3.«Passami una sigaretta...»

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Torno in stanza dopo aver salutato Brenda e Caleb.

Prendo le scale visto che mia mamma dice che devo dimagrire anche se non è vero... a momenti sono anoressica, però devo dire che un po' di movimento non farebbe male visto che le uniche mete fisse che ho sono il frigo, il divano e il letto. E sono medaglia oro nel stare sul divano per 48 ore di fila.

Apparte i dettagli della mia pigrizia dopo 10 minuti sono davanti alla stanza. Sento delle urla, ma non urla di rabbia... penso abbiate capito.

Non so se aprire o no..

Cazzo però è la mia stanza quindi apro.

Il suono smette all'aprirsi della porta.
Con indifferenza mi dirigo verso il divano. Accendo la TV per compagnia e prendo un libro da terra... 'Città di Carta' adoro questo libro, lo cerco da tantissimo ma non l' ho mai trovato.

Leggere è la mia passione. Quando leggo entro in un mondo tutto mio e la mia immaginazione é alle stelle. Quando leggo é come stare in un film per me.

Non pensavo che Adam leggesse questo genere di libri... non è da lui..

Sento aprirsi la porta della stanza di Adam, vedo uscire una ragazza tutta con i capelli scompigliati. E il rossetto sbavato.

Esce dalla stanza dopo avermi tirato un' occhiataccia e se ne va sbattendo la porta.

Dopo un pò vedo uscire Adam con addosso dei jeans. I capelli sconpigliati e un po' di rossetto qua e là. Ovviamente ha la lampo slacciata.

«So che sono un bello spettacolo ma non c'è bisogno addirittura di sbavare..» fa un ghigno per poi aspettare una mia risposta.
«Figurati se sbavo per te »

Si sedette vicino a me sul divano e poi senza volerlo feci un sorriso

« Perché ridi?» disse Adam aggrottando le ciglia.
« Lo fai tutti i giorni?»
« Si sentivano tanto le urla?»
« Sai, è molto facile sentire le urla delle cagne quando hanno una voce così acuta...»

Connor si alza di scatto e spegne la TV.

Dopo varie ore di lettura mi accorsi che era notte. Guardai l'ora dall'orologio digitale , 21:30, mi alzo e mi preparo un panino, mi metto una maglietta con bianca con scritto "Supreme" in bianco con un riquadro rosso.

La maglietta era leggermente trasparente e si poteva intravedere tutto ma fortunatamente la scritta copriva ciò che doveva coprire.

Mi stesi sul letto e mi addormentai come un ghiro.

-

Suona la sveglia, mi faccio una doccia, mi preparo, mi vesto e mi dirigo verso il college.

Finite le ore di corsi mi diressi  in camera.

Lanciai lo zaino appena aperta la porta e finí dritto sulla faccia di quel figo di un certo ragazzo, nonché il mio coinquilino, Adam Connor.

Corsi immediatamente da lui e gli tolsi lo zaino dalla faccia.

«Che bel saluto...»
«Scusa Adam non volevo...ti sei fatto male?»
Gli dissi poggiando le mie mani sul suo viso.
All'improvviso diventò tutto rosso perché devo dire che non eravamo in una delle posizioni migliori.
«mi fa male il naso..»

Corsi in bagno per cercare il ghiaccio e dopo 5 minuti glielo porsi.

Mi alzai e presi il telefono che squillava.

Era un messaggio di Brenda:

"Vieni dalla Starbucks, Caleb non si sente bene."

Mi alzai di scatto, presi il telefono, le chiavi e corsi alla porta.

Arrivata allo Starbucks aprii di colpo la porta. Wow era davvero un bel posto. Le pareti erano alternate tra il verde scuro e il Martini con i disegni del logo della Starbucks. Vi erano 3 file di divanetti alternati. Una fila di marrone, una di verde scuro e l'ultima di marrone.

«CALEB!»

Urlai attirando l'attenzione e intanto cercavo Brenda e lui tra i tavolini pieni dalla gente che beveva di tutto e di più.

Appena lo trovai Caleb alzò lo sguardo su di me per farmi un sorriso,anche se forzato.

Gli corsi incontro e mi sedetti vicino a Brenda.

«Racconta..»
«Gli è arrivata una chiamata di suo zio dalla Spagna dicendo che il nonno non si sente bene, dicono che ha un cancro e non si sa se riuscirà a restare in vita...» disse Brenda per poi abbassare lo sguardo.

Dopo una lunga chiacchierata in modo da distrarlo dalla quasi perdita del nonno riuscimmo a far tornare un sorriso vero sul viso di Caleb.

Appena uscii dalla Starbucks si mise a piovere.

Mi incamminai velocemente per tornare al dormitorio, nel frattempo mi squilla il telefono, é mio padre.

«Pronto Papà!»
«Ciao Tesoro, tua madre é in ospedale. Io sono appena atterrato a New York e i tuoi fratelli sono già lì con lei.»

Il mio sorriso si spense e per sbaglio chiusi la chiamata.

Le lacrime mi rigavano il viso sciogliendo tutto il trucco e la pioggia non poteva sicuramente aiutare...
Ero tutta zuppa e la pioggia a momenti formava uno tsunami.

Mi incamminai lentamente verso il dormitorio singhiozzando.

Non potevo muovermi da lì, non potevo restare accanto a mia madre, domani ho una prova per un esame e se manco ci sono probabilità che io venga bocciata.

Appena arrivata aprii la porta ed entrai in ascensore.

Il corridoio è sempre pieno di ragazzi ma stavolta mi guardavano tutti preoccupati, ci fu un silenzio di tomba quando passai.

Arrivata davanti alla stanza la aprii e davanti mi ritrovai Adam sul divano guardare la TV e stava per accendere la sua sigaretta.

Il suo sguardo é fisso su di me, è preoccupato.

Mi metto vicino a lui.

Dicono che la sigaretta allevia il dolore. Magari é così, tentare non nuoce..

«Passami una sigaretta...» dissi con la voce distrutta.
«Che?!Tu fumi?»
«Passamela é basta.»

Mi porse la sigaretta e guardò ogni singola azione che facevo.

Presi lo zaino e aprii la tasca davanti e tirai fuori un rossetto, che all' apparenza lo sembra ma in realtà è un accendino. Adam mi guardò cercando di capire e aggrottò le sopracciglia.

«Me lo hanno regalato i miei zii perché pensavano che io fumassi. Ci tengo a questo accendino, non l'ho mai usato perché non fumo, ma ora che non ci sono più lo tengo come ricordo.»

Presi la sigaretta e l'accessi.

Dopo averla fumata molto lentamente guardai negli occhi Adam, voleva sapere cosa fosse successo e prima che lui aprisse bocca gli spiegai tutto.

Insaspettatamente ricevo un abbraccio da lui.

«Mio padre è morto per leucemia 10 anni fa, ti capisco benissimo..»

Sciolse il suo abbraccio e mi diede un bacio sulla fronte.

«Vatti a riposare, si vede che sei stanca...»

Mi diressi nella mia camera e la chiusi senza girare la chiave.

Mi misi una maglia grigia che suppongo fosse di Adam visto che approfitta per venire nella mia stanza ogni volta che dimentico di chiuderla.

Ieri l'avevo sgamato rovistare tra le mie cose e mi sono incazzata tantissimo visto che non sopporto che prendano ciò che é mio senza il mio permesso.

Mi sdraiai sul letto e guardai fisso il muro.

Come mai aveva reagito così?
Dov'era in quel momento l' Adam stronzo e testardo?
Sono qui solo da tre giorni e già lo sto cambiando?

Baci di fumo (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora