Anime solitarie

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Quella stessa notte Yuuri si svegliò, tossendo rumorosamente: un'altra bolla d'aria era scoppiata all'altezza dello stomaco, segno che il bambino stava iniziando a farsi sentire con più frequenza.
Era un formicolio che partiva dal basso ventre, fino a raggiungere lo stomaco: sentiva quella zona come una lavatrice in fervente movimento e ciò gli causava dei reflussi salivari.
Si alzò per raggiungere di corsa la cucina e bere un bicchiere d'acqua: avrebbe preferito di gran lunga bere una bevanda zuccherata, ma la sua voglia di andare a fare la spesa era pari a zero.
Per fortuna, dopo la crisi che aveva avuto, era riuscito a convincere Victor a ritornare nel suo appartamento: nonostante desiderasse solo passare ogni momento con lui, aveva sempre il timore di essere scoperto e, adesso, ringraziò sé stesso per aver preso questa decisione. Chissà che scusa si sarebbe dovuto inventare, se l'albino lo avesse visto in quello stato.
Di sicuro avrebbe notato uno Yuuri spaventato e tremante, ma felice come il sole dopo la pioggia: quelle bolle erano il segno che suo figlio voleva farsi sentire e una piccola gioia, dopo una giornata come quella, se la meritava.

Voleva dire al suo papà: "Io sono qui, mi senti? Non voglio farti del male"

"Sì, ti sento, ti sento! E non sai quanto sono felice" mormorò, con la voce ancora impastata nel sonno "Sei...sei la creatura più bella che io abbia mai ricevuto, anche se ho sofferto tanto per te" il tono era grave, segno che, di lì a poco, avrebbe pianto. Ma sigillò le lacrime all'interno dei suoi occhi, premendo leggermente sul ventre, dove, l'ultima volta, aveva sentito il flebile rumore di un cuore battere.

"Scusami, piccolino..." si sedette di nuovo sul letto, una volta finito di bere, e rimase ad ascoltare quel muto e pacato suono, prima di interrompere il silenzio "Lo so che queste ti fanno male" sfilò la maglietta del pigiama, lasciando scoprire alla luce della luna delle enormi fasce bianche ricoprirgli parzialmente il busto.

Durante le prime ore che le aveva messe, avevano fatto un male cane: le sentiva premere sullo stomaco, peggiorando il senso di nausea, già di per sè terribile.
Ma, col tempo, si era talmente abituato ad averle appiccicate alla pelle, che neanche se le toglieva più di notte. Sapeva che facevano male al bambino, ma doveva nascondersi.

"Per farmi perdonare..." tolse lentamente i gancetti dietro alla schiena e, subito, le strisce bianche scivolarono via dal suo petto donandogli un senso di libertà.
Aria...
Boccheggiò alla ricerca disperata di ossigeno: da quanto era che non sentiva quel pezzo di pelle libero da qualsiasi restrizione? O che si sentiva libero, sotto la luce sinistra della luna e una leggera brezza invernale ad accarezzargli il viso?
Pensò a Victor, a come stesse dormendo in questo momento o se fosse ancora sveglio: camminava per casa? Russava? O forse, anche lui, stava pensando alla propria dolce metà.
Una folata fredda di vento, si permise di scompigliare i capelli neri e setosi e, Yuuri, si ripromise di ripetere questo rituale ogni sera.

"Respira..."

'Victor...cosa starà facendo? È a solo due piani di distanza, ma non riesco a sentire il suo calore sulla mia pelle, la sua carezza portarmi via tutte le ansie...'

"1, 2, 3..."

'Chissà se è ancora sveglio, se anche lui come me sta pensando'

"Espira..."

'Chissà se mi amerà ancora...'

"Che bella la luna, non è vero?" sfiorò la pancia nuda, rivolta verso il cielo illuminato da un cerchio bianco.

Ce la poteva fare, ce la poteva fare...

"Non avere paure, ci sarà Victor a darmi le sue cure.
Resterà al mio fianco
Cosicché possa asciugare sempre il mio pianto..."

Cuore e AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora