capitolo 8

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Will pov's

Anche quella mattina mi svegliai presto perché quegli amori dei miei fratelli mi avevano assegnato il turno di mattina. Sì, li adoravo anche per questo. Sorrisi fra me e me al ricordo della sera prima. L'unica cosa che volevo in quel momento era dirigermi alla cabina di Ade. Ma non mi sembrava il caso vista l'ora. A colazione non mi stupii di non vedere Nico, ma rimasi sorpreso della mancanza di molti altri semidei. Poi la consapevolezza di quale giorno fosse quel giorno mi colpì allo stomaco. Sarebbero tutti partiti per tornare alle proprie vite. Alla scuola, alla madre che prepara le colazioni e agli amici mortali. Tutti probabilmente si stavano preparando a partire. E poi pensai a Nico. Non mi aveva più fatto sapere se sarebbe restato oppure no. Ebbi un tuffo al cuore. Se fosse partito...non volevo pensarci. Doveva restare. Non aveva nessuno da cui tornare, eccetto il padre. Mi corressi da solo.l'unico che non aveva nessuno  a cui tornare ero io. Mio padre per ovvie ragioni non poteva essere raggiunto. Mia madre...bhe non era esattamente il tipo di madre che qualcuno vorrebbe. Ero scappato all'età di dieci anni e indovinate...non mi aveva più cercato. Mi aveva dimenticato, messo da parte. Ero stato sostituito da un uomo ricco e bello, ma che era più stupido di un neonato. Probabilmente le ricordava una sottospecie di brutta copia di mio padre. Come si poteva passare letteralmente da un dio ad un verme del genere. Me lo ero chiesto tante volte...ma alla fine avevo rinunciato. Ero tornato a trovarla un paio di volte, ma diciamo che nessuna Delle due era finita bene. Alla fine ero tornato al Campo, che infondo era l'unica casa che avessi mai avuto. Non mi volevo lamentare... perché la mia vita in confronto a quella di altri semidei era stata una passeggiata. Ma se Nico se ne fosse andato mi sarei sentito semplicemente abbandonato.
Sperai che prima di andarsene mi venisse almeno a salutare, ma perché mi sarebbe dovuto venire a cercare?
Arrivai in infermeria, trovandola quasi deserta. I feriti di stavano rimettendo, quelli che non se ne erano già andati. Svolsi le site mansioni per tutta la mattinata, fino a quando all'ora di pranzo dovetti accompagnare i feriti al confine per l'ultimo pullman che partiva per New York. Aiutai i ragazzi con i bagagli e guardando l'albero di Talia sorrisi amaramente. Nico non si era visto. Non avevo pensato ad altro per tutta la mattinata. Il tempo non sembrava passare. Aspettai per un po' vicino alla statua di Athena per poi tornare sconsolato verso la mia cabina. Durante il tragitto di ritorno però scorsi una figura che correva verso di me. A giudicare dai vestiti completamente neri, doveva essere Nico. Però mi dissi che non era possibile, sarebbe dovuto già essere partito. Poi mi dissi che poteva benissimo viaggiare nell'ombra e accelerando il passo entrai nella casa di Apollo prima che mi incrociasse.
Sbattei la porta, spaventando Austin, e     mi buttai sul letto. -Cosa è successo stavolta?- chiese mentre si alzava per venire verso di me. Cosa che non fece in tempo a fare, perché qualcuno bussò.
-Nico se ne andrà dal Campo- dissi piano.
-Ne sei sicuro Will?- disse Austin sarcastico. Mi voltai verso la porta, dove Austin stava in piedi, davanti alla figura imbarazzata di Nico di Angelo. Dopo pochi secondi Austin richiuse la porta. -Alzati- mi ordinò
-Cosa voleva?- chiesi con la voce soffocata dalla stoffa del cuscino.
-Ora lo vai a scoprire, vero Will? Perché lui è qui fuori che ti aspetta-
-Vaffanculo Austin-
Lui rise e io lo maledissi in silenzio.
Poi lo guardai male e uscii

Nico pov's

Aprii gli occhi lentamente dentro la mia cabina buia. Non mi capitava da mesi di dormire una notte intera senza l'aiuto dei medicinali. Non ero sudato. Le lenzuola non erano smosse a causa della mia agitazione. Dalla finestra entravano timidamente alcuni raggi di luce che andavano ad illuminare in modo fioco la stanza. Mi alzai sconcertato dalla situazione e mi feci una doccia. Una volta uscito decisi di guardare l'orologio dato che mi era venuta una certa fame. E per poco non mi prese un colpo. Era l'una passata, non solo avevo saltato la colazione, ma anche il pranzo. L'ultima volta che avevo dormito così tante ore di fila era stato in infermeria dopo il mio delirio, e mi ero risvegliato con accanto Will. Will... A proposito di lui. Mi diressi alla finestra per vedere se fosse fuori. Avevo pensato che mi sarei potuto allenare con lui. Aveva molto bisogno di migliorare con la spada, dire che non ci prendeva niente era già troppo.
Una volta infilati dei vestiti a caso, corsi verso di lui. Ecco la scena. Mi vide, mi fissó per qualche secondo, accelerò il passo ed infine entrò in cabina sbattendo la porta. Non ci volevo credere. Che caspio era appena successo? Gli avevo detto che sarei restato perché aveva fatto così? Aspetta...non glielo avevo detto mi ero dimenticato completamente. Dopo il mio forse attacco di gelosia e le paci, non ci avevo proprio pensato. Il primo istinto che ebbi fu quello di girare e non rivolgergli mai più la parola. Poi pensai alla sera prima, cosa che forse e dico forse mi fece sorridere. E non potevo accettare che facesse in quel modo. Se voleva fare così, almeno doveva darmi una spiegazione.
Accelerai anche io il passo e bussai con forse troppa forza alla loro porta. Capii di aver sbagliato ma ormai era tardi. Mi sarei reso ridicolo davanti a tutti i ragazzi della casa di Apollo. Che tra l'altro erano sicuramente i più belli del campo. E con questo non intendevo per niente che Will Solace fosse bello. Ad aprirmi non arrivò lui, ma suo fratello Austin. Fortunatamente o sfortunatamente questo non lo sapevo. In ogni caso sbiraciai attraverso la porta e trovai Will disteso sul letto. - Ne sei sicuro Will?- disse Austin, anche se non capii il senso di quella frase. Will alzò la testa, mi guardò e la ributtò giù sul cuscino. -Devi scusarlo, è un giorno difficile per lui- per la seconda volta non capii. -Ora arriva- disse per poi chiudermi la porta in faccia.
Aspettai qualche minuto in cui repressi le diverse tentazioni di andare via che mi presero. Non sapevo neanche perché lo stesso facendo, non era da me. Ma lo feci comunque e quando finalmente Solace uscì, fui felice di averlo fatto.
-Ehi- disse con una voce che non gli apparteneva. Totalmente priva di emozioni.
-Ehi... è successo qualcosa?-
-Ti potrei fare la stessa domanda, non dovevi già essere partito?- disse scocciato.
-Se vuoi che me ne vada dimmelo-
Dissi alzando la voce.
Lui restò in silenzio, però continuò a seguirmi e lo presi come un buon segno.
-Però non era nei miei programmi farlo, ricordi quando ci siamo incontrati da Chirone ero lì per di- fui interrotto dalle sua braccia che mi stringevano a se. Oltre a perdere il fiato e la voce, constatai che avevo pure le farfalle nello stomaco. Non mi andava proprio. Nonostante questo quando si staccò mi sentii vuoto. Non volevo che si allontanasse.
-Scusa- disse piano.
Non risposi, non avrebbe dovuto scusarsi.
Era arrossito e mi guardava con occhi luccicanti.
-Quindi resterai per tutto l'anno-
-Non sono sicuro del per tutto l'anno...ma penso di si-
Poi Calò il silenzio, così riniziai a camminare, seguito da lui. Arrivammo al suo albero dove mi sedetti.
Lui mi imitò, per poi interrompere il silenzio.
-Pensavo che saresti partito-
-Sono stato indeciso fino all'ultimo- dissi piano e lentamente. Eravamo vicinissimi. Le nostre spalle e le nostre gambe si toccavano e le mani si sfioravano leggermente. Le sue erano calde come al solito, ormai ci avevo fatto l'abitudine.
-Ti devo confessare che ero arrabbiato con te- disse arrossendo.
-Lo so, altrimenti non avrei bussato alla porta-
Sì voltò verso di me in modo da guardarmi negl'occhi.
-Non volevo che te ne andassi- disse senza smettere di guardarmi negl'occhi.
-Non l'ho fatto, sono qui-
Dissi deglutendo a fatica per poi voltarmi perché stavo arrossendo sicuramente.
-Austin ha detto che è stata una giornata difficile...- dissi in modo cauto.
-È successo qualcosa?-
-È la giornata in se...nessuno mi cerca in questa giornata-
-Intendi a casa?-
Lui annuì debolmente.
-Tu torneresti ad una casa dove nessuno ti vuole?-
Mi chiese mentre una lacrima solcava la sua guancia.
Pensai a come fossi scappato dal Campo dopo la guerra. Non non ci sarei tornato. Ma mi chiesi che avrebbe potuto scacciare lui.
-Problemi loro-
Dissi girandomi verso di lui e tendendo la mano verso il suo viso per asciugargli la lacrima. Ovviamente non avevo pensato prima di fare questo. Infatti la tolsi subito dopo arrossendo per l'ennesima volta.
-Voglio dire Will che ormai ho capito che è inutile preoccuparsi per chi non si preoccupa per te...sopratutto per noi semidei la vita è troppo corta per sprecarla così-
Lui mi sorrise e per una volta capii di aver detto la cosa giusta. Forse.
-Hai ragione devo smettere di pensarci- disse alzandosi e tendendomi la mano per aiutarmi. Però ovviamente io dovevo fare un passo falso, letteralmente. Infatti inciampai sui miei stessi piedi e gli caddi addosso. Anche lui perse l'equilibrio e così gli caddi sopra. Grazie per l'atterraggio morbido Will
-Scusa- dissi velocemente cercando di alzarmi altrettanto in fretta. Mi tirai su, cosa che fece anche lui, così mi ritrovai a cavalcioni sulle sue gambe, a pochi centimetri da lui. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra.  Restammo in quel modo per quelle che sembrarono ore, poi io mi alzai cercando di non fare altre cavolate. Il cuore batteva fin troppo veloce. Ripresi a respirare normalmente, non mi ero neanche accorto di star trattenendo il respiro. E mi avvisi verso la mia cabina in silenzio. Arrivati davanti alla porta trovammo Percy.
-Ciao Nico- urlò quando mi vide.
Sorrisi e lo raggiunsi, seguito da Will.
-Sono passato a salutare prima di andare via-
-Divertiti a studiare- dissi prendendolo in giro.
-Non sai quanto-
Rispose sconsolato.
Sembrava indeciso se dirmi qualcosa oppure no. Alla fine non disse niente ma si protese in avanti e mi abbracciò.
Stranamente avevo capito cosa voleva dire quell'abbraccio e non mi sentii a disagio. Era felice che sarei restato, era sincero e mi era venuto a salutare perché in fondo mi considerava un amico.
-Grazie- disse
Lo guardai strano.
-Di averCi ascoltato- disse sorridente per poi balterare dei saluti veloci e lasciarmi solo con Will.
-Che facciamo?-
Chiesi voltandomi verso di lui.
Gli sventolai la mano davanti alla faccia perché non sembrava sentirmi.
-Ehm...non lo so- disse con un tono per niente tranquillo. Mi chiesi se lo avesse infastidito il nostro incontro ravvicinato di poco prima, ma mi dissi che era impossibile. Eppure non riuscivo a trovare altre soluzioni.
-Dovremmo andare ad allenarci no?- disse sempre nello stesso tono. Come se ci fosse qualcosa che non andava. Annuii e lo seguii verso l'Arena. Solo dopo un po' sembrò tornare il vecchio Will. Quello solare. E alla fine della serata mi ero scordato l'episodio. Ero concentrato solo sul suono della sua risata. Che quando andai a letto riecheggiava ancora nelle mie orecchie.

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