Capitolo 4

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Quando scesi sotto coperta mi resi conto che tutto ciò che mi aveva colpito della nave, era ben diverso da come intuivo che fosse. Non c'erano lettighe, ma delle amache giallastre, decisamente vecchie; i cuscini erano inesistenti, ma questo già lo avevo notato dal pisolino gentilmente offertomi dal capitano nella stiva.

Grazie ad alcuni lumi a olio appesi al soffitto potevo pure vedere i vestiti di chi era a bordo (per la maggior parte piegati malamente e lasciati per terra a ondeggiare sulle assi in balia della nave).

Nella mia casupola vicino la spiaggia le cose erano ben diverse. Per prima cosa c'era ben poco caos all'interno, per la maggior parte era tutto in ordine grazie al lavoro di sistemazione giornaliero della zia. Il resto comprendeva le ciabattine della piccola Tory, che non amava mettere, o qualche pezzo di pane da lei smangiucchiato nella culla e poi lasciato in giro per casa.

Scendendo ancora trovai la stiva, un luogo decisamente più organizzato in confronto alle cabine; in fondo, pensai che dovesse essere importante essere pronti a una rotta imprevista, una tempesta, o a qualche spiacevole incontro a largo della costa, che si trattasse di pirati o di reali.

Durante la mia esplorazione pensai che se fossi stata obbligata a convivere con degli uomini avrei certamente creato imbarazzo e spettacolo, e quest'ultime cose non rientravano nei miei obbiettivi della settimana, così sperai di trovare una cabina singola. Mi sarei accontentata pure di uno sgabuzzino.

Dopo circa un'ora del mio girovagare, decisi che sarebbe stato meglio risalire sul ponte e chiedere di persona dove avrei dormito, anche perché l'aria si era rarefatta e non avevo ancora trovato nulla. Salii tutte le scale, o grate, che incontrai, finché non ne aprii una che dava sul ponte di prua e riuscii finalmente a respirare l'aria di mare.

"Raggio di sole! Hai fatto qualche altra stramberia alla nave o galleggerà ancora per un po'?" disse scherzosamente. Ero abbastanza sicura che una volta scesi sottocoperta i membri dell'equipaggio, compreso lui, avessero visto gli oggetti levitare.

"Demien, non so con quale confidenza voi pensiate di potervi rivolgere a me, ma di certo per voi non sono raggio di sole." Mi tese una mano che rifiutai per arrampicarmi. Mi andava di fare la preziosa, perciò scherzai con lui ancora un po', fingendomi offesa. "Ed ovviamente no, non farei nulla per danneggiare la nave." Sorsi leggermente il naso, lo facevo spesso quando ero infastidita.

La camicia che indossava non era vecchia di certo, ma iniziava ad aver cangiante colore dal bianco al giallo come le amache, era aperta sul collo e qualche bottone era saltato via; i calzoni erano di una stoffa nera più pesante, ma non troppo, erano leggermente sgualciti, e ripiegati dentro gli stivali. Sorrisi, i pirati erano come me li figuravo, un po' rozzi ma con quel fascino che li contraddistingueva.

"Quanto siamo scontrose, raggio di sole, mi sorprendo di come l'altra sera tu mi abbia scambiato per quel mollaccione di Newt e di come oggi tu mi abbia riconosciuto." Dopo aver osservato il buon rapporto tra lui e Bellamy non mi stupii del fatto che avesse un buon rapporto anche con gli altri sulla nave. Probabilmente era un tipo socievole e sicuro di sé, escludendo la mezza aggressione di qualche ora prima ai miei danni.

"Vi avrò scambiato per Newt perché mi aspettavo che voi foste più affascinante di come siete realmente, ma forse le voci che mi sono giunte non sono poi così veritiere." Sorrisi innocentemente.

In realtà le indicazioni di Elettra non erano tutte false, la sua carnagione chiara era comunque abbronzata. I suoi capelli erano di un castano molto scuro, quasi nero, lunghi fino al collo e mossi, in quel momento tenuti insieme da un codino, e i suoi occhi verdi. Era abbastanza alto. Solo dopo mi resi conto che aveva un orecchino ad anello piccolo e pieno di brillanti sull'orecchio sinistro in alto.

Il marchio della stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora