Capitolo ~ 4 ~

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Non appena mi sedetti sulla sedia, provai un dolore atroce alla parti basse.
«Tutto bene?» chiese Gio preoccupata.
Guardandola sforzai un sorriso «sai, l'ieri dopo la festa ho incontrato un ragazzo e..l'abbiamo fatta» dissi chiudendo gli occhi e aspettando la sua risposta.
«E vuoi che ti copra dicendo a tua madre che sei restata da me, vero?»
Aprendo gli occhi sorrisi mandandogli un bacio.
Strizzai gli occhi non appena una fitta mi colpì.
«Ma cos'era, un mostro?» domandò ridendo mentre mi guardava.
Ridendo a mia volta, mi passarono per la mente tutte le cose fatte con lui. Si cazzo, era un mostro.
«Ragazzi, dato che oggi il prof sta male, sono venuto a fare supplenza»
Lo guardai chiudendo gli occhi. Possibile che ogni volta che un prof stava male, su 100 prof, proprio lui doveva venire?
Incredibile.
«Signorina Campbell, tutto bene?» chiese aggrottando le sopracciglia facendo finta di niente.
Se non fossi stata sicura di ciò che avevo fatto ieri sera con lui, da quanto era finto tonto, quasi quasi ci credevo anch'io che non fosse successo niente.
«Desidera andare in bagno?» chiese.
Con un semplice gesto di mano, dissi di no reggendomi per l'angolo del banco.
Strinsi le gambe.
Era come se avessi un orgasmo di continuo.
«Allora ragazzi» disse mettendosi seduto con una coscia sulla cattedra «sicc...»
Senza trattenermi più del tanto, lasciai un urlo uguale a quello di ieri sera mentre lui mi faceva venire.
Tutta la classe mi puntò gli occhi addosso, compreso Justin il quale diventò tutto rosso in viso.
Si schiarì la voce attraendo tutta l'attenzione su di lui ma fu inutile.
«Signorina Campbell, la prego di uscire un attimo con me» disse «voi ragazzi state buoni»
Con passi veloci, uscì dalla classe entrando velocemente nella stanza delle donne di pulizie.
Mi lasciai cadere lungo la parete gemendo in continuò «Justin..» sussurrai stringendo le gambe.
Lui si inginocchiò davanti a me e divaricandomi le gambe, mi slacciò i jeans togliendomeli, cosi come le mutande.
Dalla mia vagina, estrasse due palline che continuavano a vibrare finché lui, estraendo un piccolo telecomando, li fece smettere.
«Sei scemo?» urlai riprendendo aria.
Lui ridendo, passò la mano in mezzo alle mie cosce accarezzandola, come se volesse calmare i miei muscoli.
«Calmati bambina» sussurrò tenendo la mano sul monte di Venere e con il pollice stimolare il clitoride «Mi potevi far venire sul momento quando hai iniziato a gemere» disse mordendosi il labbro inferiore «volevo far vedere alla gente con cosa ho avuto a che fare la notte scorsa»
Ridendo iniziai a vestirmi finché lui mi fermò riabbassandomi tutto e mettendomi su un tavolo.
Mi allargò le gambe e guardandomi, lo inserì nuovamente.
«No, ti prego» dissi.
Lui fece spuntare un sorriso malefico sul suo viso e tirandomi su mi diede un bacio «ritorniamo in classe»
Non appena mi sedetti, mi tolsi il sudore dalla fronte sospirando.
«Bene, dato che avete già iniziato l'argomento sullo sport, perché non mi parlate?» domandò «su signorina Campbell, se mi parla di questo argomento potrei quasi quasi metterle il 60 in pagella»
Alzando gli occhi strinsi i pugni.
Dopo quello che avevamo fatto ieri, se dovesse essere valutato, allora signori mi sarei potuta alzare e uscire da quella scuola con 100 e lode.
E questo a malapena mi vuole mettere 60.
Mannaggia a lui e a tutti i suoi muscoli.
«La Germania nazista utilizzò i Giochi Olimpici del 1936 come strumento di propaganda. I Nazisti promossero l'immagine di una Germania nuova, unita e forte, mascherando allo stesso tempo le politiche antisemite e razziste del regime, così come il suo cresecente militarismo» dissi.
Consapevole che tutti gli occhi dei miei compagni erano posati su di me, alzò il piccolo telecomando schiacciandolo e facendolo vibrare dentro di me.
Strinsi le gambe e inarcai la schiena.
«Continui pure»
Deglutì stringendo lo spigolo del banco tra le mie mani.
«Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, in Europa e negli Stati Uniti vi furono appelli al boicottaggio dei Giochi a causa delle violazioni dei diritti umani che avvenivano nel paese organizzatore.»
Di nuovo.
Mi morsicai il labbro inferiore prendendo un respiro.
«Cosa successe nel 1933?» domandò.
Non sapendo la risposta, evitai di rispondere.
Però stavolta, non fece niente, assolutamente niente.
Solo allora capì.
Se rispondevo, accendeva la cosa, se no, no.
Sto stronzo faceva di tutto pur di non farmi recuperare la sua materia.
«Continui» mormorò.
Continuo sul tuo cazzo, pensai.
«Non so più niente» dissi.
Lui mi guardò sorridendo e spostando lo sguardo sui miei altri compagni disse «qualcun altro sa qualcosa in più?»
«Diamine Isabella, stai bene?» domandò Gio piegandosi verso di me preoccupata.
«Signorina Campbell e la sua compagna, se l'argomento non vi interessa potete benissimo uscire dalla classe»
Non appena disse ciò, Gio ritorno a stare dritta e a seguire la lezione.

«Signorina Campbell e la sua compagna, se l'argomento non vi interessa potete benissimo uscire dalla classe»Non appena disse ciò, Gio ritorno a stare dritta e a seguire la lezione

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