Capitolo 1

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04:00am

Quando si dorme ci si perde in una realtà sconfinante dove il tempo scorre velocemente, e nella mente non echeggia più niente fuorché i mie sogni regolari. Mi sollevo, strofino gli occhi ancora assonnati e, con le poche forze che ho, spalanco le tende della finestra. Fuori è ancora notte, vedo a malapena qualche stella che sta svanendo tra le sfumature dell'alba che sorgerà intorno alle cinque. È il primo giorno in cui non mi lamento della sveglia impostata ad un orario così dannatamente assurdo, sarà per l'emozione. Finalmente oggi partirò con i miei migliori amici per un'esperienza fantastica: due settimane lontana dalla famiglia, dalla scuola, dalla routine, e tutta la monotonia varia. Faccio colazione, perchè non riuscirei a farne a meno, e dopo aver mandato giù qualche biscotto corro a lavarmi. Indosso una t-shirt bianca, una felpa grigia rubata a mio fratello, un paio di shorts neri aderenti, e le mie comodissime Vans Old Skool. Afferro il mio Eastpak, nonchè il mio bagaglio a mano, e il resto delle valigie. Mi dirigo al piano di sotto evitando di fare rumore, e saluto i miei genitori che dormono beatamente nel loro letto. Forse un po' mi mancherà mia madre, ma non mio padre. Emmett Carter, un prestigioso uomo d'affari, sempre impegnato e non ha mai tempo per me, se non per portarmi a scuola. Conta solo la I.B.C, Investiment Bank of Carter. Mia madre, Annabelle Walk, è una donna fantastica. È sempre disponibile per me e per il resto della famiglia. È un avvocato e, nonostante il suo lavoro sia impegnativo, riesce a ritagliare del tempo per andare al cinema, fare shopping, vedere le amiche e prendersi cura di noi. Poi c'è mio fratello, Gareth. Ha vent'anni ed è un writer, un graffista. Scrive sui muri da sempre, nonostante nostro padre sia indignato da questa scelta, poichè poco appropriato come futuro di un Carter.

Esco dalla porta sul retro, ed entro nel mio taxi di fiducia.

«Buongiorno signor Edmund, Aeroporto di Londra per favore»  dico entusiasta.

«Buongiorno a lei, signorina Eden. Come desidera» ribatte il mio conducente preferito.

È un uomo di poche parole, e solitamente tende a non parlare molto con i clienti per evitare distrazioni durante il tragitto, ma con me ha sempre qualcosa da dire. Mi chiede come mi sento in base alla mia meta. Si preoccupa se sono triste o se c'è qualcosa che non va. Ma adesso sono quasi le cinque del mattino, e non credo sia il caso di mettersi a parlare.

«Buon viaggio Eden, faccia attenzione e chiami suo padre all'arrivo» mi raccomanda.

Ci sono tutti i miei amici ad aspettarmi. Vedo la mia migliore amica Emily correre verso di me, e mi abbraccia forte.

«Eden! Sei arrivata finalmente!»

«Ma ciao anche a te..» dico ridendo e abbracciandola.

Emily è la mia migliore amica, ci conosciamo da quando siamo nate. È davvero una ragazza fantastica, a livello estetico e caratteriale. È alta, ha un fisico esile e slanciato, capelli biondi e pelle pallida. No, non è tedesca. Amo i suoi occhi, sono azzurri e mi rassicurano. Le mancano le forme, ma compensa con il suo carattere. È dolcissima, sa sempre come tirar su di morale qualcuno. Fa equitazione ed ha un rapporto bellissimo con gli animali, ed è per questo che va d'accordo con il resto dei nostri amici. Rido al solo pensiero.

Raggiungo il resto del gruppo tenendo per mano Emily e saluto i nostri amici, a partire da Ethan, il ragazzo della mia migliore amica. Un tipo a posto. Alto anche lui, capelli poco più scuri di quelli di Emily, e occhi castani. Suona il pianoforte, ed è simpaticissimo. Insomma, Ethan ed Emily stanno sempre insieme, sono i nuovi Bonnie e Clyde. Poi c'è Jeane. L'ho conosciuta al liceo, e c'è sempre stata per me. Alta, bel fisico, formosa, capelli neri ed occhi castani. Duncan le sta dietro da due anni, ma lei ha occhi solo per il nostro prof di spagnolo. Poi c'è Lola, la cucciola del gruppo. È tenerissima, è alta 1.56, ha gli occhi castani e i capelli quasi mogano. Conosco anche lei dal liceo, e ci tengo tantissimo. È sempre gentile con tutti, ha una voce graziosa ed è molto premurosa. Jake è il mio migliore amico. È un ragazzo a cui tutte stanno dietro, ma lui non sembra interessato a nessuna. È alto, capelli castani, occhi neri, pelle mulatta, ed è palestrato. Infine c'è Allison che sta affrontando un periodo difficile. È una cheerleader della Kennedy High School, a Londra, e il suo ragazzo va all'Università di Brighton, quindi sono distanti, e non hanno molto tempo per il loro rapporto.

Dopo esser stata zitta tutto il tempo, a fare riflessioni su riflessioni, ancora non ci credo. Ci stiamo imbarcando per Porth!

«Eden, io sto al lato del finestrino» esclama Jake.

«Sentiamo, da quando detti tu le regole?» battibbecco ridendo e aggiustandogli il ciuffo in disordine.

«Da sempre!» scherza.

«Sul mio biglietto c'è scritto "Posto a sedere n°30", quindi mi ci sedrò io» ribatto.

«No, il 31 è accanto al finestrino» dice lui spazientito.

«Si ma il trenta è un bel numero, il trentuno no! E dato che star seduti accanto al finestrino è una cosa bella, ci starò io» provo a non ridere.

Tutti scoppiano a ridere.

«Cosa c'è di divertente? È un ragionamento logico»

«Va bene Eden, il posto è tuo!» esclama Jake sfinito.

«Sii!» Gli salto addosso abbracciandolo.

Siamo in aereo. Sono seduta al fianco del mio migliore amico, avanti e dietro ho le persone più importanti della mia vita, e sto partendo per la Cornovaglia; cosa c'è di meglio? Tiro fuori le cuffiette, le collego al cellulare, e ascolto una delle mie canzoni preferite con
Jake, e finalmente si parte. (Canzone "Counting Stars - OneRepublic)."

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