Capitolo V - Crescere

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LARA

Esco di casa a passo svelto e non mi volto, non riuscirei a sopportare ancora quello sguardo. I suoi occhi sembravano voler dire altro, voler gridare qualcosa, erano delusi, ma accesi ancora dalla speranza che io improvvisamente ricordassi e si sa, gli occhi sono lo specchio dell'anima. Raggiungo la mia macchina e, quando la portiera si chiude, il rumore secco che provoca interrompe quel flusso di pensieri riportandomi alla realtà. Non voglio sfogarmi e parlarne con qualcuno, in tal caso sarei già da Andrea, ho bisogno di riflettere per conto mio.
Finalmente sono arrivata a casa, ma mille dubbi continuano ad assalirmi, anche sotto le coperte continuo a girarmi e rigirarmi. Ho avuto la pessima idea di mettermi nel nostro letto. Mi blocco. Nostro? Cosa mi prende? Sembro aver perso la mia razionalità, anzi ne ho la conferma mentre prendo il cuscino e mi dirigo sul divanetto, sperando di riuscire a dormire.                            
Speranze vane, mi rendo conto stamattina, avrò a sento chiuso occhio; nonostante io abbia passato tutta la notte a tormentarmi, non sono riuscita a riflettere lucidamente. So dove devo andare: c'è un solo posto in cui riesco sempre a trovare la pace e ora ho solo bisogno di andare lì. Quando mi trasferii a Firenze, mi innamorai di questa città, si respira arte e storia in ogni strada, ma a volte sentivo la mancanza del verde della mia terra natia, la Basilicata. Non che qui manchino i parchi, anzi, ma è diverso; quindi quando scoprii questo posto seppi dal primo momento che sarebbe diventato il mio rifugio.           Ogni volta che ci vengo mi sento leggera, anche ora, mi è bastato metterci piede e sono stata avvolta da questa stupenda sensazione. Il paesaggio è meravigliosamente semplice. Questo è il punto: le siepi non sono potate a forma di sfere, quadrati o altre forme geometriche che non si addicono alla natura, sono libere di crescere spontanee, così come gli alberi e l'erba. Chissà per quanto ancora sopravvivrà senza che qualcuno decida di domarlo e renderlo un parco come gli altri, che di selvaggio non hanno nulla. Un tempo però dev'essere già stato fedele compagno di qualche bambino cresciuto qui, fuori città; ci sono, infatti, una vecchia altalena sulla destra affiancata da un piccolo scivolo e delle panchine un po' più avanti, ormai sommerse dalla natura ribelle. Osservo questo paesaggio, mentre mi siedo sul muretto nella zona alta. Stanotte ha piovuto tanto, anzi solo da poco ha davvero smesso ed è questo il mio momento preferito: quando l'erba odora di fresco e tutto sembra risvegliarsi; purtroppo anche la bolla di serenità in cui mi ero rifugiata scoppia quando mi ritorna in mente tutto ciò che mi aveva spinta a venire qui. Le sue parole rimbombano nella mia mente ed il vago ricordo di quell'estate che si era formato durante la nostra discussione si fa sempre più vivido. Non avevo dimenticato quel campo estivo in Calabria, anzi è stato importantissimo per me, ma non avevo riconosciuto lui e quindi non mi era venuto in mente, ma perché non dirmelo semplicemente? E poi com'è possibile che continuo comunque a non ricordare niente di Erm..

<< Ahiii!! >> 
<< Ma cosa stai facendo? Allontanati da lì! >> disse l'animatore a quel ragazzo riccioluto, che si era scottato toccando il fuoco per sbaglio. Istintivamente porto il bicchiere d'acqua che stavo bevendo, glielo porgo per raffreddare la ferita mentre aspettiamo che qualcuno porti il necessario per medicare quella lieve scottatura.
<< Grazie... Io sono Ermal, come ti chiami? >>
<< Come scusa? Non ho capito bene il tuo nome, comunque io sono Lara. >>
<< Ermal, E R M A L, sono solo cinque lettere, perché nessuno riesce mai a capirlo subito? >>
<< Direi che semplicemente non è un nome che si sente spesso, quindi da oggi, per me, sarai mmh... Fuoco! >> dissi alludendo a ciò che era appena successo.
<< Ehh, allora io ti chiamo Acqua, ma che soprannome è? >>
<< Scusa Fuoco, non ti sentooo >> dissi, allontanandomi e facendogli capire che ormai l'avrei chiamato così e basta.

Quella scena compare avanti ai miei occhi come un flash e, inevitabilmente, mi porto una mano sulla bocca: Ermal è Fuoco. Ecco perché non riuscivo ad associare un volto al suo nome.
Altri ricordi continuano a riaffiorare e, con piacere, li lascio venire a galla nel mare di pensieri che occupa la mia mente.

50 sfumature di ErmalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora