Tienimi

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"Veronica"
"Perché non rispondi al telefono?"
"Vero, rispondi"
"Me sto a preoccupà"
"Me rispondi? O vuoi continuare a fare il gioco del silenzio?"
"So che stai leggendo i messaggi. Rispondi"

Si, ti leggo.
Ti leggo e ti ignoro.
Mi chiami e non ti rispondo.
Lasciami stare.
Voglio stare sola.
Mi dovete lasciare stare, tutti. Devo stare sola.
Smettete di cercarmi, smettete di preoccuparvi per me.
Voglio stare sola, senza qualcuno che mi circondi.
Completamente sola.

E mi chiami, ancora, un'altra volta.
E ancora una volta non ti rispondo.
Ancora una volta lascio questo maledetto affare squillare.

"Va bene"
È l'unica cosa che mi dici, che mi scrivi.
Va bene, cosa?
Cosa va bene, dimmelo, perché qui nulla va bene.
Niente va bene, tutto va male.
Perché niente è come dovrebbe essere e tutto è come non dovrebbe.
Perché niente è giusto e tutto è sbagliato.
Perché niente è al posto corretto e tutto è al posto erratto.
Dimmi cosa è giusto.
Dimmi come posso colmare questo nulla con tutto.

"Sto venendo"
Cosa?
Che stai facendo?
'Sto venendo'.
Dove? Qui?
No.
Non puoi.
Non puoi.
Non venire qui.
Non puoi venire perché se vieni io crollo ed io non posso crollare, non voglio crollare. Non d'avanti a te.
Non voglio crollare con te d'avanti, perché se crollo tu mi reggi.
Se io crollo, tu mi dai le tue mani, le attorcigli attorno a me e mi tieni.
E non devi tenermi perché io  devo crollare.
Quindi tu non devi venire a salvarmi ogni volta che crollo.

"Non sono a casa"
"Eppure la tua auto è nel parcheggio"
"Non posso fare un giro a piedi?"
"Se uscissi non lasceresti le finestre aperte"

Fregata!
Come fa a sapere dell'auto?
Come fa a sapere delle finestre aperte?

"Veronica, apri la porta"
"Andreas, vattene"
"Apri la porta"
"No, c'è Fabrizio"
"Lo so che lui non c'è, non sarei qui.
Apri la porta"
"Ho detto di no"
"La butto giù"
"Provaci"
"Lo faccio"

silenzio
silenzio

"1…2…"
"Vattene"
"Tu aprimi, ed io me ne vado"
"Andreas…"
"Apri, per favore"

La voce pacata, stanca, calda.
Va bene.
Va bene.
Io ti apro, ma tu non farmi male.
Ti faccio entrare, ma tu non farmi male.
Ma tu non farmi crollare, perché se crollo è la fine.
Entri.
Ti guardi intorno, come se non conoscessi casa mia.
Noti qualcosa di diverso.
Un silenzio sovrannaturale ci circonda, lo stesso che regna in questa casa.
E vedi che qualcosa manca, qualcuno.
Poi guardi me.
Non guardarmi negli occhi, non farlo.
Non farlo perché mi fai male, perché crollo.
Non dici nulla, continui a guardarmi.
Lo so perché sento il tuo sguardo su di me anche se sto guardando a terra.
Non leggermi.
Non salvarmi.

Non dici nulla.
Capisci il mio silenzio, il mio stare immobile.
E allora mi abbracci.
E non dovevi.
Non dovevi abbracciarmi.
Non dovevi guardarmi.
Non dovevi essere qui.
Perché io non dovevo crollare.
Perché non dovevo piangere sul tuo petto come sto facendo adesso.
E mi stringi a te, di più.

"Sono qui"
E lo so che sei qui, amore mio, lo so.
Lo so perché tu ci sei sempre, anche quando non dovresti, anche quando non ci sei fisicamente, ma ci sei.
E mi baci la fronte.
E i capelli.
E mi strofini la schiena.

"'Sta notte resto con te"
E me lo sussurri, perché sai che ne ho bisogno, sai che ho bisogno di te e che ho bisogno di sentirmi un po' meno sbagliata di quanto mi reputo.
Perché sai che non voglio stare sola anche se dico di volerlo.
Perché ho paura ora che sento un burrone essersi aperto sotto i miei stessi piedi.
E mi sembra di precipitare.
Eppure tu mi tieni, mi reggi, ma mi sento cadere e ho quasi paura di far cadere anche te.
Dimmi che mi reggi.
Dimmi che sei abbastanza forte da reggere entrambi, perché se crolli anche tu non avrò abbastanza forze per rialzare entrambi.
Quindi tienimi e tieniti.

Sento i miei piedi staccarsi da terra, non sento più il pavimento freddo, avverto solo le tue braccia sotto le mie gambe.
Cosa fai?
Dove mi stai portando?
Che vuoi fare?
Ti siedi sul divano.
Io sulle tue gambe.
Tu che mi tieni salda e mi carezzi delicatamente mentre trattieni il respiro perché hai paura di farmi male.
Respira.
Respira.
Respira e stringimi 'che io mi sento piccola tra queste braccia troppo grandi per me.

"Andre"
"Dimmi"
"Cosa è giusto?"
"In che senso"
"Va tutto male, niente va bene.
Sembra tutto sbagliato.
Cosa è giusto"

Sospiri
E ti sento chiudere gli occhi.
Poi li riapri.
E non lo sai neanche tu più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

"Andre"
"Mh?"
"Grazie"
Ti guardo.
Mi guardi.
Sembra ti stia parlando ostrogoto.
"Di cosa"
"Di tenermi quando crollo"
"Ti tengo sempre, anche quando non crolli.
E non lo sai.
Ma ti tengo, Vero.
Ti tengo sempre"

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