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Patrik

È possibile mettere la vita dentro una valigia?
È questa la domanda che un po' tutti ci poniamo ed io avevo trovato una risposta: no, non si poteva.
Facendo il calciatore ho spesso dovuto cambiare città e questo cambiamento all'inizio mi faceva star male però poi ho capito che le persone che ci tengono davvero restano accanto a noi e i ricordi sono impressi nella nostra memoria; poi beh, gli oggetti fanno solo parte della nostra roba, della nostra vita materiale. La vita vera sono i ricordi, le persone, i luoghi che stanno nel nostro cuore e queste sono tutte cose impossibili da raccogliere in una valigia ma sono anche qualcosa che noi non possiamo cancellare neppure se lo desiderassimo.
Malgrado il mio pensiero prendo le foto, i miei vestiti ed il resto delle cose e le butto nella valigia, le butto come se fossero roba inutile, le getto via senza curarmi, proprio come lei ha fatto con me.
Lancio una rapida occhiata al tutto: vedo le scatole piene con la mia roba, segno della mia nuova vita lontano da qui, lancio uno sguardo al panorama, che non vedrò più ogni mattina, lancio uno sguardo alla casa cercando di capire se ho dimenticato qualcosa e mi rendo conto che l'unica cosa che non ho portato con me sono i frantumi del mio cuore, quelli non serviranno più, non verrò mai più calpestato dagli altri, non farò mai più lo stesso errore: non metterò mai più nessuno al primo posto, adesso al primo posto ci sono io.
Adesso andrò incontro ad una nuova vita, lontano da lei e dalla città nella quale ho vissuto il mio più grande amore: il primo vero e probabilmente l'ultimo.
Guardo il mio riflesso e vedo il mio cambiamento, il sorriso spento e gli occhi tristi, delusi dalla vita, ecco il nuovo me, quello stanco dalla vita, stanco delle cazzate e disilluso.
Ecco quello che sono diventato per causa sua.
Lei si è avvicinata quando ero sull'orlo della disperazione, quando ero in preda ai miei demoni, quando ero nel bel mezzo della tempesta e bevevo per colmare il vuoto lasciato da mia madre.
L'ho conosciuta nel bel mezzo del fallimento, quasi una previsione di come sarebbe finita la nostra storia cioè nel più grande fallimento.
L'ho conosciuta durante la finale dell'europeo under 21 nel quale io sbagliai il rigore decisivo; alla fine ero affranto, in un angolo, a guardare i rivali festeggiare, e lei, che faceva la giornalista, si è avvicinata e mi ha consolato, mi ha salvato dall'abisso nel quale stavo per cadere in quel periodo. Si è presa cura di me ed io ho creduto che fosse tutto vero: il suo amore, il suo essere sempre premurosa, il suo essere sempre accanto a me ma alla fine era tutta una farsa. Quando ci siamo fidanzati ufficialmente lei ha acquisto fama e successo ed alla fine mi ha lasciato per un attore.
Forse non so amare o forse non ho trovato nessuno che mi ami veramente. Ho mille difetti, sono in balìa dei miei demoni e sono prigioniero del mio passato. Sono visto come un oggetto regala fama ed un bancomat distributore di soldi e non appena io mostro il minimo segno di fragilità loro scappano.
Adesso sono sull'orlo della disperazione ma non credo di voler essere aiutato, non voglio essere illuso, non ancora. Voglio essere lasciato solo, nel mio equilibrio, nei miei spazi e nella mia libertà a meno che non arrivasse qualcuno a stravolgermi la vita, a salvarmi, ma non una qualsiasi ma una incasinata tanto quanto me, una che non si aspetta nulla.
La verità è che io sto bene solo, sì, sono tormentato però ci convivo, ci sono abituato. Non cerco più l'amore perché nessuno è in grado di comprendermi. Non sono felice: la felicità è una parola troppo grossa per me e pensandoci, forse non sono mai stato felice, sono stato semplicemente bene. Sì, ho i soldi ma se per loro avere fama e successo significa essere felice, per me no. Per me essere felice significa essere compreso e aiutato, significa mostrare le proprie paure, il proprio passato ed essere accettato ed aiutato a diventare una persona migliore ma una persona in grado di fare tutto ciò senza niente in cambio e unicamente per me, a mio parere non esiste e quindi è meglio stare solo che accumulare delusioni. Ormai la vita era un gioco di resistenza, un gioco in cui dovevo andare infondo. La vita era diventata per me una sfida contro me stesso: fin dove sarei arrivato? Sarei arrivato più in fondo di qui, nel buio più totale?
Quanto tempo avrei resistito?
L'unico motivo per cui non mollo il calcio è per far vedere che il ragazzino di Praga, quello cresciuto troppo in fretta tra problemi e difficoltà, quello caduto nel baratro e lasciato solo, quello in cui nessuno credeva, ce l'ha fatta; si ce l'ho fatta a realizzare il mio sogno con sudore, lacrime e sangue, ce l'ho fatta e sono arrivato in alto anche se sono a pezzi.

Take me home ◎Patrik Schick◎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora