Capitolo I

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Avrò avuto 13 o 14 anni quando ho deciso che avrei fatto la giornalista. Ammiravo quelle ragazze in soprabito che parlavano alle radio, oppure in tv. In città come Londra, se pur molto industrializzate, non molte persone avevano la tv, e noi eravamo in quell'èlite. Mio padre e mia madre avevano lavorato come matti per comperare quell'aggeggio ad un prezzo di favore nel negozio di elettrodomestici all'altro capo del viale. Mr. Sheldrake aveva assicurato ai miei genitori che un televisore di quel genere lo vendevano solo i borghesi in pieno centro e che lui lo aveva addirittura scontato per noi dato che ci conoscevamo da molti anni. Ricordo quel giorno nitido: i miei avevano salito le 4 rampe di scale a piedi per portare nel nostro umile salotto una scatola metallica di colore grigio topo. L'ho guardata in modo perplesso per un po', ma ho visto dopo con la coda dell'occhio le facce stanche dei miei genitori che mi guardavano amorevoli, così ho finto un'improvvisa gioia e ho chiesto loro come fare per sistemarlo nel punto migliore del nostro salotto. Inoltre, il salotto era già piccolo e quindi quella piccola tv era solo di intralcio! Alla fine decidemmo di appoggiarla in un piccolo buco situato in mezzo alla libreria che occupava gran parte della stanza. Era gigante, sempre piena di volumi mai in ordine sulle mensole. Anche il sofà, color rosso spento, era pieno di cartacce, solitamente della mamma, che quando non lavorava rimaneva sveglia fino a tardi a leggere e scrivere le frasi più belle dei libri. In realtà scoprii che la televisione mi sarebbe stata molto utile... Approfittavo infatti di ogni mio attimo libero per vedere i reportage, cosa alquanto insolita per una ragazzina della mia età! Fissavo quelle donne in tailleur e qualche volta mi sorprendevo a imitarle nel modo di parlare e nell'atteggiamento durante il discorso. Oltre a questo leggevo moltissimo giornali e riviste: tante e di tutti i tipi. Volevo informarmi su tutto: moda, guerra, politica, attualità... non avevo un campo preciso perciò intendevo sapere tutto. In realtà i fini erano molteplici: oltre all'informazione volevo anche andare a fondo sul metodo di scrittura: erano tutti molto concisi, testi brevi ma esaurienti, grandi titoli e notizie succulente. Ho deciso così che avrei fatto un liceo, una scuola superiore che mi avrebbe fornito basi importanti per la mia carriera. I miei genitori furono entusiasti all'idea, ma sapevo che in cuor loro sarebbe stato meglio che mi avviassi verso un lavoro solido, per l'economia familiare, invece che spendere soldi dietro alla scuola. Nonostante ciò fui completamente soddisfatta della mia decisione: potevo studiare e diventare una giornalista. Potevo realizzare il mio sogno...! Il giorno prima dell'inizio della scuola andai in una piccola bottega nel pieno centro londinese: mi alzai dal letto con una foga tale da sbattere la testa contro il soffitto basso del sottotetto quale era la mia stanza. Indossai il mio abito migliore: un vestito di cotone color azzurro cielo con il colletto ricoperto di raso sottile color rosa pesca. Decisi addirittura di mettermi i calzini a rete bianchi e le scarpe della domenica, anche se era martedì! Scesi nella cucina per fare colazione: i miei non si erano ancora alzati... ovviamente, erano le sei del mattino!

Non avevo fatto neanche caso all'ora, mi ero semplicemente svegliata con la voglia di uscire e piena di vitalità. Presi una mela dal cestino posato sul tavolo e poi delle noci, che papà conservava sempre nel barattolo blu in fondo alla dispensa. La stanza che ospitava la cucina era abbastanza grande per tre persone, eppure appariva così piccola quando io e la mamma ci apprestavamo a preparare cene e pranzi. La stanza era quadrata, aveva le pareti color crema e la cucina invece era di legno, proveniva da un nocciolo in particolare, quello del nonno. Aveva deciso di tagliarlo quando i miei genitori cercavano casa: l'aveva portato da un bravo fabbro e nel giro di una settimana la cucina era già bell'è pronta. Il tavolino invece proveniva dalla casa della zia: aveva deciso di regalarlo ai miei il giorno del loro matrimonio. Era sempre di legno, ma più scuro, color noce. Scrissi un piccolo biglietto ai miei:

Ciao mamma e papà io sono andata in centro per comperare qualcosa per la scuola. Non vi preoccupate, prendo il bus e la strada la conosco. Conto di tornare per le 11 quindi vi prego di aspettarmi per pranzo! A dopo, Sophia.

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