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Ci siamo! Oggi finalmente esco da questa "prigione sterile e asettica".

Sono stata coccolata molto, i miei colleghi sono venuti a trovarmi due volte, portando torte e pasticcini.

Tutti i volontari della Croce Rossa sono passati dalla mia stanza ad ogni fine turno. Nathan é sempre stato accanto al mio letto ed i miei genitori e mia sorella ogni giorno correvano da me e mi facevano sentire amata.

Ma la notte, la notte é terribile.

Da sola, in una stanza bianca, priva di qualsiasi segno personale, silenziosa e fredda.

Nulla a che vedere con la mia camera, a casa. Fotografie ovunque, segni di vita, anche il disordine é una traccia che lasciamo al nostro passaggio.

La cosa che mi é mancata di più? Black! Dormire con Black, passeggiare e giocare con lui, preparargli la pappa e vederlo scodinzolare felice. Il mio fedele compagno di vita.

A mezzogiorno sono pronta, vestita e profumata.

Credevo che mi venisse a prendere Nathan, ma non c'é.

Forse ha avuto un impegno, oppure non é riuscito ad essere qui in tempo.

Non so perchè,  ma la delusione é forte. Mi sono immaginata mille volte la scena: noi due, mano nella mano, che usciamo dall'ospedale e andiamo a casa sua.

- Giselle, puoi andare ora, tutti i documenti sono a posto. Buona giornata e speriamo di vederci in circostanze diverse la prossima volta!  -

Silvia, la mia fantastica infermiera. Ha la mia stessa età e ha iniziato solo qualche mese fa a lavorare, ma é già bravissima.

Prendo la mia borsa e lo zaino ed esco.

Ho sempre pensato che una delle cose più brutte é uscire da un ospedale da soli. Se lo avessi saputo, avrei chiesto ai miei genitori di darmi un passaggio.

Appena esco dalla porta principale, vengo travolta da un orso! Quasi perdo l'equilibrio, ma riconosco subito chi mi ha travolta. Black, su due zampe é alto quanto me, mi sta facendo le feste. É un'esplosione di gioia, di tenerezza e felicità.

Alzo lo sguardo e Nathan é difronte a me, con il guinzaglio di Black in mano, scuote la testa ridendo.

- A quanto pare Black aveva proprio voglia di vederti! -

- E io di vedere lui! Grazie Nathan, grazie davvero per tutto.  -

Dopo una discreta quantità di coccole a Black, saliamo in macchina e andiamo a casa di Nathan.

*

- Sei sicuro che io e Black non disturbiamo qui? Posso benissimo andare a casa e ci vediamo più tardi. -

Nathan mi rivolge uno sguardo truce e si avvicina.

- Black é stato qui mentre tu eri in ospedale e non ha mai disturbato. In quanto a te... mi disturberebbe di più averti lontana. -

Mi posa le mani sui fianchi e affonda il suo sguardo, i suoi bellissimi occhi verdi nei miei.

Mi manca il respiro. Non sono abituata ad avere un contatto così profondo con un uomo, così intimo. Rimaniamo in silenzio per non so quanto tempo e ci fissiamo. É un silenzio pieno di parole, sono i nostri occhi a parlare, comunicano le emozioni, i sentimenti e tutto ciò che abbiamo bisogno di condividere.

- Giselle credo proprio che sia arrivato il momento di parlare e di essere sinceri. -

Mi tremano le gambe, ho paura di sbagliare, di dire qualcosa che possa spezzare quel legame di poco fa che si è creato tra di noi. Ma mi sono ripromessa di raccontare, di aprirmi con lui perchè se lo merita, si é guadagnato la mia fiducia e glielo devo.

Ci sediamo sul divano, non riesco a guardarlo negli occhi. So che giungerebbe a conclusioni sbagliate e non voglio essere etichettata come vittima, vorrei solo che capisse, anzi che si limitasse  ad ascoltare.

- Nathan, é fondamentale che tu non giunga a conclusioni sbagliate. Non devi pensare a nulla, ma solo ascoltarmi ed accettare. Non é facile parlarne per me, pochissime persone sanno e nonsolo perchè ho pura di raccontare, ma perchè non capirebbero. -

Alzo lo sguardo per verificare che lui mi abbia capita e poi inizio a parlargli di Jack,  di quel giorno, del mio incredibile errore e della mia stupidità.

Non alzo mai gli occhi, fisso le mie mani e parlo.

Quando ho finito di raccontare, non riesco a trattenere una lacrima.

Non per il dolore, ma per la vergogna ed il senso di colpa. Non trovo la forza di vedere quello che prova Nathan ora. Non ho il coraggio di guardarlo.

Mi prende il viso tra le mani e fa inodo che il mio sguardo incroci il suo.

- Guardami, Giselle, per favore guardami e stammi a sentire.

Non posso dirti che non incolpo quell'essere per aver permesso che accadesse. Se davvero ti avesse amata, avrebbe capito che non eri pronta, avrebbe dovuto pensare prima a te e poi a se stesso. Ma la cosa più importante é che tu non ti senta colpevole. Non sei nemmeno una vittima, capisco quello che provi e so che non é stata una violenza fisica. Ma non puoi negare che moralmente e mentalmente ci sia stata una violenza. Non devi vergognarti per ciò che è successo. Come hai detto tu, eri ancora giovane e immatura e questi sono errori che si fanno.

Non posso dire di capirti fino in fondo, ma ti sono grato. Capisco quanto sia difficile raccontare e sono davvero felice che tu lo abbia fatto con me. -

Non so cosa dire. Avevo paura di una sua reazione, del suo giudizio, ora mi chiedo: perchè non l'ho fatto prima?

Questo angelo, seduto accanto a me ha la capacità di farmi sentire felice, capita e amata e non potevo desiderare un uomo migliore accanto.

Il fuoco negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora