Capitolo 1

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Lunedì sera, una delle solite giornate piovose e tristi.
Alle 20:42 al telegiornale annunciarono che una bambina di appena un anno era stata abbandonata sulla Clarendon Street nella città di Derry.
«Fortunatamente...» disse il conduttore «... una donna, Erika Winston, ha notato il passeggino fermo in mezzo alla strada e ha deciso di prendere con sé la piccola fino all'apertura dell'orfanotrofio locale».
Prima di lasciarla alla direttrice, Erika decise di darle un nome: Rain
Clarendon. Rain come "pioggia" e Clarendon come la via in cui era stata trovata.

DIECI ANNI DOPO

Era il 29 dicembre e mancava soltanto un giorno all'undicesimo compleanno della bambina. All'orfanotrofio aveva legato solo con Stella, una
ragazzina di tredici anni. Si erano conosciute il giorno del settimo
compleanno di Rain, Stella era nuova lì. Una mattina, giocando a Dama,
la bambina si accorse che Rain la stava osservando da lontano.
«Vuoi giocare?» le chiese Stella. Lei annuì.
Da quel giorno la Dama divenne il gioco preferito di entrambe. Anche se non erano capaci di giocare, riuscivano comunque a divertirsi e ad andare d'accordo. Era il loro simbolo, ciò che le teneva unite.
Spesso Rain osservava l'amica, guardava i suoi occhi verdi ed i capelli
ricci e biondi che incorniciavano perfettamente quel viso pallido, ma allo stesso tempo elegante. Era molto più alta di lei e per questo Rain la
riteneva più matura degli altri.
La sera, prima di andare a letto, parlavano del loro futuro. Si vedevano in una grande villa con la loro famiglia.
Qualche volta Stella raccontava alle altre bambine delle storie. La preferita di Rain era quella della piccola fatina testarda ma determinata. Quando si metteva in testa qualcosa, era impossibile fermarla. Adorava quella storia perché si rispecchiava molto nella protagonista... voleva assolutamente trovare i suoi genitori e niente sarebbe riuscito a fermarla.
«Come sei finita qui?» chiese Stella.
«I miei genitori sono morti...» rispose Rain.
«Stai mentendo!» disse.
«No, lo giuro!» rispose singhiozzando.
La stessa sera Rain scoprì che i genitori di Stella erano state vittime di un terribile incidente, durante la notte del loro decimo anniversario di matrimonio.
«Stella è sempre così allegra e sorridente, eppure deve aver sofferto così tanto...» pensò Rain prima di addormentarsi.
Le luci si spensero e nessuna delle due fece altre domande.
La mattina dopo gli adulti erano già lì. Come al solito, diverse coppie
osservavano i bambini giocare, per poi scegliere quale di loro portare a casa,
come si fa con gli animali. Erano le 15:38 quando la signora ed il signor Morris scelsero Rain.
Lei, arrabbiata, fece di tutto per restare insieme alla sua migliore amica che sentendosi abbandonata, decise di gettare via tutti vestiti ed i giochi che l'amica possedeva. Alla fine, grazie a Rain, i Morris decisero di adottare anche Stella.
Nonostante fosse in compagnia della sua migliore amica, Rain non era
felice. Lei non voleva dei nuovi genitori, voleva trovare i suoi. Ogni sera osservava il cielo, guardava le stelle e nelle giornate piovose contava le gocce che si appoggiavano alla sua finestra.
La vita con la famiglia non era affatto dura, anzi i signori erano molto
gentili e lei continuava a giocare ed a parlare con Stella. Questo contribuiva a
renderle sempre più unite.
Rain adorava i Morris, ma sentiva comunque un vuoto incolmabile.
Un giorno la signora si ammalò ed il marito decise di tenere solo la
figlia più grande.
Erano passati quasi quattro anni ed ora avevano scelto di liberarsi di lei.
Rain fece le valige e salutò Stella per l'ultima volta, nella speranza che si
sarebbero incontrate di nuovo.
Quando tornò all'orfanotrofio, ad aspettarla c'era una nuova famiglia, pronta ad ospitarla. Questa volta si trovò davanti una coppia abbastanza giovane. Avevano già dei figli e fu proprio questo il motivo per cui, purtroppo, venne di nuovo abbandonata. Furono due anni terribili... i bambini non fecero altro che incolparla per qualsiasi cosa, tanto che la famiglia decise di riportarla all'orfanotrofio, poiché giudicata "iperattiva".
Rain passò altri due mesi chiusa tra le quattro mura dell'istituto.
Un edificio fatiscente, fatto di mattoni e legno. Durante i temporali erano addirittura costretti a salire sul tetto per chiudere i buchi.
Col tempo la sua unica amica divenne la pioggia. Anzi, lei la definiva
sua madre.
«Mamma, riuscirò mai a trovare qualcuno che mi accetti per quello che sono?» sussurrò alle gocce che scivolavano sul vetro della sua
finestra.
Amava ascoltare il dolce ticchettio della pioggia e le piaceva l'odore della strada bagnata. Tutto questo la aiutava ad addormentarsi.
«È come se qualcuno si fosse seduto accanto al mio letto, per cantarmi una ninna nanna...» raccontò all'assistente sociale.
Per il suo diciassettesimo compleanno, Rain decise di tingersi i capelli per confermare la sua determinazione nel trovare i suoi veri genitori una volta maggiorenne.
Si procurò una tinta blu, il colore che la pioggia assumeva nella sua immaginazione.
Dopo essersi asciugata i capelli, uscì nel cortile e tutti i bambini le corsero incontro gridando in coro "Principessa Rain".
Le sembrava di essere in un sogno, non si era mai sentita così.
Rain era una ragazza magra, alta, aveva dei grandi occhi color ghiaccio, gli zigomi alti ed i capelli lunghi e lisci. Una vera principessa.
Il suo colore naturale era il nero, ma da anni aveva deciso di trasformarlo in un bel blu reale.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16, 2017 ⏰

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La Ragazza dai Capelli Blu || Alice PallottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora