Vuoto

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Riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu una persona sfocata, bianca in viso e con i capelli biondi ... Mike.

<ti sei svegliata finalmente> le disse lui dolcemente. <che cos'è successo?> disse Victoria, aveva la voce rauca, come se avesse dormito tutto il giorno e la saliva si fosse prosciugata. Quasi a leggerla nel pensiero Mike le porse una bottiglietta d'acqua con un sorrisino malizioso. Solo ora la ragazza si accorse di aver la testa appoggiata alle gambe di Mike e il corpo coperto dalla felpa di quest'ultimo, che era rimasto solo con una canottiera grigia aderente. Ora si potevano vedere le forme dei bicipiti, e oltre a quelli anche innumerevoli cicatrici che disolito la felpa copriva del tutto.

Victoria si rese conto che lo stava fissando, arrossi e involontariamente si alzò di scatto, ma subito dopo cadde sulle ginocchia, la testa le girava, tutto girava, capì che stava per svenire dinuovo, ma questa volta fu presa da Mike. <non dovresti fare movimenti così bruschi, sei stata svenuta per un'ora > detto questo si risedette sull'erba con la ragazza in braccio, le diede l'acqua e le sistemò i capelli dietro le orecchie. Era delicato e dolce anche se incerto, ma Victoria apprezzo il gesto. <ti porto a casa ora> le sorrise < sei pronta?> lei fece segno di no con la testa e parlò <non ricordo cos'è successo> in realtà qual cosa se la ricordava,  ricordava il sorriso del ragazzo. Un sorriso freddo come il ghiaccio e pieno di divertimento, ricordava il riecheggiare della risata, quella risata di quando lo vide per la prima volta sulla finestra, quella risata carica e atroce. Poi non ricordava più nulla. Un amnesia, ma perché? Cos'era successo?

Mike sembrava quasi non notare la faccia diffidente della ragazza, <tranquilla ora ti riporto a casa e domani starai bene> disse sorridendo. Victoria si alzò lentamente anche se barcollando. <Sali> il ragazzo si era abbassato per permetterle di salire sulle spalle. Dopo pochi attimi si decise a salire, Mike aveva il corpo caldo contro il suo, un caldo che alla ragazza non era famigliare ma le piaceva, e si fece cullare dai loro respiri irregolari e si addormentò.

Quando si svegliò vide casa sua da lontano, erano arrivati. <Mike?>

<ci sono, siamo arrivati tranquilla> era calmo, come sempre.

<mi puoi far scendere?> si sentiva in colpa per essersi fatta portare fino a casa in quella maniera, si era anche addormentata ed era imbarazzata.

<sicura?> chiese incerto <si> rispose lei sicura. Mike si abbassò piano per farla scendere, appena si era staccata da lui, era stata attaccata dal vento gelato che la fece rabbrividire, si strinse nella giacca e si accorse che sopra la sua c'era quella del ragazzo abbottonata per bene, le andava enorme ma era profumata, profumo di sale e fragola . Alzò lo sguardo, e i sensi di colpa presero il sopravvento. Mike aveva lo sguardo più pallido che mai e le guance rosse risaltavano, ma non erano rosse solo per la bruciatura del mare, ma anche per il freddo. Senza pensarci due volte Victoria si tolse la felpa e la restituì al padrone, che sembrava confuso ma subito dopo scoppio a ridere, una risata carica ma breve, ora sorrideva <stai morendo di freddo ragazzina e mi dai la felpa?> disse continuando ad avere il suo sorrisino. < beh anche tu ragazzino stai morendo di freddo> ribattè lei con decisione. Lui in segno di difesa prese la mano di lei e se la appoggiò sul viso. Era caldo, bollente addirittura, ma allora perché era così rosso? Era imbarazzato?

<sorpresa ragazzina?> continuò<ora ti porto a casa, se vuoi tenere la mia felpa per ancora un po' prendila>sorrise e iniziò a camminare.

Il resto del tragitto continuò in silenzio, il saluto fu' breve, lui aveva detto che la avrebbe richiamata nel pomeriggio e corse via talmente in fretta che Victoria non ebbe neppure il tempo di ridargli la felpa.

Stava salendo le scale, ricordano la risata di lui prima che svenisse, fu percossa da un senso di vuoto fin quando non arrivò davanti alla porta di casa sua, era insicura di quello che avrebbe trovato. Restò immobile a fissare la porta d' ingresso per quella che sembrava un' eternità, poi si decise ad entrare. Eccolo lì, proprio dove l'aveva lasciato prima di andarsene. Suo padre, la sera prima (come tutte le sere)si ubriacava talmente tanto che si ad un certo punto si appisolava a terra e si addormentava. Victoria lo evitò e si diresse nel bagno, si guardò intensamente nello specchio :era pallidissima, i capelli lisci neri con delle ciocche grigie erano arruffati, le unghie lunghe erano sporche e sulla fronte aveva un cerottino, forse si era fatta male quando era svenuta e Mike l'aveva medicata. Mike. Quel nome la fece rabbrividire, si tolse il cerotto e c'era un buchino, come una puntura d'ago, dopo si tolse la felpa, dopo ancora le scarpe, fino a rimanere nuda. Entrò nella vasca da bagno, e aprì il rubinetto. Cercò di scavare nei ricordi ma più ci provava più si sentiva la testa scoppiare. Basta si disse. La vasca si era riempita di acqua bollente e Victoria si abbandonò nel vuoto ...

La finestra nell'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora