CAPITOLO 63

90 4 0
                                    

CAPITOLO 63
<<Beh? Com'è stato?>> Chiedo ad Ally appena scende dalla Harley e si toglie il casco, ignorando completamente di aver sentito tutte le sue urla che mi intimavano di smettere di andare veloce.
<<Tu sei matta! Adesso stai tranquilla perché su quella moto io non ci salgo più>> esclama solenne, incrociando le braccia.
Io scoppio a ridere perché è troppo buffa e soprattutto perché mi è mancata.
<<Bene, allora menoma->>
Mi blocco quando, dietro Ally, che è girata di spalle, noto una figura avvicinarsi e quella figura è Taylor.
<<Amber!>> Continua ad urlare, correndo nella nostra direzione, nella mia.
<<Ally... io... Ti prego non farlo avvicinare. Per favore, non posso ancora farcela>> dico con un filo di voce. Sinceramente non so nemmeno dove ho trovato la forza di parlare. Quando vedo questo ragazzo è come se non avessi più la forza di fare niente, nè di parlare nè di formulare un qualsiasi pensiero coerente.
Lei si gira di scatto e, appena nota il motivo per il quale io sia tornata di cattivo umore, torna a guardarmi con in viso stampato uno sguardo comprensivo.
Poi, quasi immediatamente, giro la chiave nel quadrante della moto, ma giusto in tempo per notare Ally camminare a passo di marcia verso Taylor con un dito accusatorio puntato verso di lui e urlargli cose incomprensibili alle mie orecchie, facendomi spuntare un sorriso, per quanto possibile nel mio stato.
Quella ragazza è un uragano.
Quando arrivo a casa non c'è nessuno, così ne approfitto per farmi una lunga e rigenerante doccia con la musica ad alto volume, in modo che possa sovrastare i miei pensieri che non hanno accennato a fermarsi o rallentare almeno un po'.
Faccio partire i Coldplay con The Scientist.
Adoro la voce del cantante è così melodiosa che ti penetra nella pelle, fin dentro le ossa, non lasciandoti via di scampo se non quella di amare la musica del gruppo.
Mentre faccio scorrere l'acqua sul mio corpo, una frase riecheggia nel piccolo bagno ormai umido.

Take me back to the start.

Quanto vorrei avere la possibilità di tornare indietro. L'unica cosa che intralcia quel desiderio è una: l'amore verso quel ragazzo tatuato dagli occhi scuri che mi ha rubato il cuore e, con tutto quello che poteva farci, ha deciso di spezzarlo in mille pezzettini. Ed ora tocca a me rimettere insieme i cocci, solo che non so se ne ho la forza dopo tutto.
Mille domande mi assalgono.
Se potessi tornare indietro, cambierei una virgola di tutto il percorso che ho fatto per innamorarmi di lui? Forse era inevitabile, forse sono innamorata di lui da quando ho incrociato il suo sguardo in quella maledetta stanza che è la vicepresidenza della scuola.
È tutta colpa del destino. Io penso che sia tutto già scritto per noi, forse è solo un modo per non prendermi le responsabilità dei miei errori, in modo che, ogni volta che qualcosa va storto, io possa dirmi "doveva andare così, era già scritto". Beh forse però è davvero così.
Se non avessi fatto tardi quella mattina, se mi fossi svegliata in tempo, se avessi sentito la sveglia, se mia madre non mi avesse svegliato, non sarei arrivata tardi il primo giorno di scuola ed io, Ally e Cam non saremmo dovuti andare in vicepresidenza per farci firmare quegli stupidi ritardi.
Se Adam non avesse avuto nulla di cui parlare con il padre, loro non si sarebbero trovati lì in quel momento e io avrei continuato a vivere la mia vita conoscendoli solo per la fama che si portavano dietro, non avendo niente a che fare con loro. Se non li avessi trovati lì, nel posto sbagliato al momento sbagliato, non avrei incontrato i suoi occhi, non avrei visto i suoi tatuaggi che si fanno spazio si tutto il suo corpo e non avrei notato il cipiglio che portava sul volto nell'ascoltare l'amico lamentarsi con suo padre, non mi sarei mai incontrata con lui.
Forse se quel giorno al Long River non fosse piovuto non ci saremmo ritrovati l'uno addosso all'altro, faccia a faccia, occhi negli occhi, se Noah non avesse commesso lo sbaglio di tenermi tutto nascosto, se non ci fosse stata nessuna competizione tra Adam e Noah, loro non mi avrebbero mai chiesto di aiutarli con le loro feste ed io non mi sarei mai ritrovata a fissare il suo sorriso, innamorandomene, innamorandomi di lui.
Ma se davvero niente di tutto questo fosse successo, se davvero non avessi mai conosciuto nessuno di loro?
Ne varrebbe la pena di tornare indietro e non innamorarmi mai di lui, evitando tutta la sofferenza, ritrovandomi senza la nostra storia, senza il nostro amore, senza l'essermi innamorata per la prima volta?
E come un fulmine, l'unica risposta plausibile mi passa davanti agli occhi.
No. Non ne varrebbe la pena.
Sobbalzo quando sento il rumore della port di casa sbattere al piano di sotto, sovrastando il volume della musica e lo scrosciare dell'acqua.
<<Tesoro, ci sei?>> Urla mia madre dal piano inferiore.
<<Si, mamma sono di sopra>> urlo di rimando.
<<Potresti venire un momento qui, per favore?>>
<<Un attimo, che mi vesto e sono da te!>>
In fretta ed in furia esco dalla doccia, la cui acqua è ormai congelata, e mi asciugo in fretta, infilando le prime cose che mi capitano tra le mani.
Il caso vuole che siano un paio di leggins ed una felpa, la sua felpa, quella che mi prestò per dormire quando andai a casa sua credo mesi fa.
Dio, sembra passato un secolo da quel periodo, quando ancora non conoscevo niente di lui.
Velocemente indosso la felpa e cerco di non fare caso al profumo ancora presente, che mi inonda i sensi e mi catapulta nel passato.
<<Eccomi, mamma. Cosa c'è?>> Chiedo una volta raggiunta mia madre in cucina.
<<Oh, tesoro. Devo chiederti un favore. Sono appena tornata da lavoro e non ho proprio tempo per...>> farfuglia senza sosta lei.
<<Mamma, mamma. Rallenta, che devo fare?>> La interrompo prima che perda il fiato.
<<Devi andare a fare la spesa per la cena di stasera.>>
<<Cena di stasera?!>> Chiedo con una brutta sensazione che mi inonda lo stomaco.
<<Si, tesoro. La cena.>>
Notando la mia perplessità, cerca di spiegarsi meglio.
<<La cena con i Miller e la famiglia di Ally e Cameron, dobbiamo dirvi una cosa importante>> esclama entusiasta con un sorriso.
Che cosa?!
Non può essere, ditemi che è uno scherzo. Ho cercato di fuggire da lui, di non vederlo, ma per quanto io possa impegnarmi me lo ritrovo sempre tra i piedi. E questo mi fa capire quanto il destino sia inevitabile e immutabile, nonostante i nostri sforzi per cercare di cambiarlo.
<<Va bene. Dammi la lista>> concludo rassegnata, sapendo che se mi oppongo a questa stupida cena non otterrò niente.

<<Sessantuno dollari e cinquanta, prego.>>
La cassiera che ho davanti continua a masticare il suo chewing-gum con svogliatezza, porgendomi la mano.
Ci poso sopra i soldi giusti, in modo da non perdere qui altro tempo: sono struccata e ho ancora i capelli bagnati per via della lunga doccia che ho fatto meno di mezz'ora fa.
Prendo le quattro buste pesantissime e colme di cibo e inizio a trascinarmi verso l'uscita con la testa china.
Proprio per questo motivo, senza rendermene conto, sbatto contro una superficie ben salda, facendo in modo che alcuni degli alimenti che ho comprato cadano a terra.
Senza nemmeno curarmi della persona che ho davanti, inizio a raccogliere tutte le cose.
<<Oddio, ma perché sono così imbranata?>> Inizio a borbottare contro me stessa a bassa voce.
<<Possibile che dobbiamo incontrarci sempre così?>> Mi chiede una voce, una voce molto familiare.
<<Dylan!>> Urlo, lasciando cadere per terra le buste e saltandogli addosso.
Non so il motivo di tutto questo entusiasmo, semplicemente mi sembra di non vederlo da una vita e poi è l'unica persona che conosca che è stata sincera con me sempre, non mi ha mai nascosto nulla e quando gli facevo delle domande, aveva subito delle risposte da darmi. A differenza di altre persone.
<<Hey, ti sono mancato così tanto?>> Chiede sarcastico, intanto che io mi allontano da lui.
Ed in quel momento realizzo che mi è mancato, si, questo non posso negarlo, ma che sto ostentando tutto questo entusiasmo solo per dimenticarmi in fretta di Taylor e, essendo a conoscenza dell'interesse di Dylan verso di me, mi sembra un buon modo.
Non voglio usarlo, sia chiaro, Dylan mi è piaciuto dal primo momento che l'ho visto, con quell'aria da finto duro ed i capelli biondi spettinati.
<<Beh, si>> sorrido, dandogli un leggero pugno sul braccio.
Mi sorride a sua volta, scostandosi i capelli troppo lunghi all'indietro con una mano.
In lontananza, un tuono squarcia il cielo, facendoci interrompere il contatto visivo.
Mi affretto a raccogliere tutte le buste, per tornare il più in fretta possibile a casa, prima di bagnarmi.
<<Se vuoi ti accompagno io a casa>> propone Dylan speranzoso.
Annuisco e lui mi prende le buste dalle mani.
<<Non ti preoccupare, faccio io...>> comincio a protestare, ma mi blocca subito.
<<No. Le donne non devono affaticarsi>> replica con un sorriso.
Una volta nella sua macchina, non posso fare a meno di notare quanto sia davvero affascinante, sopratutto alla guida, concentrato com'è sulla strada davanti a sè. Quando ci fermiamo per via del semaforo rosso, Dylan si gira lentamente verso di me e schiude le labbra per parlare.
So già cosa sta per chiedermi e ne sono felice.
<<Hai più pensato a quello che ti ho detto?>> Mi guarda speranzoso e con un pizzico di imbarazzo, grattandosi la nuca nervosamente.
Annuisco con decisione.
<<Si. Possiamo provare ad uscire insieme se vuoi.>>
Il suo sguardo si illumina ed un luccichio gli passa negli occhi.
<<Ottimo! Quando?>>
<<Per me sarebbe perfetto anche stasera>> affermo.
Stasera c'è la cena, ma nessuno si dispiacerà se la abbandonerò un po' prima, tanto saranno sicuramente presi dai loro soliti discorsi sul lavoro per accorgersene.
<<Ma stasera non hai una cena importante con i tuoi?>> Mi chiede ingenuamente.
<<Non morirà nessuno se me ne vado qualche minuto prima, no?>> Replico con un sorriso.
<<Allora passo a prenderti alle dieci.>>
<<È perfetto.>>
Sorride a sua volta e ingrana la marcia per poter partire verso casa mia.
Mi sembra irreale aver accettato di uscire con un ragazzo che non sia Taylor, ora come ora, e con la sua felpa addosso per giunta.
Non ho ancora compreso bene se sono io che cerco i guai o se sono loro che cercano me.

PERFETTA ILLUSIONE #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora