Prima parte
Sangue
Gli tenne la testa ben salda, spingendola indietro con le mani ricoperte di rosso.
Fra gli affanni e i continui lamenti, gli ordinò di smetterla di piagnucolare e strapazzarsi in quel modo.
"Se non mi avessi preso a pugni, non saremmo in questa situazione!" sbraitò lui, per l'ennesima volta.
Stanca, sollevò la sua testa prendendolo per il mento, facendolo gemere di dolore.
"Zitto! O non riesco a fermare l'emorragia!"
"Porca troia! Porca troia!!!"
"Prova a rimanere fermo..."
Gli sbuffò in viso e a lui sembrò di impazzire.
"Lascia stare, va'... fa' vedere a me, diamine!" disse spostandola, per barcollare verso lo specchio del bagno.
In men che non si dica, tutto il lavello era ricoperto da spesse e melmose gocciolone di sangue che non smettevano di scendere dal naso rigonfio. Gli occhi lucidi di lei ne fissavano i riflessi da dietro le spalle nude e larghe. Gli avrebbe chiesto scusa, se questo non avesse fatto altro che peggiorare la situazione.
"Non tenere la testa indietro, o si coagula..."
"Lasciami fare..."
"Mi... mi dispiace..."
"Henny, sta' zitta..."
Quello sguardo scuro e colmo di rimprovero la immobilizzò dal riflesso nello specchio, così che si zittì di colpo. Dovette lottare contro la fretta delle mani che avrebbero voluto allungarsi verso lui e medicarlo.
"Devi tenere la testa indietro, oppure ti si forma il tappo. Dammi retta!" borbottò, mordicchiandosi il labbro. Ma lo sguardo si accese. "Ah sì!? Da quando studi infermieristica? O a quei cavolo di corsi per la sanità dei mocciosi ti dicono come fare in caso di emergenze come queste!?"
Sbalordita, pensò che avrebbe voluto spingerlo contro lo specchio, facendogli male intenzionalmente, stavolta. "Sei un coglione." sussurrò, portando le braccia al petto.
"Tante grazie! Se avessi tu un naso che pulsa come un cazzo di—"
"Sta' zitto e pensa a medicarlo..." lo interruppe.
"Torna a dormire... non ti costringe nessuno a rimanere."
"Appena avrai finito."
"Va', è meglio."
Dall'antibagno, guardò la camera da letto immersa nell'ombra, le lenzuola ancora disfatte, la finestra socchiusa e l'ammasso di vestiti lanciati in ogni dove, con le ante dell'armadio spalancate che ne mostravano uno scarso contenuto. Il vaso blu, una gemma preziosa che le aveva regalato la madre anni addietro, giaceva per terra, ridotto in mille cocci, pezzi infinitamente piccoli da non poter essere risanato. A piedi scalzi, fece qualche passo verso il letto, dalla parte in cui aveva dormito lui, prendendo le sue pantofole e portandole in silenzio fino al bagno.
Con un tampone per narice, si voltò verso lei, calando gli occhi fino a ciò che teneva in mano, prima di tornare al suo viso.
"Ho capito che ti dispiace... ma così è peggio. Va' a dormire."
Aveva un tono più pacato, smussato forse dal dolore che doveva provare.
Henny fece cadere le pantofole, annuendo debolmente, prima di fissare la mascella e il torso nudo imbrattati di sangue. Un rivolo gli colava per l'avambraccio, così che si allungò a fermarlo, prendendo un pezzo di carta igienica e assorbendone quanto più poté.
Lo sentì mormorare dolorante. Gli occhi iniziarono a cedere, sentendo il sonno sostituirsi bruscamente alla paura, assopendola. Poggiò la fronte sulla sua spalla, dove una cicatrice bianca aleggiava silenziosa.
"Alec... s-so che vuoi fermarlo da solo, ma così rischi di farlo seccare nel naso, e si forma un tappo... per—per favore, lasciami fare..."
Un altro mormorio e sollevando il viso poté vedere le sue braccia nude cedere.
Le mani di Henny si allungarono verso il viso di Alec che, seppur indietreggiando, non fuggì molto lontano. Gli tolse i tamponi, facendo schizzare qualche gocciolina sul suo pigiama blu cobalto.
"Merda!"
"Oh, certo! Preoccupati del pigiama mentre io sto qui a morire dissanguato!!!" bofonchiò con tono infantile.
"No, idiota! Hai un lembo lacerato... fa' vedere..."
Con il braccio le scansò le mani, tornando di fronte allo specchio a ripulire il naso con un tampone, avendo la stessa meticolosità di un chirurgo che osserva con estrema cura la ferita che dovrà risanare.
Sbigottita lo osservò dal riflesso, ancora una volta dietro la sua spalla.
"Dici che è rotto!?" chiese un po' preoccupata.
"No, Cristo!!! Se fosse rotto pensi che sarei qui a parlarti!?"
"Devi proprio rivolgerti con quel tono insolente, ah!?"
"Guarda, bella, che se avessi tenuto le tue braccine al posto, non saremmo in questa situazione di merda!"
"Come se l'avessi fatto di proposito!"
"Senti" sospirò, "non ho alcuna voglia di litigare, okay? Finiamola qui. Torna a dormire e io me la cavo alla bell'e meglio... so far da solo, sai?!"
"Sei proprio una testa di cazzo!" sbottò, dando un calcio alle pantofole abbandonate.
Con l'indice a tener sollevata la punta del naso, le sopracciglia aggrottate di Alec la fissarono incredule.
"Hai una soluzione migliore, genio?"
"Siediti..."Ammutolito, sulla tazza chiusa del cesso, si lasciò medicare il naso arrossato
A mano a mano, il sangue smise di scorrere e riempire i tamponi di un fitto rosso acceso.
Evitarono di guardarsi, nonostante la vicinanza, sentendo i respiri scontrarsi a metà strada, uno più dolorante, l'altro colmo di rimproveri.
"Dormo a casa mia, da domani..." mormorò lui, lasciando le parole a mezz'aria.
Henny non disse nulla, limitandosi ad annuire.
"Almeno lì, non rischio che qualche folle sonnambula mi prenda a pugni in faccia, credendomi chissà cosa..."
Di solito, Alec l'aveva trovata in cucina, a divorare i resti della cena, oppure seduta dentro la vasca a piagnucolare per qualche strano incubo che al mattino non ricordava nemmeno. Ma l'inferno che aveva procurato quella notte non era paragonabile a nessun altro evento; forse, solo ad un vecchio film dell'orrore. Si era svegliato di soprassalto, vedendola mezza nuda a tirar fuori i suoi vestiti dall'armadio, dicendo che si sarebbe trasferita presto. Alzandosi, le aveva cinto le braccia nel tentativo di rimetterla a letto, ma lei, da buona sonnambula, aveva opposto resistenza.
"Devo buttare anche i tuoi, stronzo egocentrico..." gli aveva sputato contro, spingendolo via.
"Torna a dormire."
"Sono sveglia, coglione."
E quei suoi occhi aperti sembravano svegli sul serio.
Ne dubitò un paio di secondi, prima di iniziare a discutere con lei su cosa le fosse preso.
Fra delle motivazioni confuse, gli disse che era meglio che andasse via, se proprio doveva fare lo stronzo, parola che ripeté di continuo, finché non scoppiò a piangere.
Cercò di abbracciarla nel tentativo di consolarla, ma lei lo spinse via con forza, iniziando ad urlare. Gli tirò addosso una gruccia, prendendolo su un fianco, poi una scarpa ed infine lo intimò di voler cercare qualcosa di più grosso con cui ferirlo.
Gli occhi di Henny si aprirono ritrovandosi di fronte il viso scioccato e sbiancato di Alec, col naso grondante, mentre la teneva stretta contro il petto nudo. Alle sue spalle, solo i cocci blu scintillanti.L'orologio in bagno segnava le tre e mezza del mattino.
"Hai sonno? Perché te l'ho detto che era meglio se tornavi a dormire... sempre che non ti venisse voglia di farmi fuori..."
"E se tacessi?"
Il tampone più lungo sembrò solleticargli i bulbi oculari, seppur la cosa gli apparisse fisicamente impossibile. Cercò di allontanarle la mano, ma uno starnuto sopraggiunse prima che potesse farlo.
Guardò il pigiama di lei, colmo di chiazze rosse e umidicce, insieme al tampone che sembrava esserle scoppiato in mano. "Merda!!!" esclamò incredulo facendo per alzarsi in piedi.
Ma dovette arrestarsi subito, quando lo sentì.
Quel risolino divertito, gli occhi lucidi a fissare il pigiama, divertiti e schifati allo stesso tempo, davanti ai suoi, sbigottiti e disgustati.
"Siamo pari, coglione." sussurrò baciandogli la fronte.
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23:08 | Sangue | Sesso | Follia |
Romance↻ ↠ [PUBBLICAZIONI IN CORSO] Henny è una scrittrice un po' particolare: ha iniziato a pubblicare storie d'amore sul suo blog e dalla sua cameretta a il mondo editoriale non pensava che il passo sarebbe stato tanto breve e veloce. Non facile, quello...