Maschera

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Non urlò, non ci riusciva, quel sorriso era così inquietante, la fissava oltre quel muro di pioggia, sembrava che stesse provando ad ucciderla con il pensiero. Era caduta per lo spavento e ora si stava alzando più veloce che poteva per chiudere la finestra che sbatté violentemente. Diede una rapida occhiata in giro restando ferma dov'era, poi si accorse, come se si fosse appena svegliata da un sogno, che il campanello della porta stava suonando, un continuo ding dong, ding dong, ding dong .... 

Andò in cucina e prese un coltello e lo nascose dietro la schiena, si stava avvicinando alla porta, il gatto stava graffiando il legno ma quando la vide scappò via. silenzio.  Il campanello aveva smesso di suonare e la ragazza spalancò la porta. Non c'era nessuno, solo un cartone con una lettera sopra, il destinatario non era segnato, e fu quasi un sollievo. Victoria appoggiò il coltello su un mobile e aprì lentamente la lettera, l' adrenalina e la paura le scorrevano nelle vene. Lesse. Stava scritta solo una parola: "scheletro"

Ora la ragazza stava tremando, sentì le lacrime calde scorrere sulle guance, la lettera le cadde di mano e la ragazza corse verso il cartone, lo aprì e ... un urlo le mozzò la gola, un urlo completamente di disperazione e angoscia, chiuse il cartone e alzò lo sguardo. Ora davanti a lei c'era Mike, < sta lontano da me!> li urlò lei. Lui sembrava confuso, <è successo qualcosa Victoria?> era la prima volta che la chiamava per nome, o almeno così si ricordava la ragazza. <tu, prima stavi nella tua camera, SEI UN MOSTRO TI HO VISTO!!!!!>ormai stava urlando. Lui allungò il braccio, aveva qual cosa in mano, <era una maschera. Non credevo che ti spaventassi.> disse mostrandogliela. <una ... Maschera?> chiese lei sbigottita. Come aveva fatto a pensare che Mike era un mostro? !

<mi dispiace> disse piangendo, e poi li corse addosso per abbracciarlo. Non lo stava abbracciando per le scuse, ma perché aveva bisogno di qualcuno.<ti ho sentita urlare e sono venuto correndo. Perché stavi urlando? Qualcuno ti ha fatto del male?> c'era preoccupazione nella voce del ragazzo. <io ...non ne voglio parlare mi dispiace, mi dispiace così tanto> come poteva dirli quello che aveva appena visto? Non poteva.

Rimasero abbracciati per altri dieci minuti, poi si staccarono. <vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?> chiese lui in maniera dolce asciugandole il viso dalle lacrime con la manica della maglietta. < no grazie, ma potresti stare qui ancora per un po'?> di certo mangiare non sarebbe stato d' aiuto dopo quello che aveva visto, aveva bisogno di fare una doccia per schiarirsi le idee e decidere cosa fare. <vorrei andare a farmi un bagno, puoi restare qui a controllare che non entri nessuno in casa? Quando avrò finito se vuoi te ne potrai andare> non aveva altra scelta che chiede a Mike, era l'unica persona di cui poteva fidarsi. Lui le sorrise dolcemente < farò io da guardia, tu rilassati>.

Victoria prese la scatola e la chiuse nel ripostiglio. Stava per entrare in bagno ma restò un po' a fissarlo. Era lungo e spazioso, anche se, senza lo specchio che rifletteva la finestra dietro sembrava più piccolo. Si decise ad entrare e chiuse bene a chiave la porta. Senza pensarci troppo si fece una doccia veloce e si vestì : una semplice maglietta nera a maniche lunghe , pantaloncini verde spento e delle calze che le arrivavano sopra il ginocchio. Voleva vedersi allo specchio, voleva vedere la sua espressione dopo quello che aveva visto, iniziò a frugare nell'armadio e ... Eccolo lì, lo specchio ovale che aveva lasciato la madre prima di trasferirsi. Si specchiò, gli occhi color marroncino chiaro che aveva ereditato dalla madre, ora erano cerchiati di rosso per il pianto, le lentiggini si vedevano appena come sempre, se avesse avuto la pelle più scura, sarebbero state inesistenti. I capelli erano bagnati--...... Qualcosa si mosse dietro di lei. La ragazza girò di poco lo specchio, che ora rifletteva la finestra, il cuore iniziò a martellarle in gola.

<Mike non è divertente! Da quanto tempo mi stavi fissando> chiese lei parlando dallo specchio. Nessuna risposta.

<Mike togliti quella maschera! Ti prego>. Ancora niente. La ragazza si stancò di essere ignorata e appoggiò lo specchio sul lavandino per poi girarsi. < andiamo smettila di-- > le parole si spensero in gola, quello non era Mike. Il ragazzo che aveva difronte aveva i capelli neri.

< salve Victoria> parlò. La voce era modificata da un microfono. Ad un certo punto il ragazzo alzò la mano, aveva il telefonino di Victoria in mano, compose un numero e parlò < salve signora Anna, volevo informarle che oggi abbiamo inviato un regalo a sua figlia ma non sapevamo come farlo arrivare anche a lei>

<NO MAMMA, NON LO ASCOLTAREE!!!!!!!!!!> urlò Victoria, aveva provato a saltare addosso al ragazzo ma era più veloce e si era sposato.

< come dicevo prima di essere interrotto, il regalo che abbiamo inviato a sua figlia contiene---- >

< NOOOOO > Victoria stava piangendo e urlando, non potevano dirlo alla madre, non lo avrebbe mai sopportato.

<contiene---- >

<no, ti prego non farlo> non stava più urlando. Ormai era troppo tardi. Le parole erano state pronunciate.

<ossa. Le ossa di tuo figlio>disse tranquillamente il ragazzo. chiuse la chiamata ma non abbastanza in fretta perché si sentirono le urla della madre. Victoria era caduta a terra, cosa avrebbe fatto ora? Il ragazzo di prima era scomparso davanti ai suoi occhi e per qualche ragione sconosciuta sentì la risata di Mike, quella risata. Quella cattiva.

La finestra nell'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora