Capitolo XXVII

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«è tutta colpa tua. Sai che è tutta colpa tua, vero? La nostalgia per la bella famigliola perduta è tutta farina del tuo sacco, idem l'innamoramento per quella maledetta baldracca che ha cercato di farci fuori, te lo dicevo io che dovevamo limitarci a scopa-»

«ricordami chi di noi due è la componente malata dell'essere miserevole che siamo diventati. Chi è che è riuscito a distruggere quel poco che ci è capitato di buono, o chi è il motivo per cui non possiamo stare sotto il sole...chi è che mi ha privato del controllo del mio corpo da millecinquecento anni...o che ha tentato di distruggermi ma è stato così maledettamente incapace da non riuscire neppure a finire il lavoro!»

L'eco del grido dell'uomo alto in armatura dorata risuonò a lungo in quel luogo stranissimo e desolato. La superficie rossastra su cui poggiava i piedi sembrava non avere fine, così come il paesaggio grigio e nebuloso tutt'intorno a lui.

«ho molti più motivi di te per lamentarmi, bellezza. Quando tutti noi ci siamo uniti per entrare nel tuo corpo credevamo che avremmo vinto tutto, hai combattuto noi Dream Pirates per tanto tempo, sapevamo quant'eri forte, credevamo che una volta cambiato saresti stato il Re degli Incubi perfetto, e invece no! La pacchia è durata ben poco, e ora guardaci!» anche quel ringhio risuonò a lungo nell'aria «guarda come siamo ridotti! Sia maledetto il giorno in cui abbiamo puntato tutto sul generale sbagliato!»

La creatura che aveva appena parlato era una mostruosa copia dell'uomo in armatura, fatta interamente di filamenti d'oscurità intrecciati tra loro e in continuo movimento, e mostrava gli stessi occhi gialli e i denti appuntiti degli Incubi purosangue; nulla di strano, perché la loro esistenza si doveva proprio a lui.

«allora perché non te ne vai una volta per tutte, e la smetti di ricordarmi quel che il mio corpo ha fatto per colpa tua?!»

La creatura, con un ringhio, artigliò improvvisamente il collo dell'uomo, sollevandolo da terra. «il concetto di rapporto simbiotico non ti è ancora entrato in testa, Pitchiner, maledetto idiota?! Non sono riuscito a ucciderti, e mi sono adattato troppo a te» già solo che la creatura avesse le fattezze del generale della Golden Age caduto in disgrazia lo dimostrava «mentre tu devi l'immortalità a me. Noi formiamo Pitch Black» il quale non era minimamente cosciente di avere in testa due tizi in costante lite, né poteva sentirne le voci «non potremmo sopravvivere staccati, purtroppo» schizzi di materia nera arrivarono dritti in faccia al generale, che dal canto suo aveva afferrato il "braccio" della creatura e cercava di liberarsi «ma non pensare di poter fare altre alzate d'ingegno come questa, o quella di prima con la donna serpente, solo perché sono un po'più debole. "Io volevo morire"!» lo scimmiottò, scagliandolo brutalmente a terra «ma vaff-»

«linguaggio! Finché vivi nella mia testa vedi almeno di moderare i toni!»

«non avrei dovuto lasciare che vedessimo Age of Ultron, Cap» sospirò la creatura «ma cos'ho fatto di tanto male per ritrovarmi un coinquilino tanto lagnoso? Se almeno fosse rimasto tutto come i primi tempi...»

«non dubito che essere una belva assetata di sangue ti piaccia, ma a me no» dichiarò il generale «rassegnati!»

Il mostro distese le labbra in un orrendo sogghigno. «ora parli bene, ma quando abbiamo preso possesso di te non eri più così moralista da un bel pezzo, non scordarlo mai: fu la tua rabbia a guidarci dalle prime nobili famiglie della Golden Age che distruggemmo. Te lo sei dimenticato? Altair! Virgo! Vega!...Aldebaran!»

Pitchiner indietreggiò. «non è vero. Menti. Non ricordo niente del genere».

«ah no? Non ricordi? Chi è che mente, Kozmotis Pitchiner?»

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