Capitolo 1 : Il mio essere normale

59 5 0
                                    

Angel
La tranquillità.
Mi è sempre piaciuto questo stato di calma e quiete.
Non a caso, abito in Tennessee, in una vasta prateria insieme ai miei genitori e mio fratello maggiore.
Viviamo in una grande fattoria dove ci prendiamo cura di molti animali come cavalli, galline, oche, mucche...
Abbiamo perfino un toro.
La vita campagnola mi piace molto, ma non dico che quella cittadina non mi piaccia.
Anzi tutto il contrario.
Sono pur sempre un adolescente di 17 anni che ha voglia di divertirsi.
"Angel! Dove sei?"
Ecco che cominciano.
"Sono qui" esclamo.
"Lo sai che non devi sparire così! Ci fai preoccupare!".
"Lo so mamma, stai tranquilla".
Mia madre si chiama Alyssa Moore, ed è una di quelle persone super agitate e iperprotettive.
Mio padre, invece, è Mark Moore, la mano ferma della famiglia, ma sotto tutta quella sicurezza, c'è un tenero orsacchiotto.
Poi c'è mio fratello Nate.
Il fratello perfetto.
Mi aiuta quando sono in difficoltà anche per le cose più banali, mi sta sempre accanto e mi fa divertire.
Oltre ad essere il mio fratellone, è anche un ragazzo di 19 anni che fa le sue cazzate.
Infine arrivo io.
Angel Moore.
Classica ragazza: capelli castano scuro, corporatura formosa, altezza 1 m e 70.
C'è una cosa, però, che mi piace particolarmente di me stessa: gli occhi.
Precisamente il loro colore.
Cambiano  da marrone ad azzurro e viceversa.
È incredibile.
I medici non sanno spiegare il motivo di questo cambiamento, se non dicendo che cambiano a seconda di quanta luce percepiscono i miei occhi.
I miei dicono che sono speciale, ma non mi sento affatto così.
Piuttosto mi sento diversa, non speciale.

Mi alzo: solita routine.
Colazione, due chiacchiere, bagno, vestiti, cartella e uscita.
Tutte le mattine dal lunedì al venerdì.
Mi sto stancando.
Dopodiché si va a scuola.
No ho molti amici, a causa della mia timidezza: Mia, la mia migliore amica; Leila, una ragazza conosciuta in classe e poi ho qualche conoscenza maschile come Cody Hartlend e Nick Mason Leist.
Per quanto riguarda la vita sentimentale...un disastro.
Io sono una romanticona, quindi devo ammettere che sto aspettando quello giusto.
Però come ogni teenager, ho un'idea molto fantastica del mio ragazzo ideale.
Non credo esista.

Comincia ora la lezione di filosofia.
Mi piace questa materia.
Tutti quei pensieri sulle nostre origini e provenienze, tutti i miti per comprendere meglio le idee che formulavano i filosofi nelle loro epoche...
È affascinante perché si può vedere ogni lato di ogni pensiero cercando di interpretarlo.
Come disse Socrate "Il sapiente è colui che sa di non sapere".
Si è conclusa la mattinata e ora abbiamo la pausa pranzo e come sempre vado con Mia e Leila al nostro solito posto: un vecchio tavolo da picnic posto sotto un grande albero che tiene all'ombra la zona.
Abbiamo chiacchierato un po' e questa volta si sono aggiunti anche Cody e Nick.
Dopo la pausa pranzo, ci aspettano le ore di progetto per tutto il pomeriggio.
Io ovviamente sono in gruppo con mia e Leila.
Finalmente finisce la pacchia, saluto Mia e Leila e mi dirigo verso casa.
Con calma arrivo alla porta, sfilo le chiavi dallo zaino ed entro.
"Ciao mamma! Sono arrivata!".
In casa aleggia uno spaventoso silenzio che non promette niente di buono.
"Mamma! Papà! Nate! C'è qualcuno?".
Poi mi blocco vedendo una busta sul tavolo.
Oh oh, penso.
La prendo e comincio subito a leggerla.
Capisco subito che l'ha scritta mia madre.
"Ciao Angel, ascolta non voglio spaventarti ma ci hanno chiamato dall'ospedale... So che è una notizia sconvolgente ma...
Tuo fratello ha avuto un incidente.
Se ti va ti ho lasciato qualcosa da mangiare, anche se sicuramente non avrai fame adesso...
Ti chiameremo al più presto per aggiornarti.
Speriamo bene.
La tua mamma".
Quando ho finito di leggere, mi viene una morsa allo stomaco fortissima.
Nate... Il mio fratellone...
Comincio a piangere e noto, dalla lettera, che deve aver pianto anche mia madre mentre la scriveva.
Prova un dolore al petto, quasi da farmi barcollare, ma provo anche rabbia perché vorrei che fosse capitato a me e non a lui.
Non potrei sopportare di perderlo.
Mi è sempre stato accanto e il solo pensiero che non ci sia più con me mi distrugge.
Ovviamente non ho fame quindi mi precipito subito in ospedale correndo fino all'estremo delle forze.
Arrivata a destinazione con il fiatone mi dirigo verso il bancone delle infermiere e chiedo di mio fratello.
Poi guardo verso la sala d'attesa e vedo i miei genitori.
"Mamma!!! Papà!!!".
"Tesoro!!" dicono al unisono.
"Mamma sapete qualcosa?!".
"No ancora no... Tesoro vai a casa a riposare... È stata una giornata lunga... Se ci sono novità ti faremo sapere..." mi dice con dolcezza.
"Mamma ma come fai a dirmi questo in una situazione del genere!!" cerco di convincerla.
"Tesoro, ti prego torna casa... Ti faremo sapere noi... Ti prego"  mi supplica.
"Ok va bene mamma... Però fatemi sapere qualcosa al più presto".
"Tranquilla... Appena sappiamo qualcosa ti chiamiamo ".
"Grazie... A dopo allora".
Dopo aver salutato i miei, ritorno sulla strada di casa.
Una volta arrivata alla porta, non mi sento di stare a casa e così decido di continuare a fare una passeggiata.
Mi avvio su un tracciato, ma subito dopo qualche minuto, comincia a piovere, come se anche il cielo capisse il mio dolore.
Non voglio tornare a casa.
Non mi fermo, metto il cappuccio e vado avanti.
Vago per qualche chilometro, quando poi la mia attenzione viene attratta da qualcosa.
Un cimitero.
Mi convinco di questa sensazione ed entro.
All'apparenza mi sembrava che fosse un normale cimitero, ma poi concentro il mio sguardo su alcune scritte che trovo inciso sulle lapidi: ebraico.
Non mi sono resa conto che mi sono allontanata parecchio di casa perché non mi è mai capitato di vedere un cimitero ebraico.
Andando avanti mi soffermo sempre di più sui particolari, fino a notare delle piccole pietroline riposte sulle tombe scolpite nella pietra, come quelle dei cimiteri normali.
Mi avvicino per osservare la tomba e le scritte incise.
Leah Carcsson
18 luglio 1790-18 luglio 1890.
Poi sotto le date c'è una scritta in ebraico.
È nata e morta nello stesso giorno, proprio quando aveva compiuto cent'anni.
Continua ad osservarla, fino a quando non guardo l'orologio e mi viene un colpo.
00:00.
Non credevo di essere stata tanto fuori.
Do un'ultima occhiata alla tomba, prima che mi ricordi del sassolino.
Così per ricordo, decido di prenderlo e portarlo a casa.
Allungo la mano per afferrarlo...

Spazio autrice:
Ciao a tutti ! È la prima storia che pubblico quindi spero di riuscire a emozionarvi nella lettura...😍
Ringrazio chiunque inizi a leggere la mia storia e continui a seguirmi capitolo dopo capitolo!
Cercherò ogni settimana di metterne uno nuovo...magari anche due !!😜

Trascender : i legami dell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora