprata? Per essere una reietta che nessuno vuole? O perchè non posso vivere la mia adolescenza in modo spensierato come voi?- disse YerIm ironicamente.

-Non ti sto prendendo in giro, tu magari vedi solo gli aspetti negativi, ma se ti fermassi a riflettere ti ammireresti tanto quanto lo faccio io. Pensi che qualsiasi ragazza della tua età potesse accettare con tanta coscienza un figlio che non avrebbe voluto e nonostante ciò eccellere a scuola ed avere un lavoro part time? Io sono sempre stato bravo solo a fuggire dai miei problemi...- questa volta era il turno del ragazzo a far incuriosire la ragazza.

-A volte preferirei avere amici e fuggire dai miei problemi. Poi penso al piccolo Jay, ai suoi sorrisi che mi danno il buongiorno, alla sua risata che fa sorridere automaticamente anche me, a come io possa essere me stessa completamente e senza imbarazzo con lui, a come cerchi di proteggermi da qualcosa che è più grande di lui. È in quei momenti che penso che non scappare sia stata la scelta più giusta che io abbia mai fatto-

-Non è vero che tu non hai amici- Bobby sorrise di fronte a quella buffissima espressione di confusione che apparve sul viso della ragazza -Adesso hai me. Prometto che non ti giudicherò, che non parlerò male di te alle tue spalle e che, ovviamente solo con il tuo permesso, ti presenterò a delle persone alle quali farò conoscere la vera YerIm che sa ridere e divertirsi-

-Io... io...non so che dire...- a quelle parole, le prime che avesse ricevuto così dolcemente, era scoppiata in lacrime -Non ho mai ricevuto tutta questa gentilezza per tanto tempo. Nonostante il mio carattere così difficile tu non hai rinunciato e hai provato ad entrare nel mio mondo imperfetto... però capisci, io non voglio che ti isolino solo perchè tu stai con me.-

-Ti prometto che non verrò isolato e che nemmeno tu sarai più sola. Forse sarà un po' difficile all'inizio, ma so che con la tua forza d'animo potrai farcela. Non piangere, come faccio a rimanere qui a guardarti senza poterti consolare- le fece uno dei suoi sorrisi, uno di quelli non sorride solo la bocca, bensì tutta la faccia. Gliene aveva rivolti tanti in quelle settimane, ma quello, quello era speciale. Era il primo che scatenava nella ragazza un qualcosa di travolgente e inspiegabile, un qualcosa che le faceva venir voglia di abbandonare tutte le sue paure e semplicemente gettarsi in quelle braccia muscolose. Qualcosa che YerIm ancora non conosceva e che si chiamava amore.

Le apparenze ingannanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora