Quello che un po' è anche il mio urlo.
Il disco è da ore ormai che gira senza fermarsi, ripetendo sempre la stessa canzone ininterrottamente, facendo insinuare quella melodia, prima a me piacevole, ma che adesso trovo solo come un odioso tormento, nelle mie orecchie, fino a rompermi i timpani, fino a farmi scoppiare la testa.
Le lancette dell'orologio producono un ticchettio snervante, fastidioso, secondo dopo secondo, sempre più forte, che mi costringe a portare le mani sopra le orecchie, coprendole, sperando così di non sentire più nulla.
Vorrei solo spaccare tutto e fermare questo baccano, vorrei solo dormire.
Ma non ci riesco, non sono capace di muovere un singolo muscolo; sono immobile, come pietrificato, rannicchiato in un angolo cupo della mia camera, con gli occhi assonnati, cerchiati da due profonde occhiaie, a fissare il vuoto, probabilmente illudendomi di avere lo sguardo diretto verso il letto, su cui desidererei tremendamente appoggiarmi e riposare, affondando il capo sul morbido cuscino lasciatovi sopra, nascondendomi fra le lenzuola profumate, che sanno ancora di detersivo. E invece sto lì, fermo.
Sento la finestra aperta sbattere ripetutamente sul muro, un tempo di color bianco, ora sbiadito, a causa del vento che soffia con insistenza, il quale si insinua nella mia stanza, portandomi a rabbrividire.
Vorrei alzarmi e chiuderla, per poi buttare a terra quel dannato disco e calpestarlo, romperlo con i miei piedi, prendendo dopo l'orologio e riducendo anch'esso in mille minuscoli frantumi, gettandolo sulla libreria stracolma, traboccante di volumi, letti e non, per far tornare la pace, il silenzio totale.
Ma sto fermo, non riuscendo a fare altro.
I brividi attraversano velocemente la mia schiena, appoggiata alla parete.
Vorrei afferrare una coperta dall'armadio e riscaldarmi, però le gambe non sembrano voler accennare a muoversi, deboli, stanche, come me.-Ho freddo.- Penso istintivamente, essendo tutto ciò che al momento sembro essere in grado di fare; cerco di aprire bocca per pronunciare quelle due semplici parole, ma non esce alcun suono dalle mie labbra screpolate.
Niente, niente.
Allora ritento, mimando le lettere, stavolta più lentamente; ancora nulla.
Sospiro pesantemente, abbassando in seguito il capo. -Lascia perdere.- Mi consiglia una voce lontana, e così faccio, rassegnato.
Voglio parlare, ma a cosa servirebbe? Nessuno mi ascolta, tanto. -Risparmia fiato.-
Forse hai ragione.
Avverto improvvisamente la pelle d'oca, tento di ignorarla; la mia mente però non è d'accordo, non ha le mie stesse idee.
-Vorrei che qualcuno fosse qui con me a tenermi compagnia, ad abbracciarmi, a darmi un po' del suo calore.-
Stai zitta, stai zitta, non peggiorare ulteriormente le cose.
Fingo di non ascoltarla, mentre cerco di tappare sempre di più le orecchie, illudendomi in quel modo di poter non sentirla ancora, mentre cerca di darmi fastidio, mentre spera che la assecondi.
La canzone è finita e ricominciata non so quante volte, ho perso il conto, e intanto l'orologio crudele, spietato, mi ricorda l'arco di tempo che ho passato in quelle condizioni pietose.
Non voglio saperlo, non voglio sapere nulla.
Vorrei solo smetterla di stare qui, seduto sulle piastrelle sporche del pavimento gelido e andare sul mio letto, senza ancora una minima piega, che mi ostino a guardare, desideroso di raggiungere.
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Scream- Yoo Kihyun [one shot]
Short Story- how many times do I have to scream to let you feel my pain? Kihyun voleva solamente essere ascoltato, o almeno sentire la sua anima non essere divorata da squali e lacrime di sale. [ c o m p l e t e d ✓]