"Cos'hai?" le chiedo. Abigail continua a tormentarsi le mani e a tirarsi le maniche tenendole chiuse nelle mani.
Non mi guarda. Non parla.
"Stai ancora pensando a tua madre?" Abigail non risponde. "Mandala a f******" insisto.
"Non essere volgare" mormora lei.
"F****** non è una parolaccia, è una destinazione turistica che sono solito consigliare a molti."
Lei è incapace di trattenere una sottile risata, ma continua a non guardarmi.
"Allora, cosa c'è?"
"È per..." mormora, indicando la nostra folle amica che al momento, con aria molto regale, sta francobollando delle buste per il lavoro sociale.
"Cosa ha fatto?"
"Ha avuto una notte molto agitata e continuava a gridare nel sonno. E poi mi sono accorta che anche lei ha ..."
Abigail si blocca e si stringe nelle braccia
"E' un'autolesionista?" le chiedo.
"Credo di sì."
"Non mi sorprende. Mary-A rifiuta questa realtà e ne crea un'altra, ma questo non la aiuta a risolvere i suoi problemi interni, così si taglia, forse per punire se stessa o forse per punire chi non ha saputo o non ha potuto darle l'amore che avrebbe voluto ricevere."
"Non sembra nemmeno rendersi conto di tagliarsi" esclama Abigail.
"No, probabilmente no. Quando entra nel suo mondo fantastico rimuove la realtà. Paradossalmente credo che si ferisca proprio durante i rari momenti di lucidità."
Abigail resta in silenzio, la bocca semi di schiusa come cercare di dire qualcosa. "Perché sei così sconvolta?"
"A te non fa paura che non ne sia cosciente?"
Guardo Abigail e mi stringo nelle spalle. "Sì, mi preoccupa, perchè ciò la rende più fragile, più vulnerabile, ma la conosco da quando sono qui e finora non ho visto peggioramenti."
"Non ha una famiglia?"
"Nessuno è mai venuto a farle visita" rispondo.
"E' triste" mormora.
Sorrido mentre osservo il suo profilo e il modo in cui i capelli le cadono sulle spalle, bianchissimi alla luce del sole. "Che buffa che sei."
"Perché?" esclama sorpresa, voltandosi verso di me.
"Tu sei incredibilmente fragile e straordinariamente forte" continuo, "sai essere tenera, ma altrettanto spigolosa. Sei una sorpresa continua, Abigail."
"È una cosa brutta?" chiede, scrutandomi con i suoi occhi verdi.
"Non è brutta, al contrario."
Lei sorride e si illumina come in quella notte che ho suonato per lei, la prima della sua permamenza qui. Restiamo in silenzio a guardare fuori dalla finestra, l'uno accanto all'altra.
"Suona per me stanotte" mi sussurra ad un tratto tirandomi lievemente per la manica.
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Red as Blood, Red as Wine
General FictionAbigail ha sedici anni, una madre assente, un padre freddo e distaccato, un amico molto particolare e una lametta con cui si ferisce spesso per scappare da una vita che odia. Cameron ha diciotto anni, una madre che l'ha abbandonato, un lavoro che od...