Ed era la quinta, o sesta, ormai Anastasia aveva perso il conto. Erano cosí tante le volte che aveva traslocato, cambiato casa, città, quasi vita, anche se ormai non le interessava più, non ci faceva più caso, ci aveva preso l'abitudine. Non aveva mai avuto amici, veri amici... I suoi genitori non glielo permettevano, non avendo un lavoro fisso. Questa volta, Anastasia era finita in un paesino non molto grande, Gloville. Non si era ancora guardata intorno, ne aveva persa la voglia, non ne aveva nemmeno più la forza.
Il primo giorno di scuola fu un disastro, alle otto Anastasia aspettava il pullman davanti a casa sua, passò, e quando la ragazza ci entrò, tutti iniziarono a fissarla, chi rideva sotto i baffi, chi sbarrava gli occhi. Lei si era sempre chiesta come la vedevano gli altri, se anche loro vedevano una ragazza con gli occhi color nocciola, capelli castani, lunghi, mossi, non tanto alta, continuava a pensare come gli alti la vedessero ma ovviamente non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuno, o forse, non ne aveva nemmeno avuta l'occasione. In quel momento era molto agitata, impaurita, quasi imbarazzata. Non sapeva dove sedersi, vicino a qualcuno? Da sola? In fondo? Davanti? Non aveva la minima idea di cosa fare, le tremavano le gambe, stava diventando tutta rossa. Anastasia prese coraggio, iniziò ad avanzare, fino alla quarta fila del pullman, dove c'era un posto per due persone vuoto, si fermò li, e si sedette.