Shine Forever

Jisoo

"Un'altra giornata così, sono proprio stanca di prendermele di santa ragione senza una motivazione."

Chiuse il diario che aggiornava quotidianamente: scrivere si era rivelata l'unica valvola di sfogo per Jisoo.

Cambiare scuola non migliorò la situazione, al contrario, quel passato segnato dal dolore per la morte del padre, voleva a tutti costi prevalere sul presente e sul futuro che Jisoo avrebbe voluto scrivere senza sofferenza la quale, ogni volta, la distruggeva, e senza rimpianti.
Jisoo amava profondamente il padre: era il suo eroe, colui che fino all'ultimo aveva lottato contro un mostro più grande di lui.

Con il tempo, era finita in un tunnel senza via d'uscita che le risucchiava ogni forza, e che la portò per un breve periodo a far uso di antidepressivi per calmare i suoi istinti suicidi.

Le uniche persone con cui comunicava erano sua madre e suo fratello Jin. Jin era tutto, era speranza, fiducia, era tutto ciò che le ricordava effettivamente il padre: gli stessi lineamenti del volto, gli occhi scuri e profondi, e un sorriso sempre stampato sul volto. Jin la capiva più di tutti e tutto, era una presenza costante.
Oltre a loro, infatti, nessuno di Seoul, tranne i professori, ai quali rivolgeva la parola solo quando era necessario, aveva mai sentito la sua voce..

Lasciare Busan non fu di certo facile, ma venne considerata come l'unica soluzione per trovare un po' di serenità interiore e, per quanto fosse possibile, allontanarsi dai ricordi che la legavano a quel posto.

Una volta iscritta a scuola, a causa della sua estrema timidezza e fragilità, venne presa subito di mira da un gruppo di ragazze che, senza scrupoli, ogni giorno le riservavano schiaffi e botte, e insulti che ferivano più di qualsiasi altra cosa. Le ferite dell'anima erano quelle più profonde e quelle che meno si cicatrizzavano, rispetto a quelle fisiche.

"Kim, che bello rivederti! Ma senti, che ne dici di pranzare insieme a noi, eh? Ci divertiremo un po'' Suzy pronunciò quelle parole lentamente, per attirare l'attenzione di Jisoo che no, per nessun motivo, avrebbe mangiato insieme a lei e alle sue amiche. Almeno il pranzo, accidenti, non avrebbe voluto rovinarselo.

Appena gli altri si allontanarono dall'aula, Suzy strattonò Jisoo, e la portò sul terrazzo della scuola.

E anche questa volta me la vedo brutta pensò.

Tre ragazze da dietro le tenevano le braccia, in modo da tenerla stretta e non permetterle di scappare. Suzy invece era proprio lì, davanti a lei.
Poi, le prese il volto tra le mani e le sussurò con dolcezza:
"Se non ti ribellerai, faremo in fretta, Kim"

Un pugno le arrivò dritto sul volto, provocandole un spacco sul labbro. Poi un altro ancora che le procurò una ferita sullo zigomo destro.
Le lacrime uscirono con prepotenza e Jisoo, per nasconderle, abbassò il viso.. Piangere voleva dire arrendersi, semplicemente. E lei non voleva spendere lacrime, anche se finiva sempre per farlo, davanti a loro.
Subito dopo, al gruppo si unirono altri due ragazzi che non si fecero pregare due volte per picchiare anche loro, pur non sapendo la causa di quello che stava succedendo. Ma, effettivamente, non c'era nessuna motivazione valida, o qualcosa che in qualche modo avesse portato le ragazze a reagire così: prendersela con chi è più fragile, è una scelta che si fa per convincersi di essere forte, di essere superiore a qualcuno che, al contrario, non ha bisogno di spegnere la luce degli altri per brillare.

Sempre così, pensò tra sé

"Ma cosa state facendo? Andate via, via!"

Un ragazzo si avvicinò a Jisoo, porgendole una mano e la ragazza fece forza su di essa per alzarsi. Poi, sempre tenendole la mano, la portò via da lì, spingendo per terra i ragazzi che intralciavano il loro passaggio.

Per una volta si sentì fortunata, come non lo era mai stata. Era la prima volta, infatti, che qualcuno la salvava da quel gruppo.
E lui era il suo salvatore.