Descrivere una situazione di povertà

22 1 2
                                    

1 brano

Diego, otto anni, si alza ogni mattina al sorgere del sole e raggiunge gli altri in cima al Barrio, nella piazza fatiscente centro della vita della favelas.

Con il pallone sempre ai piedi, corre da una parte all'altra per aiutare Pedro, il missionario. Fa le consegne per lui, racimolando quasi un dollaro al giorno, ormai lo conoscono tutti e sua madre spera che questo lo aiuti a fare le scelte giuste. 

Oggi Donna Maria è stata generosa e lo ha riempito di monete perché l'aveva aiutata a scacciare un ratòn da sotto il piccolo mobile arrugginito della cucina. 

Anche adesso sente tintinnare i suoi sforzi nella tasca, mentre gioca a dribblare avversari immaginari. Non vede l'ora di farli vedere alla mamma. Magari domani riusciranno a mangiare due volte. 

Palleggia Diego e saluta la gente che lo incita dai terrazzi pericolanti. Le finestre senza vetri riempiono la città di suoni e voci, di vite vissute e di altre consumate.

Ecco la sua casa, un assembramento di fango e legno, la porta è aperta e Diego sente la voce della mamma che canta. Il suo cuore si scalda, il pallone si ferma, buttato in un angolo. I suoi tre fratelli stanno già dormendo nell'angolo della stanza, in tre in un letto. 

Il caldo è opprimente, ma alla mamma non importa. Lei che acconcia i capelli ai turisti in spiaggia e non si dà mai per vinta. Lei che ogni sera aspetta alzata e con il sorriso, che torni ognuno dei suoi pequenitos, controlla le loro mani, le loro braccia e non esita a distribuire ceffoni se non si comportano bene. Non importa dove sono nati, ricorda loro, bisogna avere un cuore puro per avere una vita migliore, il Signore indicherà la via, sempre.  

***

2 brano

Quando arriva l'inverno, il freddo non risparmia nessuno; si insinua nelle ossa e scorre nelle vene, congelando il corpo poco a poco. 

Guardo le mani screpolate e le infilo nella tasca del giaccone che ho rimediato in una busta di indumenti usati. 

Oggi è giorno di paga, dopo una settimana passata ad attaccare etichette alla biancheria intima della grande distribuzione, in un vecchio capannone insieme ad alte quaranta donne come me, finalmente potrò incassare i miei cento euro e andare a comprare da mangiare e lo sciroppo per la tosse per Anna. 

È ormai tardi, ma riesco comunque ad infilarmi tra le porte del supermercato prima che chiuda e a risparmiare i soldi per le medicine. Quando torno a casa sono ormai le nove passate, ma i bimbi sono ancora svegli. Mi saltano addosso e mi riempiono di baci. 

-Mamma! Hai fatto tardi in ufficio?-

Loro non sanno che ho perso il lavoro un anno fa, non sta a loro preoccuparsi ora. -Sì piccoletti. Dov'è papà?-

-Sono qui.- Il sorriso di cui mi sono innamorata colora ancora le sue labbra, ma gli occhi velati di tristezza svelano la sua lontananza. 

Anche lui ha perso il lavoro, ma la depressione lo sta divorando. Il suo corpo si ritira e di lui, ormai, non rimane che l'ombra. -È venuto il Signor Rossi. Vuole le spese di acqua e luce.- Mi informa biascicando lento mentre mi appoggia le labbra su una guancia. 

Non ci baciamo quasi più, come se tenessimo la felicità per momenti più adeguati. Come se non avessimo diritto di scambiarci e confortarci con l'amore.

-Non li ho. Ho fatto la spesa e comprato lo sciroppo per Anna.- Le lacrime mi sorprendono, ma la rabbia e lo sconforto non mi aiutano a frenarle. 

Per quanto io provi a tamponare, non è mai abbastanza. Faccio un grande respiro e cerco di ritrovare la calma. Chiamerò il capo e lavorerò qualche ora in più, poi lascerò al Signor Rossi il mio anello di fidanzamento come pegno.

Domani. 

Asciugo svelta le lacrime. Non ho tempo: adesso voglio solo andare ad augurare la notte ai miei bimbi.  

***

3 brano

Stavano lì, appesi ad un filo sottile ed invisibile, come le esalazioni che venivano dalla discarica a cielo aperto a qualche chilometro di distanza. Nello spiazzo ghiaioso tra i condomini popolari, i ragazzi passavano le loro giornate giocando a calcio in attesa di qualcosa, mentre le madri, sedute ai balconi, vivevano di nostalgia per una vita che non avevano avuto.

Maria ce la metteva tutta per salvare Diego da quell'inferno, perché voleva che, almeno lui, avesse un futuro. Si caricava di doppi lavori per riuscire a racimolare la cifra necessaria per comprargli i libri della scuola superiore. Li aveva trovati quasi tutti in un mercatino dell'usato e aveva pregato il proprietario di tenerli per qualche giorno. 

Finalmente, aveva terminato di raccogliere la cifra necessaria grazie alla Signora Patrizia, che quella settimana aveva fatto fare le unghie, i capelli e la ceretta a tutte le sue figlie, visto che si sposava per la quarta volta.

-Diego!- Lo chiamò dal balcone.

Il ragazzo stava palleggiando tranquillo con i suoi amici, ma quando Maria lo chiamò, la raggiunse subito al quarto piano.Si sedette al tavolo dell'unica stanza che avevano oltre al bagno. La casa era piccola, ma Maria la teneva con amore regalandole una dignità che si vedeva raramente in quei palazzi.

-Dimmi Ma'.-

-Cominci la a scuola!- La felicità che provava le illuminava il viso e Diego sorrise contagiato.

-Sei sicura? Perché io me la posso cavare da solo. Ho sentito che cercano al porto, potrei aiutarti con le bollette ed il resto e magari potremmo anche trasferirci.-

Diego avrebbe compiuto quattordici anni ormai, quindi era abbastanza consapevole degli stenti della madre e dei sacrifici che faceva ogni giorno per dar loro un futuro. 

-Tu studia! È il miglior investimento che puoi fare.- Si era subito infervorata.

Il ragazzo alzò le mani in segno di resa. -Come vuoi.. Ehi, ma che hai?-

Maria stava sbiancando e, se Diego non l'avesse presa in tempo, sarebbe caduta per terra. Senza realizzare come, si trovò sull'ambulanza che procedeva a sirene spiegate e stringeva le mani fredde della madre tra le sue per non farla scappare.

In ospedale gli avevano detto che aveva avuto un'emorragia interna, ma non aveva capito molto, se non che avrebbe dovuto coprire le spese che lo stato non pagava. Quando la madre si era risvegliata, aveva pianto due giorni consapevole che il suo desiderio di mandare Diego a scuola sarebbe sfumato, perché i soldi servivano per le cure. Il ragazzo, però, la sorprese mostrandole i libri che aveva trascinato con sé in una borsa.

-Come hai fatto? -

-Ho fatto un accordo con il tizio del mercatino.- Le strinse la mano con il tubicino della flebo. -Lavorerò da lui al pomeriggio in cambio di questi libri.-

Maria non sapeva cosa dire, ma aveva le lacrime agli occhi per la felicità, perché forse Diego, dopotutto, si sarebbe salvato.  

**

Il limite per ogni brano era di 700 parole e quindi forse alcuni sono un po' affrettati. Ad ogni modo mi è piaciuto scrivere ognuno di loro, quindi eccoli a voi.

FrammentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora