⊱black&white

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[ɴᴇʟʟ - ᴛʜᴇ ᴅᴀʏ ʙᴇғᴏʀᴇ ]

[ᴛʀɪɢɢᴇʀ ᴡᴀʀɴɪɴɢ]:
questo capitolo di Resilienza può contenere scene in grado di urtare la sensibilità del lettore e suscitare in lui emozioni spiacevoli e negative:
**ANGST, VIOLENCE & SMUT**.
    vi chiedo scusa in partenza.

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Min Yoongi/Park Jimin
—BLACK&WHITE

Le mani fredde di Yoongi sfiorarono le guance e la gola di Jimin, il più piccolo sentì un vento autunnale entrargli nelle ossa fino a farsi strada verso al cuore

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Le mani fredde di Yoongi sfiorarono le guance e la gola di Jimin, il più piccolo sentì un vento autunnale entrargli nelle ossa fino a farsi strada verso al cuore. Il più grande aveva appena intrecciato tutte le arterie  del cuore con quelle del suo dong-seng, ogni bacio di Jimin era simile a una pioggia di petali di ciliegio che sfiorava tutte l'estremità delle cicatrici di Yoongi.

Le gambe di Jimin sembravano potersi sciogliere da un momento all'altro come burro fuso, le iridi scure del suo hyung penetravano all'interno del suo misero orgoglio rendendolo la preda perfetta. Lui lo amava, era questa la sua unica e sciocca giustificazione, per questo continuava a prendere fuoco per mano dei  suoi occhi gelidi e della sua bocca priva di vita. Ciò che sentiva vibrare forte sotto il cotone leggero della sua camicia era amore e per la prima volta Jimin sentì riaffiorare in lui il desiderio di tratteggiare con le dita ogni centimetro della pelle di un ragazzo, di sentire sulle ossa delle dolci carezze e delle furiose onde sbattere contro la pelle. Poter poggiare tutti i polpastrelli delle dita sulla camicia sbottonata di Yoongi e privarlo di ogni inutile tessuto.

I minuti e i secondi che stava vivendo Jimin erano così imbarazzanti da poter essere paragonati alle righe di un qualsiasi romanzo adolescenziale ma al contempo ciò che stava osservando era nutrimento per l'artista che c'era in lui. Il viso tondo di Min Yoongi era perfetto in qualsiasi angolazione, la sua pelle profumava di tabacco e vaniglia mentre le sue labbra erano ancora gonfie dei suoi baci. Il tocco delle sue mani stava trasformando l'uggiosa vita di Jimin in qualcosa che strabordava di emotività e di colori pastello.

Come in un film costellato di cliché, come colonna sonora "Please, Please, Please Let Me Get What I Want " dei The Smiths e un tramonto troppo rosso che sbircia da dietro la finestra della sua camera. Non sarebbe mai stato tutto così armonioso ma a Jimin piaceva la sensazione di leggerezza che poteva ricavare soltanto dalle sue stesse dolciastre illusioni.

Il più piccolo si aggrappò al collo del suo hyung e mosso dal tepore e dal desiderio tratteggiò una lunga scia di baci umidi sul suo collo fino a fermarsi sulle sue clavicole accentuate. La pelle del suo hyung era candida come la neve ma sotto le labbra rossastre potevi sentirla scottare, pure il suono dei suo sospiri assumeva la stessa musica di un ossimoro. Jimin si limitò a lasciar scivolare le propria mano in una lenta carezza sul petto, annullando ogni distanza, come aveva sempre desiderato fare, sfondare con della fragile tenerezza il muro alto che li divideva.

RESILIENZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora