-Marinette ben tornata!- esclamò Alya felice, poi diede una veloce occhiata all'orologio e strabuzzò gli occhi. -Aspetta, sei arrivata puntuale! Che cos'è successo? Hai lasciato la botola aperta e un gatto ti è saltato addosso?- continuò con serio stupore dipinto in volto.
-Può darsi- disse Marinette con una felicità contogiosa.
Entrarono in classe tra le loro risate e battute, ma si fermarono sull'uscio quando notaro Kim sbracciarsi di fronte alla cattedra per attirare l'attenzione.
I loro compagni, a poco a poco, iniziarono a osservare l'atleta che finalmente si decise a fare il suo annuncio.
-Ragazzi, domani è il mio diciottesimo compleanno e siete tutti invitati alla mia festa! Si terrà nella villa dei miei nonni, vicino al Trocadéro. Non esitate a scrivermi se avete dei dubbi o non potete partecipare- li informò con gli occhi brillanti d'entusiasmo.
Nella classe si scatenò un brusio generale, causato proprio da quelle parole; la stessa Alya iniziò a blaterale frasi sconnesse riguardanti il party e il modo in cui si sarebbero dovute vestire.
Se c'era una cosa al liceo F. Dupont che doveva essere fatto a tutti costi prima del diploma era partecipare a un evento organizzato da Kim.
Il ragazzo sembrava avere uno spiccato talento nella preparazione di quelle feste, riuscendo ogni volta a coinvolgere anche le persone più svogliate.Tutti si ricordavano un particolare avvenimento accaduto in quelle occasioni, come la volta in cui era arrivata la polizia per i troppi schiamazzi o anche l'episodio in cui lo stesso Kim si era talmente ubriacato da scatenarsi in pista dando spettacolo di sè e del suo fisico palestrato.
Di quegli eventi però una cosa era certa: si ritornava a casa in uno stato d'ebbrezza tale da non ricordare niente di quello che fosse avvenuto la sera prima. Alla fine la parola chiave era sempre stata una sola: divertimento.
Marinette aveva avuto l'opportunità di partecipare ad alcune delle feste organizzate dal ragazzo, ma l'unica cosa che ricordava in modo preciso era l'emicrania che si ritrovava la mattina seguente: lei non reggeva per niente l'alcool e alcune volte, anche dopo soli due bicchieri, finiva con il combinare le più assurde bravate della sua vita.
La corvina aveva un po' paura di come si sarebbe svolta poiché, essendo il diciottesimo compleanno di Kim, era consapevole lo avrebbe festeggiato in grande; quella sua preoccupazione però era accompagnata da una curiosità che la spronava maggiormente a prenderne parte.
Ormai nessuno nella classe era in sé dopo quell'annuncio e, per l'intero giorno e la mattina seguente, non fecero altro che parlarne finendo con l'essere rimproverati per la loro distrazione più e più volte.
Marinette e Alya si erano date appuntamento, nel primo pomeriggio, a casa della corvina per prepararsi al meglio per l'evento. Alya fremeva di fronte alla sua migliore amica mentre parlavano di cosa sarebbe stato più adeguato indossare.
-Marinette, ho trovato! Metti quel vestito che stavi rifinendo ieri, quello verde e nero!- urlò la castana dopo il colpo di genio che le era venuto. Le due ragazze avevano intorno un ammasso di vestiti tale da sommergerle; quelli erano tutte creazioni di Marinette mai usate e relegate in angoli lontani dell'armadio.
La ragazza presa in questione, all'idea della sua migliore amica, corse verso il manichino in cui ancora giaceva il vestito e lo impugnò, sperando con tutta se stessa che quella fosse l'ultima prova che avrebbe dovuto fare. Non ne poteva più di vestiti, tessuti e colori; se anche quel tentativo sarebbe stato inutile non avrebbe esitato più di qualche attimo a uscire in pigiama.
-O mio Dio, sei stupenda così! Deciso indosserai questo stasera!- affermò Alya vedendo Marinette spuntare timidamente dal bagno con quel vestito.
-Non credi sia un po' troppo scollato?- chiese l'altra osservando allo specchio sia la scollatura a rombo sulla schiena che quella a v sul petto. -Mi sento troppo scoperta- mormorò in leggero imbarazzo.
-Ma che dici! Sei perfetta!- esclamò Alya, alzandosi dalla chaise longue e dirigendosi verso di lei. La prese per le spalle e la guardò attraverso lo specchio. -Credimi quando dico che con questo addosso Adrien non potrà fare altro che cadere ai tuoi piedi.-
Marinette però pensò fosse proprio quello il problema, lei ora aveva un fidanzato e in Adrien provava solo un interesse minimo, non certo paragonabile ai sentimenti per Chat Noir. -Facciamo così: io esco vestita con questo solo se tu indossi quel vestito- parlò, indicando con l'indice un abito posto sulla sua sedia. Lo aveva cucito apposta per la sua migliore amica era quindi dell'idea che quella fosse l'occasione giusta per farglielo mettere.
-Ci sto!- affermò Alya, osservando il capo d'abbigliamento con gli occhi luccicanti dall'entusiasmo. Lo prese tra le mani concentrandosi sui vari particolari: era semplice, ma abbastanza scollato, di un bellissimo turchese adornato da qualche farfalla viola sulla fine della gonna.
-Be' che fai? Provalo, dai!- la incitò Marinette sospingendola verso il bagno. Lei non se lo fece ripetere due volte, afferrò assieme al vestito anche gli accessori coordinati, anch'essi decorati da piccole farfalline viola, e si fiondò in bagno.
Quando ne uscì fu il turno di Marinette nel rimanere sconvolta; la guardava senza proferir parola, segno che il vestito le stesse d'incanto.
-Allora? Come ti sembro?- chiese l'amica un po' dubbiosa.
-Stai benissimo, mia cara!- affermò Marinette, lanciandosi poi sulla ragazza per stritolarla in un abbraccio. - Io sapevo che sarebbe stato magnifico su di te- le mormorò all'orecchio prima di separarsi.
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-Siamo in ritardo- affermò Alya, correndo leggermente sui suoi tacchi viola.
-Non preoccuparti, non cadrà certo il mondo per quindici minuti- la tranquillizzò l'altra, anche se l'ansia fosse palese in entrambe.
-Dovevo aspettarmelo in realtà, sono venuta qui con te: la regina dei ritardi!- esclamò la castana sorridendo ampiamente.
Marinette finse una risata prima di girarsi verso l'indirizzo che le era stato condiviso da Kim; spalancò leggermente la bocca mentre osservava la facciata stracolma di addobbi e luci. -Non oso immaginare ciò che ci aspetta- mormorò leggermente sconcerta. Alya la tirò dentro, trascinandola attraverso l'ingresso nel fiume di ragazzi e ragazze invitate.
La casa era ricolma di gente che danzava a tempo con la musica, che risuonava in ogni angolo; la puzza dell'alcool si sentiva in ogni minima parte della villa, visto la presenza tanto abbondante quanto esagerata di bottiglie; il cortile interno era pieno di fuochi d'artificio in attesa solo di essere accesi. C'era un senso di disorientamento generale, causato anche dalle luci colorate puntate al centro del salotto, nessuno però osava spostarsi verso l'uscita: il divertimento di quelle persone era palpabile in ogni loro gesto sfrenato.
Adrien si avvicinò piano a Marinette; sentendosi già ammaliato dalla sua bellezza abbagliante.
-Sei bellissima- disse nell'orecchio della ragazza che sobbalzò. La ragazza era troppo impegnata a strofinare l'indice sull'anello che le aveva regalato Chat Noir, per accorgersi della sua presenza.
Marinette lo ringraziò timidamente per poi andarsi a sedere su un divanetto, Adrien non volendola lasciare sola si sedette accanto a lei, offrendole uno dei due bicchieri di vodka che teneva tra le mani. La ragazza fissò il liquido cristallino per qualche secondo prima di afferrare il bicchiere e buttarlo giù tutto in una volta, senza esitazioni.
Era arrivato il momento di sciogliersi.
Angolo fangirl fusa
E rieccomi con un nuovo capitolo, vi posso solo dire ricordatevi il prologo e le parole Adrien e alcool.
Capitolo cortino come credo lo saranno i prossimi ma devo lasciare la suspense, mi dispiace.
Vi volevo dire che una parte sono stata costretta a riscriverla tre volte perché il telefono si bloccava e non la salvava, ma la cosa ancor più inquietante, per me, è stato che la seconda volta che si è bloccato ero arrivata a scrivere 666 parole.
COINCIDENZE? Io non credo😟
Al prossimo capitolo
GAIA💚
[Riscritto 19/08/2019]
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Con te sono me stesso
FanficAdrien si sente come un animale chiuso in gabbia. Suo padre gli vieta qualsiasi cosa e lui, nel tentativo di liberarsi da quelle catene, si rifugia nell'alcol. Si sente una persona peccaminosa, ma in quello stato di oblio costante è l'unica soluzion...