MERCOLEDI' 11 DICEMBRE
Appena sentii la campanella che annunciava l'inizio dell'intervallo mi lanciai fuori.
Il sole splendeva in cielo e riscaldava la giornata, non come in estate, ma era una sensazione piacevole stare fuori.
Uscii in giardino e vidi che erano tutti sotto lo stesso albero, tuti tranne me ed Edward. Appena Chloe mi vide fece per alzarsi in piedi ma con lo sguardo la bloccai. Non volevo che altri mi vedessero.
Presi il telefono ed inviai un messaggio a Warren.
Io <Sono all'entrata, devo parlarti.> gli scrissi.
Vidi che prese il telefono e poi si alzò.
Lui <Ehy, perchè non vieni con noi? Non sai quanto ci manca la tua presenza.> disse appena mi vide.
Io <Non ancora, però voglio che tu mi dica una cosa.>
Lui <Certo, chiedi pure.>
Io <Perchè mi hai presa in giro per tutto questo tempo.>
Lui <Riguardo a cosa?>
Io <Tu sapevi cosa mi fosse successo, sapevi chi ne era la causa. Sapevi tutto. Invece ti comportavi come se non sapessi nulla e volessi disperatamente aiutarmi. Sai quanto avrei voluto delle risposte? E ce le avevo proprio davanti. E so anche che quel giorno, il 13 novembre c'eri anche tu.> dissi lasciandolo spiazzato. <Io mi sono sfogata con te, mentre tu mi prendevi solo in giro.>
Lui <Non volevo perderti. Mi avresti odiato.>
Io <Beh, non come ora almeno.>
Lui <Se lo avessi saputo, avresti sofferto.>
Io <Dovete smetterla con questa frase. Non mi interessava come sarei stata, volevo solo sapere cosa cavolo mi fosse successo. Perchè sembravano saperlo tutti tranne me.> cercai di prendere fiato e calmarmi. <Senti Warren. Io ero venuta qui per darmi delle risposte e non voglio litigare. Non ora che stavamo ritornando amici. Quindi io... non lo so. Voglio solo che mi lasci un po' da sola.>
Lui <Ti lascerò tutto il tempo che vorrai.> disse facendomi un sorriso rassicurante per poi tornare dagli altri.
Dato che c'erano ancora dieci minuti decisi di andare sotto quell'albero sotto cui ero stata per alcune settimane.
Mi avvicinai, ma quando fui a due metri da esso notai che c'era sotto qualcuno. Appena mi notò si alzò in piedi con l'intenzione di andarsene.
Io <Aspetta.> dissi e si fermò senza però guardarmi negli occhi. Sembrava quasi che I nostri ruoli si fossero invertiti.
Io <Guarda che puoi stare con I tuoi amici, io non sto con loro. Non è un problema.
E' il tuo gruppo infondo e non voglio che per colpa mia-> ad interrompermi fu una sua risata.
Lui <Pensi sempre di essere al centro dell'attenzione?>
Io <Cosa?> chiesi confusa.
Lui <Non centri tu. Se non ci vado è perchè sono problemi miei, capito?> disse mentre stava per andarsene un'altra volta ma la mia domanda lo fermò ancora.
Io <Provi qualcosa per me?> si voltò di scatto. I suoi occhi parevano essere diversi da prima, la rabbia sembrava essere scomparsa e sembravano essere tornati quelli di una volta.
Lui <Come?>
Io <Sulla ferrovia mi avevi detto che pensavi di provare qualcosa per me, è ancora così?> Non so che risposta volessi veramente ma una parte di me sperava in un si. Sperava che nonostante tutto io contassi ancora qualcosa per lui.
Lui <Avrebbe importanza? Cambierebbe qualcosa?>
Io <Per me si.>
Lui <La risposta è no.> disse con una tale freddezza che sentii come se il vuoto si fosse impossessato di me.
Io <Cosa ti ha fatto cambiare questi sentimenti?> chiesi cercando di usare un tono normale anche se cominciai a sentire gli occhi pizzicare.
Lui <Tutta questa storia. E' finita, qualsiasi cosa fosse iniziata. Nessuna amicizia, niente del genere. Te l'avevo detto no?>
Io <Si, è solo che non capisco una cosa.>
Lui <Dimenticati tutto. Ora sai il tuo passato, sai chi ne è la causa, hai tanti amici. Insomma, stai bene. Quindi non perdere tempo a farti domande e a parlare con me.>
Io <Forse non sto ancora così bene.> sussurrai a me stessa mentre ormai se n'era andato.
Appena arrivai nella mia camera mi buttai sul mio letto. Dovevo mangiare, avevo anche fame solo che mi sentivo un po' giù di morale e non mi andava.
Il ricordo della rabbia che provavo tempo fa, quel cibo che non dovevo nemmeno toccare era davanti a me. Quel cibo che sembrava così sbagliato pure in questo momento. Quando non volevo credere che fossi diventata davvero anoressica e mi sforzavo inutilmente di mangiare. Strizzai gli occhi al ricordo delle mie corse verso il gabinetto con lo scopo di rimettere tutto quanto.
Respiravo affannosamente. Andai in bagno e mi risciacquai il volto cercando di calmarmi.
Non sarei ricaduta nella fossa, non oggi. Sarei andata in cucina e mi sarei preparata qualcosa. La depressione non avrebbe vinto sta volta.
Aprii la porta e sobbalzai quando vidi Luke nella stanza.
Io <Cosa ci fai qui?>
Lui <Mi hanno affidato il compito di distribuire gli inviti per la festa di questo sabato, ho bussato ma avevi lasciato aperto così ho pensato di lasciartelo sul tavolo.>
Io <Okay grazie.> dissi prendendo quel foglietto dalle sue mani e mettendolo sul tavolo.
Lui <Come stai? Lo so che dopo tutto ciò che è successo sembrerà stupida come domanda, però voglio sapere se stai bene.>
Io <Le cose stanno migliorando ed io sto cercando di non commettere cazzate.> dissi sorridendo.
Dopo esserci salutati, lo accompagnai alla porta e me la richiusi alle spalle.
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~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)
RomanceArianna Prendom, una ragazza diciassettenne con un passato da lei sconosciuto e avvolto nel mistero. Un passato da cui cerca di fuggire, ma a volte vuole anche scoprire cosa si celi dietro ad esso. Un mistero che la distruggerà lentamente. Un luogo...